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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista

Morti sull'asfalto: una "guerra" quotidiana e ignorata

"E’ un’emergenza", ha dichiarato in un'intervista a Today.it Alfredo Giordani, presidente Vivinstrada, aggiungendo che con l'ISA si potrebbero "salvare il 40-50% delle vite umane da subito”

C’è una guerra quotidiana che continua a uccidere e a ferire nell’indifferenza generale: è quella che si combatte sulle strade e che negli ultimi due anni ha ucciso più di 4mila persone, 30mila negli ultimi 10 anni. Stiamo parlando di stragi stradali, di morti sull’asfalto e di migliaia di feriti gravi e invalidi permanenti. Secondo l'Istat nel 2020 ci sono stati 6,5 vittime della strada al giorno, dato che si confronta con i 9 decessi circa al giorno del 2019, in era pre-pandemica. Non solo morti, feriti e invalidi, da considerare ci sono anche i pesanti effetti economici che le stragi stradali producono: si parla di circa il 2% del bilancio complessivo statale, vale a dire decine di miliardi di euro che ogni anno vengono sottratte alla sanità, alla scuola, alle infrastrutture e agli investimenti.

Dopo la pandemia le strade sembrano essere diventate ancora di più il luogo dove dare libero sfogo all'ansia e alla frustrazione accumulate in questo drammatico periodo di crisi sanitaria e sociale. Cosa si può fare per mettere in sicurezza le strade e fermare le stragi stradali? Lo abbiamo chiesto a Alfredo Giordani, presidente Vivinstrada – Rete di associazioni per la cultura e la prevenzione stradale – che per il 21 maggio 2022 ha organizzato a Roma e in altre città d’Italia una grande manifestazione nazionale per dire basta alla violenza motoristica.

Come mai avete organizzato questa manifestazione nazionale con l'hashtag #LaGuerraIgnorata?

“Noi troviamo la massima indifferenza da parte delle istituzioni, che si riversa poi sui cittadini. Non sappiamo quale sia la causa e quale l’effetto: se i cittadini sono disinteressati e le istituzioni quindi non si interessano, o se è perché le istituzioni non intervengono in modo serio e appropriato che si crea questa anarchia stradale, che è diventato ormai un modello comune di comportamento di guida. Un conto è la norma e completamente scollato dalla norma sono i comportamenti generali di guida, che portano poi a feriti, a feriti gravi, invalidi, morti. C’è poi una minaccia costante per la mobilità leggera: chi si muove a piedi, in bicicletta o con i monopattini, è disincentivato ad usare forme sostenibili proprio perché c’è questa minaccia”.

Cosa si può fare per fermare le stragi sulle strade?

“Ci sono due tipi di azioni che si possono fare concretamente per fermare la strage sulle strade, una legata all’emergenza e una più strutturale. Ogni giorno in Italia ci sono 6, 7, 8, 9 morti, è un’emergenza. Si deve scendere in strada con tutte le forze disponibili, Carabinieri, Polizia, Polizia locale, Finanza, tutto previsto dall’art. 12 del codice della strada, non stiamo chiedendo di fare cose assolutamente nuove e fuori dall’ordinario. Scendere in strada per far rispettare le regole, i limiti di velocità, il rispetto dei parcheggi e delle strisce pedonali, solo a Roma si contano 40 morti all’anno quasi tutti per cercare di attraversare una strada. All’emergenza si risponde con personale di emergenza.

Poi c’è la fase più strutturale: ridisegnare le città. Oggi la città, soprattutto la rete viaria, è disegnata per consentire di correre, per fare qualsiasi azione irrazionale e inconsulta per chi usa le automobili. I bambini non giocano più in strada, gli anziani non riescono ad uscire se non accompagnati in automobile, lo stesso gli invalidi. Le categorie più fragili sono messe ai margini, costrette a muoversi in autonomia. Chiediamo un ridisegno della città con più spazio per i pedoni, per le utenze leggere e fragili, più trasporto pubblico e strade disegnate per il trasporto pubblico, tram, autobus, anche mezzi a filo. Questa azione integrata tra sicurezza stradale e trasporto pubblico può cambiare le città, ma le città devono cambiare per favorire questa nuova mobilità”.

La tecnologia può aiutare?

“Nell’immediato per la sicurezza stradale noi abbiamo uno strumento che l’Europa ha reso obbligatorio proprio da questi mesi, da giugno, è l’ISA – Intelligent Speed Adaptation – un dispositivo che sui nuovi modelli di auto dovrebbe già essere presente. È un dispositivo semplicissimo, di elettronica basilare, per cui il motore non può erogare energia per mandare l’automobile ad una velocità superiore a quella prevista sul tratto di strada che si sta percorrendo. Se il limite di velocità della strada è a 50 Km/h, raggiunti i 50 la macchina non accetterà più input per aumentare la velocità, se la velocità massima è 80 Km/h, a livello extra urbano soprattutto, non si potranno superare gli 80 km/h. Questo è un dispositivo partito dalla Scandinavia, poi sperimentato sui mezzi pubblici in Inghilterra, in Germania. Per l’Italia significherebbe, semplicemente, con 20-30 euro di spesa, quanto può costare su scala, salvare il 40-50% delle vite umane da subito”.  

Le altre richieste di Vivinstrada

Vivinstrada chiede nel suo manifesto di utilizzare altri strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per la sicurezza stradale, sia per il controllo delle violazioni alle norme stradali che per l’assistenza alla guida, come scout speed, autovelox, sistemi Tutor, T–Red/Photored, telecamere per controllo e sanzione illeciti da remoto.

Tra le tante altre cose la Rete di associazioni chiede anche:

  • modifiche al Codice della strada che consentano un più efficace impiego delle tecnologie di controllo, in particolare per la velocità con abolizione dell’obbligo di segnalazione delle postazioni per la rilevazione della velocità (art. 142, 6 bis);
  • l’introduzione del principio di Responsabilità proporzionale, ovvero obbligo di maggiore attenzione, con relativa attribuzione di responsabilità, in base alle dimensioni e al potenziale offensivo dell'utente della strada come recentemente introdotto in UK;
  • un pacchetto ciclabilità: per gli utenti della bici abolizione dell’obbligo di utilizzo delle piste ciclabili e del divieto di pedalare affiancati fuori centri urbani, equiparazione al pedone sugli attraversamenti pedonali in sella, introduzione di una distanza minima per il sorpasso degli utenti delle bici da parte di auto e motoveicoli;
  • l’incentivazione delle modalità di trasporto sostenibili, collettive e leggere, compresa la micromobilità e logistica di prossimità e il disincentivo all'uso del mezzo privato come modalità di spostamento di massa, compreso l’inganno dell’auto elettrica, tramite misure di road e parking pricing, fiscalità carburanti con proventi destinati al trasporto pubblico con misure perequative per categorie svantaggiate.

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