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Giovedì, 18 Aprile 2024
La manifestazione / Milano

Il corteo no green pass tenta di andare sotto casa di Sala. Due giornalisti minacciati

Per la prima volta a Milano il percorso era concordato ma ci sono state comunque variazioni. In particolare dopo il presidio alla Rai alcuni hanno tentato di raggiungere l'abitazione del sindaco senza riuscirci

Il quindicesimo corteo no green pass di Milano, il primo con un percorso concordato che, però, verrà comunque disatteso, è partito sotto la pioggia in piazza Fontana raccogliendo anche le persone che, dal pomeriggio di sabato, erano in presidio in piazza del Duomo, dov'era atteso, ma non è venuto, il leader dei portuali triestini Stefano Puzzer. Il bilancio: nessun grave scontro, almeno due giornalisti intimiditi da gruppi di manifestanti. Il primo in piazza Duomo: un cameraman di "Tagatà" (La7) preso a sputi e insulti, la sua telecamera presa a calci.

Il corteo no green pass a Milano

Partito il corteo, in piazza Scala alcuni manifestanti hanno riempito d'insulti il sindaco Beppe Sala 'reo' di avere, nei giorni scorsi, affermato di comprendere perfettamente la scelta del prefetto di non caricare i manifestanti. Frase male interpretata da alcuni nel senso che il sindaco avrebbe preferito le cariche. Recentemente la questura aveva innalzato la sorveglianza attiva su di lui, dopo varie minacce ricevute attraverso i social e alcune chat Telegram. Per questo le forze dell'ordine avevano indagato due uomini, residenti in provincia di Vercelli e in provincia del Sud Sardegna.

Alla fine di via Manzoni si sono uniti alcuni 'daspati' che non avrebbero potuto partecipare dall'inizio perché è loro vietato entrare in centro storico. C'era anche Marco Mantovani, leader di Forza Nuova a Milano, il cui daspo è stato sospeso dal Tar. I manifestanti hanno poi proseguito per piazza della Repubblica e hanno girato per i Bastioni verso Porta Nuova; all'incrocio con via Galilei, alcuni hanno lanciato uova, forzato il blocco della polizia e preso quella strada, seguiti da diverse persone mentre altre proseguivano sui Bastioni. Prima deviazione dal percorso autorizzato. Slalom tra le auto incolonnate in viale della Liberazione, dopodiché il pezzo di corteo ha girato a sinistra in via Melchiorre Gioia per riunirsi con l'altro spezzone.

La manifestazione è proseguita fino alla sede della Rai, dov'era previsto che terminasse, e dove si è svolto un presidio. Nel frattempo è arrivato anche Gianluigi Paragone, senatore di Italexit e già candidato sindaco di Milano (sfuggendo l'ingresso in consiglio comunale per poche decine di voti). A questo punto, contravvenendo alle 'regole' concordate con la questura, la maggior parte dei manifestanti si è incamminata per le vie laterali di corso Sempione, tra cui via Canonica, con movimenti disordinati e confronti continui con le forze dell'ordine che cercavano d'impedire al corteo di raggiungere Chinatown e altre zone con molte attività di ristorazione. All'incrocio tra via Pagano e via Paleocapa qualche momento di tensione e un ragazzo fermato.

Il tentativo di andare da Sala

Infine, un migliaio di manifestanti ha 'puntato' verso l'abitazione del sindaco Beppe Sala ma senza successo: giunti all'inizio di corso Garibaldi, i partecipanti sono stati immediatamente deviati dalla polizia lungo via Mercato e poi via Broletto, finendo nuovamente in piazza del Duomo. Quando sembrava che fosse tutto finito, una giornalista di 'Controcorrente' (Rete 4), che stava per registrare un servizio, è stata accerchiata da decine di persone che gliel'hanno impedito fischiando, urlando "giornalista terrorista" (lo slogan più intonato per tutto il pomeriggio insieme a "libertà" e "la gente come noi non molla mai") e rivolgendole gesti insultanti, come i numerosi diti medi alzati. Una signora su con l'età l'ha spintonata via per allontanarla.

"Giornalista terrorista": accerchiata cronista di "Controcorrente" | Video

I commercianti: 10 milioni persi in tre sabati

Prima del corteo, Confcommercio aveva reso noti i risultati di un sondaggio effettuato presso i propri iscritti, prevalentemente negozianti di corso Buenos Aires e del centro: in totale, si calcolano dieci milioni persi di fatturato su quasi trenta negli ultimi tre sabati di proteste (escluso il 30 ottobre). Marco Barbieri, segretario generale dell'associazione, aveva commentato che non è in discussione la libertà di protestare ma, nel contempo, si sarebbe dovuto fare senza penalizzare i commercianti, già provati dalla pandemia e dalle relative chiusure, anche in vista del periodo pre-natalizio.
 

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