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Sabato, 20 Aprile 2024
nuove regole

Covid, le richieste delle Regioni: "Massimo 5 giorni di isolamento per i positivi"

Nuove richieste per ridurre i giorni di isolamento per chi ha il Covid, "Lo fanno già in alcuni paesi"

Il virus evolve e cambiano anche le regole per combatterlo, adeguandole gradualmente. Ma c'è chi vuole che cambino più in fretta, ad esempio sull'isolamento dei positivi. Mentre sembra raggiunto il picco di questa ondata estiva di contagi, circa 1 un milione e mezzo di italiani si trova in isolamento a casa a causa della positività al virus. Ad oggi, si esce dall'isolamento domiciliare dopo 7 giorni e un tampone negativo. Con l'arrivo dell'autunno le cose potrebbero peggiorare e di fatto l'Italia rischia la paralisi, come visto a inizio del 2022 con la prima ondata di Omicron. Oltre le nuove regole per l'isolamento, una mano potrebbe arrivare dai nuovi vaccini "aggiornati": l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha annunciato di aver avviato la valutazione dei vaccini basati su Omicron prodotti da Pfizer e Moderna. 

Le richieste al Ministero della Salute

Continuano le richieste al Ministero della Salute per diminuire i giorni di isolamento a casa. Prima della crisi di governo il Ministero e le Regioni sembravano essere arrivati a un punto di incontro per ridurre il numero dei giorni di isolamento da passare a casa per i positivi ma le discussioni non sono più andate avanti. Ora le Regioni tornano a chiedere un intervento.

“È necessario che sia semplificata la procedura per l’isolamento dei positivi asintomatici consentendo anche senza test negativo di uscire dall’isolamento dopo cinque giorni dalla scomparsa dei sintomi. lo fanno già in alcuni paesi, non vedo perché non si possa attuare anche da noi” ha detto l’assessore alla sanità del Lazio, Alessio D’Amato. Regioni e Ministero stavano ragionando su poter eseguire il test già dopo 48 ore senza sintomi e, in caso di esito negativo, essere liberi di uscire e abbandonare l'isolamento. 

Cosa ne pensano i virologi

"Come sempre arriviamo tardi" dice all'Adnkronos Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. "Queste cose andavano fatte un mese e mezzo o 2 mesi fa, quando qualcuno già diceva di farle. Si sarebbe evitato di arrivare nella situazione di grandissima difficoltà che, lo assicuro, c'è in questo momento. Io sento ogni giorno di proprietari di strutture alberghiere, ristoranti, stabilimenti balneari, ma anche ospedali, operatori della pubblica sicurezza, persone che purtroppo non stanno andando a lavorare" perché in isolamento, "e quindi stanno mancando una serie di servizi. Naturalmente noi arriviamo sempre per ultimi, come governo, e siamo obiettivamente in ritardo".

Di diverso avviso il virologo Fabrizio Pregliasco che sebbene concordi in linea generale sul provvedimento, propone di adottarlo solo quando i casi subiranno una sensibile diminuzione. "Nel momento in cui questa onda andrà a ridursi, e ormai probabilmente ci siamo, io credo che quanto prospettato abbia un senso, nell'ottica di una convivenza con questo virus". Prima però, spiega il virologo, "dobbiamo far passare la nottata". 

Come funziona all'estero

Fuori dall'Italia, quasi ovunque le regole di contenimento del Covid sono già adesso più blande. In Spagna e Inghilterra ad esempio non è più previsto l'isolamento per i positivi, mentre in diversi altri Stati tra cui Germania e Stati Uniti i giorni di "quarantena" sono stati ridotti a cinque. Nonostante il numero delle diagnosi stia iniziando a scendere, in Italia ci sono quasi 1 milione e mezzo di persone isolate a casa perché positive al virus. Un problema che si riflette sul mondo del lavoro.

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