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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Monitoraggio coronavirus, focolai ancora attivi in Italia: l'indice Rt aggiornato in tutte le regioni

L'indice di trasmissibilità (Rt) sotto 1 in tutte le regioni. "Bene il lockdown, ma serve cautela". Ecco i dati raccolti dal ministero della Salute e dall'Iss sugli indicatori per la cosiddetta fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio

Prosegue il trend positivo dell'andamento della curva dei contagi da coronavirus in Italia: nessuna regione, infatti, ha fatto registrare un Rt maggiore di 1 (l'indice Rt descrive il tasso di contagiosità dopo l'applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia). Nessuna situazione critica in Italia, anche se a fine maggio ci sono ancora focolai attivi in varie aree del Paese. Ancora cautela, dunque: l'epidemia non è affatto conclusa. E' questo in sintesi il risultato del monitoraggio degli indicatori per la cosiddetta fase 2 per la settimana tra il 25 e il 31 maggio, secondo quanto si legge nel report settimanale curato da Istituto superiore di sanità (Iss) e ministero della Salute.

Gli esperti invitano comunque sempre alla cautela e segnalano come sia "necessario mantenere elevata la resilienza dei servizi territoriali per continuare a favorire la consapevolezza e la compliance della popolazione, realizzare la ricerca attiva e l'accertamento diagnostico di potenziali casi, l'isolamento dei casi confermati, la quarantena dei loro contatti stretti. Queste azioni sono fondamentali per controllare la trasmissione ed eventualmente identificare rapidamente e fronteggiare recrudescenze epidemiche".

Nessuna regione ha Rt sopra 1, ma restano focolai attivi in Italia

Nessuna regione italiana ha un valore di Rt, l'indice di contagiosità, maggiore di 1, si segnala ancora nel report. "La stima dell'indice di trasmissibilità (Rt) per data inizio sintomi nel periodo dal 12 al 25 maggio, calcolato al 3 giugno 2020, mostra valori medi al di sotto di 1 in tutte le Regioni e Province autonome", spiegano Istituto superiore di sanità e ministero della Salute. "Per quanto riguarda la stima dell'Rt, si sottolinea che quando il numero di casi è molto piccolo possono verificarsi temporanee oscillazioni" con valori superiori a 1, "a causa di piccoli focolai locali, senza che questo rappresenti necessariamente un elemento preoccupante", puntualizzano gli esperti. Complessivamente, si evidenzia nel report, "il quadro generale della trasmissione e dell'impatto dell'infezione da Sars-CoV-2 in Italia è favorevole con una generale diminuzione nel numero di casi ed un'assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali".

Gli esperti segnalano però che "persiste, in alcune realtà regionali, un numero di nuovi casi segnalati ogni settimana elevato seppur in diminuzione. Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di Sars-Cov-2 è ancora rilevante". In quasi tutta la Penisola, inoltre, "sono documentati focolai di trasmissione attivi. Tale riscontro, che in gran parte è dovuto all'intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti, evidenzia tuttavia come l'epidemia in Italia di Covid-19 non sia conclusa".

Dal punto di vista del monitoraggio, gli esperti rilevano "un forte miglioramento della qualità e dettaglio dei dati inviati dalle Regioni al ministero della Salute e all'Iss e discussi nella cabina di regia". Sulla base dell'andamento dei dati di Covid-19 in Italia, la conclusione degli autori del rapporto di monitoraggio è che "le misure di lockdown in Italia hanno effettivamente permesso un controllo dell'infezione da Sars-Cov-2 sul territorio nazionale pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus con incidenza molto diversa nelle 21 regioni e province autonome".

La situazione fotografata dal report, "relativa prevalentemente alla prima fase di transizione, è complessivamente positiva". Permangono segnali di trasmissione con focolai nuovi segnalati che descrivono una situazione epidemiologicamente fluida in molte regioni italiane. "Questo - concludono l'Iss e il ministero della Salute - richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l'igiene individuale e il distanziamento fisico".

Verosimilmente molti dei casi di Covid-19 notificati in questa settimana in Italia "hanno contratto l'infezione 2-3 settimane prima", e quindi "durante la prima fase di riapertura, tra il 4 e il 18 maggio 2020", viene fatto notare ancora nel report. Gli esperti collegano molti casi positivi di questi giorni alla prima fase di riapertura considerati "i tempi tra esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica".

L'indice Rt nelle regioni italiane

La situazione di Covid-19 è "epidemiologicamente fluida in molte regioni italiane", avvertono l'Iss e il ministero della Salute nell'ultimo report di monitoraggio dell'andamento dell'epidemia. E guardando ai valori dell'indice di trasmissibilità Rt che si riscontrano da Nord a Sud emerge chiaramente. Secondo l'ultimo aggiornamento, in Italia si viaggia da un Rt pari a zero in Basilicata a quello della Lombardia, la regione più colpita dai contagi nei mesi clou dell'emergenza, che ha al momento il valore più alto: un Rt pari a 0,91, in lieve risalita (nella precedente rilevazione era a 0,75) ma comunque sotto la soglia di 1, ritenuta importante dagli esperti.

Dal quadro tracciato emerge quindi che alcune regioni che nelle scorse settimane apparivano come 'osservate speciali' ora non lo sono più. Mentre altre vedono lievemente risalire il proprio valore Rt, che - come ripetuto più volte dagli esperti - non è una pagella ed è molto dinamico, sensibile a oscillazioni provocate anche da singoli eventi, e va letto in combinazione con altri dati, per esempio la numerosità dei casi. Un 'faro' si era acceso per alcune regioni nelle scorse settimane. A fine maggio si era parlato per esempio della Val d'Aosta, che adesso secondo l'ultimo report di monitoraggio ha un Rt pari a 0,47.

Insieme alla Lombardia, che nella settimana presa in considerazione (25-31 maggio) ha un'incidenza di 15,4 casi per 100mila abitanti (per avere un'idea però del miglioramento registrato basti pensare che l'incidenza cumulativa di questa regione considerato tutto il periodo epidemico supera 886 per 100mila abitanti), si trovano nella parte alta della forbice (con un Rt più vicino di altre alla soglia di 1) le Marche e le province autonome di Trento e Bolzano, tutte con un Rt pari a 0,86, seguite da Puglia (0,78), Abruzzo e Friuli Venezia Giulia (entrambe a 0,76), Lazio (0,75), Toscana (0,72). Nella fascia medio-bassa regioni come Umbria (0,65) e Veneto (0,61), Molise (0,59), Campania, Emilia Romagna e Piemonte con un valore di Rt pari a 0,58, Sicilia a 0,55. Seguono la Liguria con un Rt pari a 0,48, la Calabria con 0,37 e la Sardegna ferma a 0,14, tra i valori più bassi registrati nella Penisola.

Monitoraggio coronavirus: i report di tutte le regioni italiane (Pdf)

I risultati del monitoraggio degli indicatori per la cosiddetta Fase 2 per la settimana tra il 25 e il 31 maggio nel report curato da Istituto superiore di sanità (Iss) e ministero della Salute. Cliccare sulla regione di interesse per l'aggiornamento epidemiologico.

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