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Martedì, 23 Aprile 2024
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Voleva indagine sui conti dell'Italia, il ministro olandese finisce nel nuovo scandalo dei paradisi fiscali

Secondo quanto rivelato dai Pandora papers, Wopke Hoekstra avrebbe avuto un fondo offshore. Corrao (Greens): "Se ne occupi l'Eurogruppo"

Da accusatore ad accusato. Il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, falco dell'austerity balzato agli onori della cronaca per aver cercato di bloccare il Recovery fund chiedendo un'indagine Ue sui conti dell'Italia in piena pandemia, è al centro delle polemiche dopo che una nuova inchiesta giornalistica sui paradisi fiscali, i Pandora papers, ha rivelato la sua partecipazione in una società offshore, nelle Isole Vergini. 

Hoekstra, che è anche il leader dei cristiamo democratici della Cda, in trattative per la formazione del nuovo governo dell'Aja, avrebbe avuto per molti anni una quota nella Candace Management, una società considerata di comodo per eludere il fisco olandese. Tra i soci di quella che in gergo viene definita una "letter-box company", ossia una società fantasma la cui sede si limita quasi sempre a un indirizzo di posta (una cassetta delle lettere per l'appunto), ci sono anche altri pezzi grossi del mondo finanziario ed economico olandese. 

Eppure oggi Hoekstra sostiene di non sapere che il suo investimento portasse dritto nel paradiso fiscale delle Isole Vergini. La sua partecipazione, secondo quanto ricostruito dai Pandora papers, risale al 2009 e sarebbe terminata nel 2017, quando è stato nominato ministro delle Finanze. Da ministro avrebbe avuto l'obbligo di comunicare al pubblico le sue partecipazione societarie. Prima di assumere il prestigioso incarico nel terzo governo Rutte, Hoekstra è stato parlamentare e membro della commissione che si è occupata di affrontare proprio il problema dell'elusione fiscale. 

Hoekstra si è difeso spiegando che l'investimento era per finanziare "una start-up di un amico che si occupa di ecoturismo in Africa. Non sono stato coinvolto in alcun modo con la società o le sue operazioni", ha aggiunto. “Dodici anni fa, non mi rendevo conto di dove si trovasse l'azienda. Ovviamente avrei dovuto esaminarlo di più in seguito", ha ammesso. L'investimento di Hoekstra sarebbe stato di appena 26.500 euro, da cui avrebbe guadagnato un profitto di 4.800 euro, che sarebbero poi stati versati a "un ente di beneficenza olandese a favore della ricerca scientifica sul cancro", ha spiegato lo stesso ministro. 

Si tratta di cifre minime, non certo quello di un grande elusore (l'operazione è regolare secondo le leggi olandesi, quindi non può essere accusato di evasione). Ma nonostante questo, la rivelazione dei Pandora papers macchia la reputazione del ministro, per una serie di ragioni. La prima è che da ministro delle Finanze è stato tra i più grandi accusatori della gestione dei conti pubblici da parte dei Paesi del Sud: "La Commissione europea dovrebbe indagare sui Paesi" che chiedono i coronabond "per capire i motivi per cui non hanno abbastanza spazi di bilancio per rispondere all'impatto economico della crisi", aveva detto allo scoppio della pandemia, con un chiaro riferimento all'Italia (ma non solo) che aveva avanzato la proposta di istituire quello che poi sarebbe diventato il Recovery fund. 

Hoekstra, però, non si è distinto ai tavoli Ue solo per le sue posizioni frugali: da membro dell'Eurogruppo si è opposto ad alcune proposte legislative che miravano a contrastare gli accordi fiscali tra Stati Ue e multinazionali, come quelli stretti dalla stessa Olanda. E di recente ha esposto i dubbi del suo governo all'accordo fiscale globale tra Ue, Usa e altri Paesi che dovrebbe contrastare proprio i paradisi fiscali. Ecco perché l'eurodeputato dei Greens, Ignazio Corrao, chiede che adesso "I ministri dell'economia dell’Ue  all’Eurogruppo di oggi e all’Ecofin di domani si occupino" del caso Hoekstra. "Oggi Hoekstra e gli altri falchi del nord Europa hanno la faccia tosta di chiedere il ritorno del patto di stabilità in un continente azzoppato dalla crisi dovuta al Covid mentre ricchi e potenti continuano ad evadere le tasse, è arrivata l'ora che l'Unione europea si doti di una politica fiscale unica e sicura che combatta queste aberrazioni", aggiunge Corrao.

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