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Venerdì, 29 Marzo 2024
La vita con la malattia

Michela Murgia: "Ho un tumore al quarto stadio e mi sposo"

La scrittrice e critica letteraria torna a parlare della sua malattia, del passato e di ciò che vuole ancora fare: "Mi restano mesi. Me ne andrò piena di ricordi. Spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio"

La scrittrice e critica letteraria Michela Murgia torna a parlare della sua malattia - un carcinoma renale al quarto stadio - della sua vita con la malattia e annuncia il matrimonio. In un'intervista al Corriere della Sera, spiega che ha avuto un cancro già nel 2014 al polmone e che adesso invece l'organo attaccato è il rene e "a causa del Covid avevo trascurato i controlli", spiega. Ha già metastasi ai polmoni, alle ossa, al cervello. "Dal quarto stadio - dice - non si torna indietro". E non vuole sentire parlare di "lotta" contro il cancro "perché - spiega - non mi riconosco nel registro bellico. Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti".

L'intervista si snoda tra passato, presente e futuro. "Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite". Ha comprato una casa a Roma con dieci letti "dove la mia famiglia queer potrà vivere insieme", ha scritto il libro "Le tre ciotole" dove ripercorre tutto ciò che sta vivendo, dalla diagnosi alle cue "Posso sopportare il dolore, non di non essere presente a me stessa.  Sono sempre stata vicina a Marco Cappato". E il futuro con un matrimonio. "Mi sposo - dice -. Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me. Amo e sono amata, i ruoli sono maschere che si assumono quando servono".

"Spero solo di morire - dice ancora - quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio. Perché il suo è un governo fascista. Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista".

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