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Venerdì, 1 Dicembre 2023
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Verso il lockdown di Milano e Napoli da martedì

Il nuovo Dpcm in arrivo potrebbe portare con sé la chiusura di alcune grandi città. Nel mirino i capoluoghi di Lombardia e Campania. Le chiusure durerebbero un mese lasciando aperte solo le attività fondamentali

Il nuovo Dpcm che potrebbe essere licenziato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte già lunedì 2 novembre porterà con sé il possibile lockdown delle grande città e tra queste le due più a rischio stretta sono Milano e Napoli. L'ultima decisione, per ora, sembra appannaggio delle Regioni e non dell'esecutivo ma il nuovo provvedimento porterà con sé criteri più stringenti per decidere le chiusure locali 

Verso il lockdown di Milano e Napoli da martedì

Ieri abbiamo parlato della possibilità di un lockdown per le grandi città esplorata dal governo e dagli enti locali dopo l'esplosione dei nuovi casi di coronavirus: ieri il bollettino della Protezione Civile riportava 31758 nuovi casi e 297 morti mentre il rapporto fra casi positivi e test, calcolato sulla base dei dati epidemiologici diffusi il 31 ottobre dal ministero della Salute, si attesta al 14,7%, il più alto mai registrato nella seconda ondata, mentre alcune regioni si trovano già nello scenario 4, quello più grave dell'epidemia. Alcune grandi città si trovano con l'indice Rt sopra 2: Milano e Napoli, Caserta, Varese e Genova, Como, Torino e alcune realtà del Veneto del Centro e del Sud. Per ora tra queste città non c’è Roma, anche se la situazione è in rapido deterioramento. 

Per questo le prime candidate al lockdown territoriale sono proprio i capoluoghi di Lombardia e Campania. In lista c'è anche Genova, ma oggi in un'intervista rilasciata a La Stampa dice di non voler pensare a ulteriori restrizioni per la città: "Circola l’ipotesi, ma in generale sulle grandi città. La Liguria è stato uno dei fronti più caldi nelle scorse settimane ma adesso non siamo tra le regioni nello scenario più critico, ma tra le 11 sotto osservazione. Il nostro Rt va dall’ 1,3 all’1,5, altre regioni purtroppo sono oltre il 2. Genova rappresenta metà della popolazione, difficile scinderla. Abbiamo parlato con il ministro Speranza e anche lui conviene con me che chiudere uno dei gangli logistici del Nord ovest, con il primo porto d’Italia nel periodo pre-natalizio sarebbe molto complicato". Come abbiamo spiegato su Today.it, il lockdown durerebbe probabilmente per un mese, lasciando tuttavia aperte alcune attività fondamentali:

  • Fabbriche;
  • scuole materne ed elementari;
  • aziende agricole;
  • negozi alimentari;
  • farmacie ed altri esercizi che vendono beni essenziali.

La Stampa conferma oggi che nelle città più in crisi si dovrebbe arrivare a una vera e propria serrata, con limiti alla mobilità e la chiusura di tutti i negozi non essenziali.

Il governo con il Dpcm offrirà la copertura necessaria per i lockdown mirati che gli enti locali, secondo i precedenti decreti, avrebbero il potere di imporre. Il provvedimento però aggiungerà restrizioni a livello nazionale.

L’orientamento di governo e scienziati al momento prevede di estendere la didattica a distanza a superiori e scuole medie, ma in questo caso limitandola forse solo all’ultimo anno perché gran parte degli studenti hanno 14 anni di età.

Il quotidiano aggiunge che quasi certamente ci saranno nuove limitazioni ai negozi mentre ancora si discute se e come impedire gli spostamenti tra le Regioni. Nell’ultimo confronto con il Cts ieri sera, qualcuno ha proposto di limitarli solo per i viaggi "senza comprovata necessità" da e per le zone rosse. Si starebbe anche valutando di predisporre gli “hotel Covid", dove ospitare i positivi che rischiano di contagiare i familiari. 

Il nuovo Dpcm arriva lunedì 2 novembre

Il nuovo Dpcm e il lockdown di Milano e Napoli

Ieri a prendere la parola contro il lockdown territoriale è stato Vincenzo De Luca, a cui in teoria spetterebbe il compito di chiudere proprio Napoli: "L'ultima stupidaggine che ho sentito riguarda la chiusura di territori interi, come Milano e Napoli. Nessuno si permetta di immaginare misure 'mezze mezze'. Per il livello di gravità a cui è arrivato oggi il contagio, le uniche misure non solo serie, ma efficaci, sono misure di carattere nazionale. Il resto è tempo perso", ha detto il governatore della Campania su Facebook. "Vi sono regioni nelle quali la percentuale di contagi è enormemente superiore alle aree metropolitane. Ci sono regioni più piccole con percentuali di contagio enormemente più alte di Napoli, dove è già alta. Quindi nessuno dica oggi stupidaggini, le uniche misure efficaci sono di carattere nazionale. Il resto sono cose intollerabili", ha concluso.

De Luca tuttavia sa che c'è un dossier dell'Istituto Superiore di Sanità sulla Campania e su Napoli che a breve sarà messo a disposizione del Comitato Tecnico Scientifico e della Protezione civile e, attraverso la cabina di regia Governo-Regioni, comunicato alle amministrazioni regionale e comunale. E sa anche che nel dossier lo scenario generale disegnato è quello di una trasmissibilità del virus non più controllata con rischi di tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt che a Napoli e provincia sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 che porterebbero richiedere misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati con chiari segnali di collasso dei servizi assistenziali ospedalieri e sistemi di tracciamento sempre più in affanno. La presa di posizione di De Luca sembra più un calcolo politico dopo la rivolta scoppiata nel capoluogo e in altri territori dopo il suo annuncio sul lockdown in Campania che alla fine non ha avuto seguito. Il governatore però spinge per il lockdown nazionale perché quella è una decisione che può non prendere lui. 

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