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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'orrore

Piccoli schiavi invisibili: il fenomeno dei minori vittime di tratta e sfruttamento anche in Italia

Il nuovo rapporto di Save the Children: una piaga presente anche in Italia, dove 1 caso su 20 di tratta nel 2020 riguarda minori. Cresce anche il numero di donne vittime con figli piccoli a rischio di violenze e ricatti

Piccoli schiavi. Invisibili. Sono i minori vittime di tratta e sfruttamento, soprattutto bambine e ragazze. Negli ultimi 15 anni sono stati sempre di più, nelle regioni a basso reddito come in Europa occidentale e meridionale, dove si è registrato il numero più alto di casi accertati con vittime minorenne. Più di una vittima su tre di tratta nel mondo è minorenne, secondo i soli casi giudiziari accertati. La stragrande maggioranza delle bambine e delle ragazze viene sfruttata a scopi sessuale, i maschi il più delle volte sono vittime di sfruttamento lavorativo.

Save the Children, in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che ricorre il prossimo 30 luglio, ha diffuso la nuova edizione del rapporto "Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall'ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento", che analizza le condizioni di bambine, bambini, adolescenti e giovani vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento nel nostro Paese, anche alla luce dell'impatto della pandemia che le rende ancora più vulnerabili. Emerge anche il dramma dei minori figli delle donne vittime, nati e cresciuti in un contesto di isolamento e sfruttamento e con il grave rischio di vedere compromesso il loro futuro.

In Italia le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 sono state 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore (105). Molte vengono in prevalenza dalla Nigeria, seguita da Costa d'Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco. La forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio. I minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2020 sono 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%).  Un dato che deve far riflettere sulla necessità di indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso.

Vittime tra le vittime

Dal rapporto emerge con chiarezza anche la tragedia delle ragazze vittime di tratta e sfruttamento insieme ai loro figli: bambine e bambini generalmente molto piccoli, spesso nati proprio dagli abusi subiti dalle madri, che non solo assistono a quelle violenze ma rischiano loro stessi di finire nelle mani di sfruttatori e trafficanti, oppure di essere usati come oggetto di ricatto nei confronti delle mamme. Gravi conseguenze per madri e bambini arrivano anche dallo sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, negli insediamenti informali isolati dai centri urbani e dai servizi.

"I bambini figli delle vittime di tratta e sfruttamento sono spesso prigionieri, con le loro mamme, di un circuito di violenza, ricatto e abuso che deve essere spezzato ad ogni costo. Le loro mamme sono donne, anche giovanissime, che portano sulla propria pelle una serie ripetuta di violazioni precoci subite in molti casi già nel loro Paesi di origine, in situazioni di estrema povertà materiale e deprivazione sociale. Anche qui in Italia affrontano le peggiori condizioni di sfruttamento", denuncia Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, per la quale "è necessario rafforzare e sostenere i loro percorsi di fuoriuscita dallo sfruttamento, predisponendo misure specifiche per l’accompagnamento all’autonomia delle mamme e per garantire salute, istruzione, protezione e inclusione per i loro figli. Occorre mettere in atto ogni misura per evitare che, in assenza di interventi tempestivi e adeguati, per sopravvivere le donne corrano il rischio di ricadere nelle mani dei loro sfruttatori".

Il mercato di trafficanti di esseri umani si trasforma ma non accenna a diminuire e se già prima della pandemia erano 50mila le vittime accertate nel mondo (ma era solo la punta dell'iceberg di un fenomeno perlopiù sommerso), con il Covid i numeri sono destinati a peggiorare, considerando che nel 2020 142 milioni di bambini e adolescenti in più sono stati spinti verso la povertà. Le reti criminali hanno intensificato lo spostamento dello sfruttamento dalla strada al chiuso, potenziando quello online sfruttando tecnologie e risorse della rete per un sistema di traffico di essere umani in via digitale.

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