L'agenda, le confidenze di amanti e pentiti su Messina Denaro: ecco i file segreti da vendere a Corona
Dall'inchiesta che ha portato all'arresto di un carabiniere e di un consigliere di Mazara emerge che le chat tra le pazienti de La Maddalena e il boss sono state solo il punto di partenza. L'agente fotografico parlava di "uno scoop pazzesco" e tra i documenti trafugati ci sono pure testimonianze, esiti di perquisizioni e il piano d'azione del Ros dopo la cattura
Le chat tra alcune pazienti oncologiche in cura alla clinica La Maddalena ed il boss Matteo Messina Denaro sarebbero state soltanto il punto di partenza per l'indagine che ha portato stamattina all'arresto del maresciallo dei carabinieri Luigi Pirollo, 48 anni, di Mazara del Vallo e in servizio nella Compagnia dello stesso comune, e il consigliere comunale mazarese Giorgio Randazzo, 33 anni: i due avrebbero avuto infatti in mano materiale investigativo legato alla latitanza del mafioso ben più scottante, che in certi casi neppure era stato ancora trasmesso alla Procura di Palermo. Si va dalla famosa agenda di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato la sua identità a Messina Denaro, con tutti i suoi contatti telefonici, alle confidenze fatte da una presunta amante del boss a un carabiniere, a quelle di un ex pentito, passando per i verbali in cui erano state raccolte le testimonianze di residenti di Campobello di Mazara e l'esito delle perquisizioni compiute nel paese subito dopo la cattura del mafioso. Tra i documenti ci sarebbe stato persino il piano messo in piede dal Ros il pomeriggio stesso dell'arresto, avvenuto il 16 gennaio, per eseguire le operazioni.
I soldi e le teorie complottistiche
I due indagati - come hanno ricostruito il procuratore Maurizio De Lucia, l'aggiunto Paolo Guido e il sostituto Pierangelo Padova - sarebbero stati quindi in possesso di materiale assolutamente segreto e riservato, la cui divulgazione avrebbe potuto pregiudicare pesantemente le indagini sull'ex superlatitante. E l'obiettivo dei due sarebbe stato quello da una parte di incassare soldi (anche se allo stato non vi sarebbero elementi sufficienti a provarlo) rivendendo i documenti a testate giornalistiche in cerca di scoop, ma anche di alimentare teorie complottistiche sia sulla latitanza del boss che sulla sua cattura, che hanno effettivamente pervaso alcuni settori della stampa e della tv in questi mesi. Per questo Pirollo e Randazzo si sarebbero rivolti al "re" dei paparazzi, già condannato in passato, ovvero Fabrizio Corona, che sarebbe indagato.
Il piano andato a monte
Come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare del gip Alfredo Montalto, che ha disposto i domiciliari per il carabiniere ed il politico, l'operazione sarebbe andata a monte perché, su suggerimento di Corona, sarebbe stato contattato il direttore del sito "Mow", Moreno Pisto, che pur essendo riuscito a copiare con uno stratagemma tutti i file segreti recuperati dal maresciallo dei carabinieri, dopo essersi consultato con un amico e collega, avrebbe preferito raccontare la vicenda - particolarmente delicata - alla squadra mobile di Palermo.
La pendrive, la copia dei file e lo "scoop pazzesco" di Corona
Pisto, che avrebbe incontrato Randazzo alla presenza di Corona, avrebbe inserito la pendrive con i 768 file segreti che sarebbero stati trafugati da Pirollo in un pc. Con la scusa di volerli soltanto guardare, aveva però copiato il contenuto del dispositivo, che è finito poi in mano agli investigatori. Il 2 maggio in un'intercettazione a carico di Corona ("particolarmente attivo dopo l'arresto del latitante nella ricerca di scoop" da rivendere ai media, in particolare "su una delle donne che aveva avuto modo di conoscere Messina Denaro durante le cure alla clinica La Maddalena", come scrive il gip) faceva riferimento ad "uno scoop pazzesco" di cui "era in possesso un consigliere regionale di Castelvetrano", riferendosi in realtà a Randazzo, "grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano proceduto alla perquisizione dei covi del latitante e che avrebbero voluto vendersi il materiale".
Il 25 maggio erano arrivate le dichiarazioni di Pisto, che aveva consegnato una registrazione dell'incontro con Corona e Randazzo e anche la copia dei file sottratti in quella circostanza. Gli accertamenti informatici hanno poi consentito di provare, secondo gli inquirenti, che tutti quei file "provengano dagli archivi dei carabinieri della Compagnia di Mazara del Vallo e della stazione di Campobello di Mazara" e che sarebbero stati prelevati da Pirollo.
La cartella "NO NAME" e gli altri file
Tra i documenti informatici figura una cartella denominata "NO NAME" con vari file ed altre 10 sottocartelle, un file Word denominato "87!-Aggiornamento MMD1" e un file "09022023_123510_097052", tutti contenuti - si legge nell'ordinanza - nella cartella condivisa "FILES SCANNER LEXMARK" che si trova sul server dove solitamente vengono salvati i documenti scannerizzati dalla Stazione dei carabinieri di Campobello di Mazara. C'è anche una cartella "Escussione 09.02.2023" con file in Word di verbali di sommarie informazioni assunte tra l'8 e il 9 febbraio 2023, cioè meno di un mese dopo la cattura dell'ex superlatitante.
L'agenda e i numeri di telefono
All'interno della cartella "NO NAME" vi è poi una sottocartella "O2-Perquisizione Bonafede Andrea", con verbali di polizia giudiziaria relativi alle perquisizioni compiute a carico appunto di Bonafede, altri file che sarebbero scansioni di documenti sequestrati il 25 gennaio nel covo di via San Giovanni 224 a Campobello (recentemente dissequestrato), ma anche un pdf denominato "agenda" con la scansione dei contatti di Andrea Bonafede. Compresa la rubrica telefonica, mai acquisita agli atti del processo e dunque segreta, oltre che fondamentale nelle indagini sulla latitanza di Messina Denaro.
La relazione sulla chiamata anonima e un presunto fiancheggiatore
Tra i file anche la cartella "05 - Trasmissione atti MMD" con una nota riepilogativa dei carabinieri di Mazara al Roni di Trapani con ben 17 allegati, tra cui verbali di sommarie informazioni di residenti in vicolo San Vito, dove fu scoperto il primo covo del mafioso, anche questi coperti da segreto istruttorio, la cartella "09 febbraio 2023 CdM" con atti dello stesso maresciallo Pirollo (file relativi a sommarie informazioni del 9 febbraio e registrazioni audio), una sottocartella "03-Trasmissione relazione di servizio M..." dove "M" è il nome del brigadiere che aveva stilato una relazione su una chiamata anonima che segnalava un presunto favoreggiatore di Messina Denaro. Un atto investigativo mandato via pec il 26 gennaio ai carabinieri di Trapani, ma non trasmesso al pm.
Le rivelazioni dell'amante, del pentito e i video al Comune di Campobello
Ci sarebbero poi la sottocartella "04-Trasmissione annotazione pg G. A.", dove "G. A." sono le iniziali dell'appuntato che aveva acquisito una notizia confidenziale da una presunta amante di Messina Denaro e che aveva poi trasmesso al Ros il 30 gennaio, ma non alla Procura, la sottocartella "06-Trasmissione DVD Niv Tp" con il file in Word di una lettera con cui la compagnia di Mazara del Vallo trasmetteva al nucleo investigativo di Trapani gli atti e i supporti informatici sull'acquisizione di file estrapolati dal sistema di videosorveglianza degli uffici del Comune di Campobello di Mazara e il verbale di sommarie informazioni di un dipendente comunale che faceva riferimento proprio ai supporti video (non contenuti nella pendrive di Pisto) poi trasmessi anche al Ros il 18 aprile, ma ancora una volta non alla Procura. Tra i documenti anche il file "116!4-9-2022 - Annotazione Lgt. R. G." ovvero l'annotazione del 7 aprile di un luogotenente dei carabinieri su informazioni che gli aveva fornito l'ex collaboratore di giustizia Enrico Perricone. Questi era stato sentito il 6 aprile e poi la relazione su tutta l'attività era stata trasmessa l'11 aprile.
Il piano d'azione del Ros
Nell'elenco dei file anche quello denominato "INTERVENTO-Estrai" con lo stralcio del piano d'azione che il Ros aveva messo in pratica per coordinare le numerose perquisizioni da eseguire dopo la cattura di Messina Denaro, tra cui quelle da compiere in alcuni immobili riconducibili ad Andrea Bonafede. Un piano trasmesso al comandante della Compagnia di Mazara alle 12.37 del 16 gennaio, cioè poche ore dopo l'arresto del latitante, e poi inoltrato via Wathsapp a tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria, tra cui anche Pirollo.
L'amicizia tra il maresciallo "Ludwig" e il politico
Dalle indagini è emerso che il 9 febbraio scorso solo due carabinieri avevano fatto accesso al server della Compagnia di Mazara del Vallo e a quello della Stazione di Campobello di Mazara, cioè Pirollo ed un collega, risultato però del tutto estraneo ai fatti. Non solo. I carabinieri hanno documentato la conoscenza personale tra Pirollo e Randazzo, rilevando numerosi contatti telefonici tra il 2019 e il 2022, ed anche tra le loro mogli, almeno attraverso Facebook. Inoltre, in una conversazione dello scorso 11 luglio tra Randazzo e un'altra persona si faceva riferimento a "Luigi, Ludwig", cioè Pirollo, secondo gli inquirenti, che su Instagram utilizza il nickname "Ludwig75". Infine il maresciallo il 10 febbraio, a partire dalle 15.15, avrebbe consultato dal suo pc inserito nella rete dell'Arma 24 file contenuti nella cartella "scan cdm", trasferendoli su una memoria esterna rimovibile. Documenti che avrebbe poi ceduto a Randazzo.