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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Le tre novità che possono far decollare la campagna vaccinale

Il governo italiano spinge per ritardare le seconde dosi dei vaccini Pfizer e Moderna. Intanto in Europa sempre più Paesi sono pronti a dare il via libera ad AstraZeneca dopo i 65 anni. E l'11 marzo potrebbe arrivare l'ok dell'Ema a Johnson & Johnson

Dalla strategia che prevede di ritardare la seconda dose, al possibile via libera del vaccino AstraZeneca per gli over 65, fino all’approvazione del vaccino Johnson & Johnson che dovrebbe arrivare l’11 marzo. Sono tre le novità che potrebbero far decollare la campagna vaccinale in Italia e nel resto d’Europa. Iniziamo dalla prima.

Come aveva anticipato giorni da il premier Mario Draghi, il governo sta pensando seriamente di ritardare la somministrazione del richiamo per vaccinare quante più persone possibili. Un’idea ribadita oggi dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite di 'Timeline' su Sky Tg24.  Per Sileri "bisogna valutare la possibilità della singola dose per quanto riguarda Pfizer e Moderna, e fare la seconda più avanti rispetto a quanto previsto dalle linee guida, vista la carenza e il fatto che è dimostrato che la prima dose è comunque molto protettiva". Il sottosegretario ha precisato che "la decisione spetta alla Cts in seno all'Aifa. Il principio - ha spiegato - non può essere molto diverso da chi ha avuto il virus e fa il vaccino entro i 6 mesi. Una cosa è certa: si può andare oltre le 3, 4 settimane indicate".

Perché ritardare la seconda dose

"Il meccanismo si inceppa a livello regionale: alcune Regioni sono indietro - ha aggiunto Sileri - perché c'era già una sofferenza dei dipartimenti di prevenzione. Inoltre, c'è stato anche qualche 'furbetto del vaccino', che è stato vaccinato non avendone ancora diritto". Il piano, comunque, sta andando avanti: "Si tratta di resistere ancora qualche settimana", ha sottolineato il sottosegretario, ricordando la copertura garantita dai vaccini contro le varianti e un'ampia immunità assicurata dalla dose singola. Se nel caso di AstraZeneca è la stessa Aifa a raccomandare una distanza di almeno 10 settimane tra la prima e la seconda dose, il piano dell’esecutivo (su cui non tutti gli esperti sono d’accordo) è di seguire la stessa strada per Pfizer e Moderna.

Secondo i dati pubblicati ieri dal governo inglese, la protezione contro i sintomi da Covid-19, quattro settimane dopo la prima dose, variava tra il 57 e il 61% per una dose di Pfizer e tra il 60 e il 73% per il vaccino Oxford-AstraZeneca. Negli ultracinquantenni, i dati suggeriscono che una singola dose di entrambi i vaccini è efficace per oltre l'80% nel prevenire il ricovero, circa tre o quattro settimane dopo il colpo. Inoltre il vaccino Pfizer ridurrebbe dell'83% il rischio di decesso per Covid-19.

Il vaccino AstraZeneca anche a chi ha più di 65 anni?

E a breve potrebbe esserci un’altra svolta nella campagna vaccinale. Come spiega EuropaToday la Francia ha infatti dato il via libera alla somministrazione del farmaco AstraZeneca anche agli over 65. Il vaccino della multinazionale anglo-svedese era stato autorizzato per tutte le età dall'Agenzia europea del farmaco (Ema) ma nonostante questo in Italia, Germania, Francia, Spagna, Belgio, Svezia e Polonia erano state disposte delle limitazioni. In poche parole il vaccino era stato sconsigliato per diverse fasce d'età, solitamente per persone con più di 65 anni, creando così anche una forte sfiducia nella popolazione verso queste iniezioni. Ora però queste limitazioni sembrano destinate a cadere. La Germania anche dovrebbe presto seguire questa decisione. Thomas Mertens, capo della commissione tedesca per le vaccinazioni, ha detto al canale televisivo tedesco ZDF che ci sarà "una raccomandazione aggiornata" "molto presto" che "apporterà modifiche a questo punto", cioè ai limiti di età, fissati ora a 64 anni. Stessa decisione potrebbe essere presa presto dal Belgio, con il governo che cerca di "reimpostare" il suo programma di vaccinazione fortemente criticato. Per ora l’Italia non si è ancora accodata ma non è detto che non lo faccia presto.

Johnson & Johnson: il via libera dell'Ema potrebbe arrivare l'11 marzo

Novità anche sul vaccino Johnson & Johnson. Potrebbe arrivare giovedì 11 marzo il via libera europeo al farmaco monodose di Janssen, divisione farmaceutica dell’azienda americana. In quella data, "il Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp) dell'Ema dovrebbe fornirela sua raccomandazione", ha fatto sapere la stessa Agenzia europea del farmaco.

L'ente regolatorio Ue ha annunciato per l'11 marzo una "riunione straordinaria del Chmp", che si incontrerà in modalità virtuale con l'obiettivo di "valutare il vaccino Covid-19 sviluppato da Janssen-Cilag International. Lo scopo della riunione è concludere la valutazione, se possibile". L’Italia dovrebbe ricevere 7,3 milioni di dosi entro il mese di giugno: ciò vuol dire che potranno essere immunizzate circa 80mila persone al giorno. Il farmaco J&J non prevede la dose di richiamo, un fattore che consente di velocizzare molto il numero delle vaccinazioni.

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