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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La strage silenziosa

Perché si continua a morire di lavoro

Con la pandemia il numero dei decessi è tornato a crescere, ma anche prima del virus il problema era tutt'altro che in via di soluzione. I dati dell'ispettorato del lavoro parlano da soli: su 10 imprese controllate lo scorso anno, 8 sono risultate irregolari

Quante sono le morti bianche in Italia? Di sicuro ancora troppe. Nel 2020, stando all'ultimo report dell'Inail, gli incidenti con esito mortale sono stati 1.270, 181 in più rispetto ai 1.089 del 2019 (+16,6%). La stessa Inail parla di un "incremento eccezionale" influenzato però in modo importante dai decessi causati dall'infezione da Covid-19 in ambito lavorativo, circa un terzo di quelli denunciati l'anno precedente.

Prima di snocciolare altri dati è però opportuno fare una distinzione tra i decessi avvenuti "in itinere", ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il luogo di lavoro, e quelli che l'Inail definisce "in occasione di lavoro", ovvero le denunce di morti bianche vere e proprie. Se i decessi in itinere sono diminuiti di quasi di un terzo, da 306 a 214 (-30,1%), quelli in occasione di lavoro sono invece aumentati del 34,9%, da 783 a 1.056. Quanto al numero di infortuni totali, non necessariamente mortali, l'Inail ha raccolto nel 2020 oltre 554mila denunce, contro le 641mila dell'anno precedente. Ma il 2020, con la pandemia che imperversava, è stato un anno particolare.

Gli incidenti sul lavoro stanno diminuendo?

Per questo, per capire se gli incidenti sul lavoro stanno o no diminuendo, è necessario andare a vedere a ciò che è successo prima del Covid. E allargare l'orizzonte temporale. Secondo un rapporto dell'Istat (elaborato comunque su dati dell'ente per l'assicurazione contro gli infortuni) dal 2008 al 2017 gli infortuni sono diminuiti del 35,7%, mentre le denunce di morti sul lavoro del 29,7%. I decessi accertati sono invece scesi di oltre il 40%. 

Dal 2013 ad oggi però il calo si è quasi fermato. Il numero degli infortuni denunciati (grafico in basso) non è più sceso se non nel 2020 (probabilmente per effetto della riduzione degli occupati e dunque della quantità di lavoro), mentre il numero delle vittime (sia relativamente ai decessi denunciati che a quelli accertati dopo un'istruttoria), dopo un leggero calo nel 2019, è tornato a crescere con l'epidemia.

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Il dato positivo è che dai primi anni 2000, quando erano oltre 1 milione, le denunce di infortunio si sono ridotte di quasi la metà, anche se l'Inail evidenzia che  nel quinquennio 2015-2019 ci sia stato un aumento dell'1,3%. In particolare nell'Industria e servizi del 2,1% e nel conto Stato del 2,6%. Unico dato in controtendenza è l'agricoltura con una diminuzione del 13,1%.

Nel 2021 in Italia già 185 morti. E facciamo peggio di molti Paesi Ue

Quanto alle morti bianche, i dati parziali del 2021 non sono positivi: nel primo trimestre dell'anno sono stati registrati 185 decessi, 19 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+11,4%). Il presidente dell'Inail Franco Bettoni ha però spiegato che il dato "è alterato dall'emergenza sanitaria". Se invece prendiamo in considerazione "il quinquennio 2015-2019 assistiamo", ha aggiunto Bettoni, "a una diminuzione dei decessi in ambito lavorativo del 9,6%, a dimostrazione della validità delle politiche di prevenzione e sensibilizzazione verso il tema della sicurezza sul lavoro".

Per l'Anmil, Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, il calo degli inortuni si "è notevolmente accentuato a partire proprio dal 2008 in concomitanza sia dell'emanazione del Testo Unico sulla sicurezza, sia soprattutto dell'inizio della profonda crisi economica che, producendo un forte taglio di produzione e lavoro (sia in termini di occupati che di ore lavorate), ha ridotto l'esposizione al rischio e quindi gli infortuni stessi". Ma negli anni successivi il calo degli infortuni ha cominciato a dare segni di un sensibile rallentamento. 

Di sicuro di lavoro si muore ancora troppo. Secondo l'Eurostat (gli ultimi dati disponibili sono del 2018) nel nostro Paese si verificano 2,25 decessi ogni 100mila occupati contro una media europea dell'1,77. E se Paesi come Francia, Romania e Austria fanno peggio dell'Austria, ci sono anche esempi virtuosi come quelli di Germania e Regno Unito con 0,78 morti su 100mila lavoratori. 

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I controlli sono pochi. E 8 aziende su 10 non sono in regola

Dopo il caso di Luana D'Orazio, la 22enne morta in una fabbrica tessile di Montemurlo, il caso delle morti bianche è tornato ad occupare le prime pagine dei giornali. Solo in Lombardia nelle ultime 48 ore si sono contate due vittime. Un uomo di 46 anni è deceduto oggi mentre stava lavorando in un cantiere a Pagazzano, nella Bassa Bergamasca. Secondo una prima ricostruzione, l'operaio è morto travolto da un carico che sarebbe caduto dall'alto. E ieri a Busto Arsizio, in provincia di Varese, un operaio di 49 anni è rimasto schiacciato da un tornio meccanico presso un'azienda di lavorazione di materie plastiche. I numeri che abbiamo snocciolato prima dimostrano però che quella sul lavoro è una strage quotidiana. Anche quando non se ne parla. 

Perché in Italia si continua a morire? L'ultimo rapporto dell'ispettorato nazionale del lavoro parla chiaro: il 79,3% delle aziende ispezionate l'anno scorso per verificare la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è risultata irregolare. In particolare, nel 15% dei casi gli ispettori hanno rilevato la presenza di attrezzature di lavoro e dispositivi di protezione individuali non conformi, mentre in un altro 14% la valutazione dei rischi è risultata mancante o inadeguata. "Oggi parlano tutti, domani passino alla pratica" ha chiosato la segretaria nazionale della Cgil Rossana Dettori parlando dei casi di cronaca delle ultime ore. "Servono fatti che permettano ai lavoratori di essere sicuri di tornare a casa la sera. Le leggi ci sono, il Testo unico del 2008 è stata una conquista. Ora bisogna investire nella formazione e nei controlli". Già, i controlli. L'anno scorso le aziende ispezionate per verificare il rispetto delle norme sulla sicurezza sono state più di 10mila, una goccia nel mare rispetto al numero di imprese attive in Italia. Nel piano nazionale di ripresa e resilienza si parla della prossima assunzione di 2.000 nuovi ispettori su un organico corrente di circa 4.500. L'obiettivo è aumentare i controlli del 20% entro il 2024. Qualcosa si muove. Basterà?

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