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Venerdì, 19 Aprile 2024
Tra ottimismo e realtà

Crollano le vaccinazioni ma ancora 7 milioni di italiani non hanno nemmeno una dose

L'allarme di Cartabellotta: "Guarigione non garantisce immunità, troppo presto per togliere mascherine". Intanto nonostante l’entrata in vigore dell'obbligo vaccinale e l'imminente introduzione dell'obbligo di green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati scende ulteriormente

Sono ancora 7,1 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino: lo mette in evidenza l'ultimo rapporto covid redatto dalla fondazione Gimbe. Leggendo bene i dati si vede come delle persone che risultano non vaccinate 1,8 milioni avrebbero contratto l'infezione da Sars-Cov-2 da meno di 180 giorni e pertanto entro sei mesi dal contagio dovranno sottoporsi a un richiamo. "L'immunità derivante dall’infezione cala progressivamente nel tempo" ricorda Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. "Le persone entrate in contatto con il virus alzano il livello di immunità della popolazione, ma il numero di persone non protette da COVID-19 è ancora molto elevato". 

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Nonostante l’entrata in vigore dell'obbligo vaccinale e l'imminente introduzione dell'obbligo di green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati scende ulteriormente (appena 47.951 nell'ultima settimana), sintomo di come il nocciolo duro dei no-vax sia effettivamente difficile da scalfire. Nella settimana 2-8 febbraio si registra un ulteriore calo dei nuovi vaccinati: 186.744 rispetto ai 278.940 della settimana precedente (-33,1%). Di questi il 41,8% è rappresentato dalla fascia 5-11.

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Eppure i dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano l'efficacia dei vaccini, così come la sicurezza degli stessi come documentato dall'ultimo report dell'Aifa. Quanto alla necessità di nuove dose di richiamo per ora una quarta dose è in studio solo per la popolazione immunocompromessa. Quanto alla riduzione dell’efficacia vaccinale si è visto che cala a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e mentre risale dopo la somministrazione del richiamo. In particolare:

  • l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 63,3% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 39,5% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 67,3% dopo il richiamo;
  • l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dal 90,2% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’84,8% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 94,9% dopo il richiamo.

Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 40,1-73,3%), ma soprattutto di malattia grave (del 71,3-89% per ricoveri ordinari; dell’88,8-94% per le terapie intensive) e decesso (dell’83,2-92,4%).

Quanto durano gli anticorpi nei guariti dal covid e negli asintomatici

Con questi dati grazie alla vaccinazione che ha raggiunto oltre l'80% della popolazione totale l'Italia sembra avviarsi verso un lento ritorno alla normalità.

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I dati infatti mostrano chiaramente una regressione della pandemia. "I nuovi casi settimanali - dichiara Nino Cartabellotta - registrano per la seconda settimana consecutiva una netta flessione: circa 650 mila con una riduzione del 27,9% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 121.741 casi del 2 febbraio a 92.764 l’8 febbraio (-23,8%). Un dato in parte conseguente alla minore circolazione del virus, documentata dalla riduzione del tasso di positività dei tamponi, in parte al calo dei tamponi".

Tuttavia Cartabellotta mette in allertacontro "distorsioni della realtà molto pericolose perché eccesso di ottimismo e disinformazione se da un lato non aiutano a contrastare l’esitazione vaccinale, dall’altro rischiano di legittimare decisioni azzardate e rischiose, come la decadenza dell’obbligo di mascherina negli ambienti chiusi". È forse troppo presto per dire che la pandemia sia finita.

Perché ancora così tanti morti

Quello che colpisce degli ultimi bollettini sono i numeri dei morti: restano infatti sostanzialmente stabili i decessi, 2.587 negli ultimi 7 giorni, con una media di 370 al giorno in linea con la settimana precedente. Numeri, purtroppo ancora molto elevati che nelle ultime settimane hanno alimentato distorte teorie secondo le quali molti decessi di persone positive al SARS-CoV-2 sarebbero occorsi ugualmente, indipendentemente dall’infezione: teorie smentite dai dati sull’eccesso di mortalità del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera del Ministero della Salute, che risultano del tutto coerenti con i numeri ufficiali dei decessi. "La distinzione fra morti “per” e morti “con” COVID-19 - chiosa Cartabellotta - rappresenta un’inutile strumentalizzazione dei dati, perché la vera domanda da porsi è: le persone affette da altre patologie sarebbero ancora vive se non fossero state infettate dal SARS-CoV-2? I dati confermano che per la maggior parte di loro la risposta è affermativa".

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