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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Dopo Verona e Roma, la mozione antiabortista arriva anche a Milano

A presentarla il consigliere comunale di Forza Italia ed ex direttore del settimanale ciellino 'Tempi' Luigi Amicone. Nel testo si legge: "All’appello manca una popolazione di 6 milioni di bambini che avrebbero impedito il sorgere dell’attuale crisi demografica"

La mozione anti aborto approvata recentemente dal consiglio comunale di Verona è arrivata anche a Milano, dopo aver "contagiato" già Roma, Ferrara e Sestri Levante. Il consigliere comunale di Forza Italia Luigi Amicone (nonché ex direttore del settimanale ciellino "Tempi") ha presentato il testo in consiglio comunale a Milano, con l'appoggio anche di Matteo Forte di Milano Popolare, della Lega e di Stefano Parisi, già candidato alla carica di sindaco per il centrodestra. Da più parti si levano voci critiche nei confronti di queste mozioni, accusate di minare i fondamentali della Legge 194 facendosi scudo con il sostegno a politiche di aiuto alla famiglia e "a favore della vita" e il caso di Verona è stato visto come un banco di prova per successive politiche di attacco ai diritti delle donne. 

Mozione antiabortista anche a Milano

Parlando con l'Ansa, Amicone ha sostenuto che la sua mozione "per sostenere Milano città per la vita" non sia "contro l'aborto", bensì abbia "l'obiettivo di andare a vedere quali sono gli effetti provocati dalla legge 194 in questi anni" poiché, a suo dire, "i suoi principi sono stati disattesi". 

"All'appello manca una popolazione di 6 milioni di bambini che avrebbero impedito il sorgere dell'attuale crisi demografica", si legge nel documento, secondo cui la Legge 194 anziché contrastare gli aborti clandestini "ha contribuito ad aumentare il ricorso all'aborto quale strumento contraccettivo". Viene inoltre citata la RU486 - questo il nome commerciale del farmaco impiegato in ambito ospedaliero per l'interruzione di gravidanza non chirurgica - come responsabile del "diffondersi di una cultura dello scarto". Inoltre, se venisse approvata, la mozione di Amicone impegnerebbe la giunta comunale meneghina ad assicurare "congrui finanziamenti" ad associazioni e istituzioni che promuovono politiche in favore della vita come ad esempio "il Cav (Centro aiuto alla vita) della Mangiagalli che dal 1984 ha fatto nascere 21800 bambini". La mozione, ricorda Repubblica, non è stata discussa subito perché serve che siano d'accordo tutti i capigruppo e quelli della sinistra non lo erano. Entro una decina di giorni verrà però messa nel programma dei lavori. La consigliera del Pd Diana De Marchi ha definito la mozione "una grave provocazione".  "Noi del Pd siamo tutti compatti per difendere questa legge che tutela le donne e la maternità consapevole di donne e uomini. Per altro il Cav esiste già ed è gà sostenuto, inoltre l'aiuto che danno questi centri dura un anno non una vita, com'è necessario quando si fa un figlio - ha spiegato - Quel che bisogna fare è difendere la contraccezione gratuita i consultori, perché tutte le persone abbiano gli strumenti giusti per decidere eventualmente quando avere un bambino". 

Proteste a Roma

Il testo della mozione di Amicone per sua stessa ammissione ricalca molto da vicino quello approvato a Verona, a firma del consigliere leghista Alberto Zelger e per il quale votò a favore anche la capogruppo Pd Carla Padovani. Nello stesso giorno in cui a Milano la mozione è stata presentata, anche a Roma un testo simile è finito nell'ordine del giorno dell'Assemblea capitolina. A presentarlo Giorgia Meloni e quattro consiglieri di Forza Italia. L'intento è sempre lo stesso: fare di Roma una "città pro-vita" come Verona, impengnando poi il comune a predisporre "le risorse necessarie per sostenere i centri di aiuto alla vita operanti sul territorio”, finanziare progetti e servizi “finalizzati a informare le donne sulle alternative all’interruzione volontaria della gravidanza" e a predisporre "un piano straordinario che rimetta al centro delle politiche capitoline la famiglia e la natalità". Il consiglio del 22 ottobre è slittato poiché mancava il numero legale, mentre fuori in piazza del Campidoglio manifestavano alcune centinaia di donne chiamate a raccolta dal movimento Non una di meno. A Verona le attiviste di Non una di meno erano presenti alla seduta vestite come le ancelle della serie tv "The Handmaid's Tale", ispirata al romanzo di Margaret Atwood e qualche giorno dopo era tornate in piazza sotto l'Arena per protestare dopo l'approvazione della mozione di Zelger. 
 

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