Multe e banche dati confiscate: la mannaia del Garante sulle telefonate moleste
Sanzione di oltre 7,6 milioni a Tim. Nei giorni scorsi era scattata un'operazione di confisca per 4 società che operano nel telemarketing
L'introduzione del Registro delle opposizioni non è bastato a fermare il dilagare del telemarketing molesto. E così il Garante della privacy prova a metterci una pezza. Dopo le recenti confische delle banche dati di alcuni call center, l'Autorità ha infatti adottato tre provvedimenti sanziantori nei confronti di altrettante aziende. Nel settore telefonico Tim è stata sanzionata per oltre 7,6 milioni di euro, mentre nel settore energetico Green Network e Sorgenia S.p.A si sono viste irrogare rispettivamente sanzioni per 237.800 euro e 676.956 euro.
Nello specifico, a Tim è stata contestata una non adeguata sorveglianza sui call center abusivi, estranei alla sua rete ufficiale, "ma anche ulteriori aspetti, quali il riscontro talora inadeguato alle richieste di esercizio dei diritti degli interessati e l'erronea pubblicazione di dati personali" negli elenchi telefonici pubblici senza il consenso degli interessati.
Nel provvedimento relativo a Tim, società già oggetto di precedenti accertamenti e sanzioni, l'Autorità ha evidenziato alcuni importanti miglioramenti compiuti, "probabile testimonianza della buona volontà delle grandi imprese", si legge nella nota del Garante, ma è emersa anche l'esigenza "di ulteriori e più incisivi passi verso l'eradicazione di una vera e propria piaga sociale che danneggia gli operatori corretti ed esaspera, ormai a livelli non più accettabili, i cittadini".
Le due compagnie energetiche (Green Network e Sorgenia) sono state invece sanzionate per non aver approntato misure idonee a garantire la tracciabilità di tutte le operazioni svolte sulle piattaforme di caricamento delle proposte contrattuali e per non aver dimostrato la piena contezza di tutti i trattamenti svolti nell'ambito della filiera del telemarketing.
L'intento principale di questo nuovo intervento, spiega l'Autorità in un comunicato, è quello di colpire tutte le possibili porte di accesso del sottobosco all'interno del patrimonio informativo e commerciale delle società telefoniche ed energetiche.
Secondo lo stesso Garante, "senza un adeguato controllo da parte delle aziende committenti dell'intera 'catena' di operazioni che porta alla conclusione di un contratto, il 'sottobosco' dei call center illegali continuerà a ricevere – quasi sempre in violazione delle norme fiscali e giuslavoristi che, oltre che di quelle sulla protezione dei dati – quella remunerazione che ne permette la sopravvivenza e, addirittura, la proliferazione". Insomma, finché i call center continueranno a guadgnare da queste pratiche non del tutto lecite senza adeguati controlli a monte, il problema del telemarketing selvaggio continuerà a persistere.
La confisca di alcune banche dati avvenuta nei giorni scorsi
Solo pochi giorni fa, sempre in seguito a un provvedimento del Garante della privacy, alcune banche dati erano state confiscate le banche dati in uso a 4 società che svolgevano attività illecite nel campo del telemarketing illegale. L'operazione si è svolta simultaneamente presso le sedi delle società interessate (nel veronese e in Toscana).
Le aziende sono state ritenute responsabili di una serie di attività in aperta violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali. In particolare, quelle veronesi, mediante acquisizione di apposite liste illegalmente prodotte, contattavano decine di migliaia di soggetti, senza che questi avessero mai rilasciato il necessario consenso per il trattamento dei propri dati a fini di marketing, proponendo offerte commerciali di diverse compagnie energetiche, giungendo anche a proporre, dopo poco tempo, passaggi inversi fra queste, al fine di accrescere le proprie provvigioni.
I contratti così realizzati venivano poi girati alle due società toscane per l'indebito inserimento nel database delle compagnie, il tutto senza alcun formale incarico e in base a un sistema di distribuzione delle responsabilità in ambito privacy fittizio, meramente formalistico e con gravissime carenze nell'adozione di efficaci misure di sicurezza per la protezione dei propri sistemi. Attività che, in sintesi, costituiscono una delle varie forme del così detto "sottobosco", più volte indicato dal Garante quale causa dell'odierna espansione del telemarketing illegale: un fenomeno che si alimenta con affidamenti ed attività al di fuori delle norme, ma anche per un insufficiente controllo da parte delle grandi aziende committenti.