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Giovedì, 28 Marzo 2024
Annus horribilis

Il 2020 l'anno con più morti dal 1944

L'anno non è ancora finito ma l'Istat rileva come saranno superati i 700mila decessi, un triste record superato solo negli anni della guerra. E da cui si deduce anche il peso della pandemia di Covid. Nel 2019 erano stati registrati 647.000 morti

 "Non è ancora finito il 2020, ma una valutazione ragionevole fa pensare che quest'anno supereremo il confine dei 700mila decessi complessivi, che è un valore preoccupante perché una cosa del genere l'ultima volta, in Italia, era successa nel 1944. Eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale". A illustrare i numeri dai quali si deduce anche il peso della pandemia Covid, è stato, durante la trasmissione Agorà su Rai Tre, il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo.

"Nel 2019 - precisa - il dato era stato di 647.000 morti". Ad oggi i decessi attribuiti alle conseguenze dell'infezione da coronavirus Sars Cov 2 sono oltre 65mila. 

deceduti covid al 15 dicembre 2020-2

Come spiega il professore dell'università di Siena Massimo D'Antoni l'eccesso di mortalità (e specificamente della prima ondata) è particolarmente visibile nel Nord Italia mentre nelle regioni del Centro Sud gli effetti del Covid sono quasi invisibili. 

morti covid prima ondata-2

Il censimento dell'Istat

I primi dati del Censimento Istat rivelano una Italia con meno residenti e più anziani. Al 31 dicembre 2019 la popolazione censita in Italia ammonta a 59.641.488 residenti, circa 175 mila persone in meno rispetto al 31 dicembre dell'anno precedente, pari a -0,3%, ma sembra essere sostanzialmente stabile confrontando con il 2011, quando si contarono 59.433.744 residenti (+0,3%, per un totale di +207.744 individui). Rispetto al 2011, i residenti diminuiscono nell'Italia meridionale e nelle isole (-1,9% e -2,3%), e aumentano nell'Italia centrale (+2%) e in entrambe le ripartizioni del Nord (+1,6% nell'Italia Nord-orientale e +1,4% nell'Italia Nord-occidentale).

In fuga dal Sud, più anziani e con più donne

Più del 50% dei residenti è concentrato in cinque regioni, una per ogni ripartizione geografica: Lombardia (16,8%), Veneto (8,2%), Lazio (9,7%), Campania (9,6%) e Sicilia (8,2%). La Puglia ha perso quasi 100.000 abitanti (99.261), la Sicilia 127.614 e la Campania 54.667. La Calabria ha perso 64.940 abitanti scendendo a quota 1.894.110.

Tutte le classi di età sotto i 44 anni vedono diminuire il proprio peso rispetto al 2011 mentre aumentano molto le persone dai 45 anni in su che passano dal 48,2% del 2011 al 53,5% del 2019. L'età media si è alzata di due anni rispetto al 2011, da 43 a 45 anni. La Campania, con 42 anni, e' la regione con la popolazione più giovane, seguita da Trentino Alto Adige (43 anni), Sicilia e Calabria (entrambe con 44 anni). La Liguria si conferma la regione con l'eta' media più elevata (49 anni). Anche nel 1951 la Campania e la Liguria erano la regione più giovane e quella più vecchia ma, per entrambe, l'età media risultava più bassa di 13-14 anni rispetto a quella registrata nel 2019.

La struttura per genere della popolazione residente si caratterizza per una maggiore presenza della componente femminile. Le donne, infatti, sono 30.591.392, il 51,3% del totale, e superano gli uomini di 1.541.296 unità.  Ci sono però 2.495 comuni dove il rapporto di mascolinità risulta sbilanciato a favore della componente maschile, con il primato che spetta a due municipalità del cuneese, Briga Alta (223,1%) e Castelmagno (181%). Di contro, a Malvicino, in provincia di Alessandria, si contano appena 73,3 uomini ogni 100 donne.

Quanti sono gli stranieri

Il lievissimo incremento di popolazione residente in Italia rispetto a dieci anni fa è da attribuire "esclusivamente alla componente straniera". Tra il 2011-2019 la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita di circa 800 mila unita' (-1,5%) mentre i cittadini stranieri sono aumentati di circa un milione (+25,1%), senza considerare che sono più di un milione le acquisizioni di cittadinanza nel periodo 2012-2019 e che già al censimento del 2011 i cittadini italiani per acquisizione erano quasi 700 mila.

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I cittadini stranieri risultano in crescita in tutte le regioni della penisola, a eccezione della Valle d'Aosta, mentre sono solo quattro le regioni in cui aumenta anche la popolazione italiana: Lombardia, Lazio, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. La popolazione residente diminuisce nei comuni con meno di 5 mila abitanti (-520.843 individui rispetto al 2011) e aumenta in tutte le altre classi dimensionali, soprattutto nei comuni tra i 50 mila e i 100 mila abitanti (+3,6%) e in quelli con oltre 100 mila abitanti (+2,5%). Dinamica dovuta principalmente ai cittadini stranieri, la cui presenza aumenta in tutte le classi di ampiezza demografica. Gli italiani invece diminuiscono in tutte le classi di comuni, a eccezione di quella tra 50 mila e 100 mila abitanti. La struttura per genere della popolazione residente si caratterizza per una maggiore presenza di donne. Nel 2019 le donne sono 30.591.392 - il 51,3% del totale - e superano gli uomini di 1.541.296 unita'.

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