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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Dalla pandemia all'adattamento, come è mutato il Covid

Dalla sua comparsa in Cina al suo passaggio in Europa, il nuovo coronavirus è cambiato nel corso del tempo, come afferma l'epidemiologo Ciccozzi: ''Alcune mutazioni si sono conservate, come D614G che lo ha reso più contagioso, altre si perdono"

Come è cambiato il Sars-CoV-2 dalla sua prima apparizione ad oggi? Una domanda complessa a cui ha cercato di rispondere Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, che ha realizzato un ebook sul tema insieme a Paolo Viana: "Il virus di Covid-19 è mutato, come fanno tutti i virus. Alcune mutazioni si sono conservate, come D614G che lo ha reso più contagioso, altre si perdono". Il titolo del libro chiarisce subito il punto di vista: 

Come è mutato il nuovo coronavirus

"Tutti i virus mutano - sottolinea l'epidemiologo - Questo in particolare lo fa meno velocemente, ad esempio, dell'Hiv. La mutazione che lo ha reso più contagioso è avvenuta da febbraio e si è mantenuta perché si è rivelata utile, ma c'è anche la mutazione sulla proteina NSP6, legata all'autofagia". Ma allora perché alcuni scienziati assicurano che no, Sars-CoV-2 non è mutato? "Forse si teme che le persone, sentendo che il virus è mutato, pensino che sia diventato più aggressivo e si spaventino. O che sia diventato più buono, e allora rinuncino alle misure utili per contenere la diffusione. In realtà però fino ad ora dal punto di vista della patogenicità il virus è rimasto lo stesso". Anche se sono in corso degli studi che potranno illuminarci meglio proprio su questo aspetto, fa sapere l'epidemiologo.

Il coronavirus non è nato in laboratorio

Si sa che il nuovo coronavirus è nato in Cina. Ma in natura o in laboratorio? Gli autori rispondono in modo finalmente chiaro a questa e altre domande che Covid-19 ha sollevato in tutti noi, riportando i risultati degli studi epidemiologici e filogenetici con un linguaggio accessibile a tutti. Nel caso dell'origine del virus, gli autori sono netti: "Questo coronavirus non è figlio della provetta - si legge nel testo - A chiarirlo, su 'Nature Medicine', sono gli stessi scienziati americani il 17 marzo".

Per comprendere Sars-CoV-2, "dobbiamo osservare il nemico da vicino. Non serve molto per capire che questa volta ci è capitato il coronavirus più ostico di tutti. Non uccide come la Sars né come Ebola, ma ha una contagiosità superiore. E' eccezionalmente lungo, ma misura dagli 80 ai 120 miliardesimi di metro: poco più delle proteine di cui è formato. Il suo genoma Rna positivo è confezionato in un nucleocapside elicoidale, fatto di acido nucleico e proteine, circondato da un doppio strato di lipidi. Nell'involucro è ubicata la Spike. E' il mediatore dell'infezione".

Il coronavirus Sars-CoV-2 "ha origine sicuramente da una zoonosi, cioè la trasmissione di malattie da un animale infetto, definito 'serbatoio', all'uomo. Quando e come dalla zoonosi si sia passati all'epidemia, cioè alla trasmissione del morbo non più dall'animale all'uomo (come avviene per l'influenza aviaria), ma dall'uomo all'uomo (come per Ebola), è oggetto degli studi filogenetici. Si sa che succede, perché è già successo e perché se ne rinvengono le tracce. Nel caso del Covid-19 pare, come è noto, che l'epidemia abbia avuto origine nel mercato del pesce di Wuhan, dove si macellano, si vendono e si consumano animali crudi e cotti, come il pipistrello. Non si ha la certezza assoluta che il transito sia avvenuto proprio lì, ma vi è più di un indizio", sostengono Ciccozzi e Viana.

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