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Martedì, 19 Marzo 2024
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Il nuovo Dpcm marzo 2021 e Draghi che somiglia troppo a Conte

Il decreto ministeriale dovrebbe arrivare oggi ed entrare in vigore dal 6 fino al 6 aprile. La bozza rivela poche novità rispetto alla gestione precedente. Anche se nessuno grida alla "dittatura sanitaria". Forse perché un'epidemia è un'epidemia a prescindere da chi sia il presidente del Consiglio? 

Il nuovo Dpcm di Draghi dovrebbe essere varato tra oggi, lunedì primo marzo, e domani ed entrare in vigore dal 6 marzo fino al 6 aprile. Oggi dovrebbe avvenire l'ultimo confronto con le Regioni, che hanno inviato sabato le loro osservazioni sulla bozza circolata ovunque, e una nuova riunione della Cabina di Regia governativa prima della firma del decreto ministeriale, che arriverà quindi qualche giorno prima dell'entrata in vigore delle norme. 

Il nuovo Dpcm di Draghi che somiglia troppo a Conte

La questione non è da sottovalutare visto che la tempistica dei provvedimenti per l'emergenza da ora in poi sarà anticipata proprio per decisione di Draghi: servirà ai cittadini e alle attività economiche per organizzarsi per tempo, hanno spiegato da Palazzo Chigi mentre anche l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza è stata annunciata venerdì per entrare in vigore oggi, portando Lombardia, Piemonte e Marche in zona arancione e Basilicata e Molise in zona rossa, oltre che la Sardegna in area bianca. E qui ci sarebbe da discutere, visto che, come nota Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera oggi, ormai il fine settimana che precede l’entrata in fascia arancione o rossa si trasforma regolarmente in una festa di piazza con le persone accalcate fuori dai locali, i giovani ammassati in strada, i ristoranti e i bar pieni, la fila fuori e dentro i negozi.

È successo ai Navigli ed è evidente che è frutto esattamente del fatto che l'ordinanza entra in vigore da oggi: così chi voleva "festeggiare" prima della chiusura e' stato avvantaggiato dall'annuncio. "Basterebbe far entrare in vigore le ordinanze del ministero della Salute il mercoledì", sostiene il quotidiano, e aumentare i controlli nelle zone della movida. Già, ma purtroppo il governo Draghi non lo ha fatto. Per il resto, l'elenco delle restrizioni contenute nel nuovo Dpcm non è a sorpresa, anzi: 

  • Il divieto di spostamento tra le Regioni è valido fino al 27 marzo, ma è prevista una proroga per allinearlo al Dpcm (scadenza il 6 aprile). Consentiti i rientri alla propria residenza, domicilio o abitazione così come gli spostamenti motivati da esigenze lavorative, ragioni di salute o situazioni di necessità;
  • negozi chiusi in zona rossa dove rimarranno aperti solo gli esercizi commerciali di prodotti essenziali: farmacie, alimentari, ferramenta. In zona gialla e arancione tutti i negozi sono aperti. Nei weekend continuano ad essere chiusi i centri commerciali. In zona rossa sospese anche le attività di barbieri e parrucchieri; 
  • dal 27 marzo riapriranno - nel rispetto di specifici protocolli e con prenotazione online - saranno aperti cinema e teatri mentre sarà possibile andare al museo anche nei week end; 
  • si consente di andare nelle seconde case in zona gialla o arancione (anche se si trovano fuori regione) solo al nucleo familiare e soltanto se la casa è disabitata. Non si può andare nella seconda casa con amici e parenti. Non è possibile invece - a meno di urgenti e necessari motivi - se le abitazioni sono in zone rosse o arancione scuro. Sono vietati i viaggi per turismo; 
  • Nonostante l'asse Salvini-Bonaccini al ristorante e bar in zona gialla si potrà andare solo di giorno. Le regole per i ristoranti restano quelle in vigore: in zona gialla aperti fino alle 18 e fino alle 22 consentito l'asporto. A domicilio è consentito ad ogni ora. Asporto e domicilio sono consentiti nelle zone arancio e rosse. Eccezione fanno gli autogrill, oltre le 18 in zona gialla, le mense e i ristoranti negli alberghi;
  • In zona gialla viene cancellata dalla bozza del nuovo Dpcm la misura secondo cui "con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza". Nella bozza del nuovo provvedimento restano comunque "vietate le feste nei luoghi al chiuso e all'aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose"

Nuovo Dpcm Draghi 2 marzo: la stretta sulla scuola e il lockdown da evitare

Il punto che rimane ancora aperto è quello della scuola e dei congedi parentali. Il Corriere della Sera racconta oggi che dall’11 gennaio, cioè da quando si è tornati in classe dopo la vacanze di Natale, sono in rialzo i casi nella fascia dei più piccoli (0-9 anni). Si tratta quasi sempre di casi non gravi o asintomatici ma il punto è il contagio portato nelle famiglie. Per questo si pensa di chiudere le scuole nelle zone rosse: dalla materna all’Università, se il contatore dei contagi è fuori controllo, i bambini e i ragazzi dovranno stare in casa e ricorrere alla Dad.

Nelle zone arancioni potrebbero cambiare i protocolli e dovrebbe valere la regola per la quale nei comuni in cui i contagi superano i 250 su 100 mila abitanti per sette giorni, si applicano le stesse misure restrittive della zona rossa.

Ma su questo ieri le Regioni hanno fatto alcuni rilievi al testo del Dpcm che potrebbe essere ancora limato oggi e la soglia dei contagi potrebbe abbassarsi. Nelle zone gialle invece si continua come ora: elementari e medie aperte e superiori in aula al 50 per cento. L'esecutivo è al lavoro per reintrodurre quindi i congedi parentali Covid, in vigore all'epoca della prima ondata: in questo caso saranno anche per figli con più di 14 anni, ma c’è anche la valutazione dei casi di smart working per i genitori e altre situazioni particolari come quelle rappresentate da coloro che sono attivi con partita Iva. 

La bozza del Nuovo Dpcm Draghi

Il nuovo Dpcm di Draghi dal primo marzo, le scuole da chiudere e i congedi parentali

Il problema però è la Terza Ondata. Ieri, secondo il bollettino della Protezione Civile, i nuovi casi di coronavirus scoperti nel nostro Paese sono stati 17455, in diminuizione di 1.461 rispetto a quelli resi noti sabato. Ma è calato anche il numero di tamponi effettuati (molecolari e antigenici), che sono stati 66.023 in meno. Anche i decessi sono calati: 192 contro 280 di ventiquattro ore prima. E soprattutto, spiega oggi La Stampa, l’epidemia è di nuovo in fase di crescita esponenziale, come era avvenuto in ottobre, ma questa volta "il tempo di raddoppio è più basso: appena 5 giorni contro i 7 di allora, probabilmente per effetto delle varianti del virus SarsCoV2". L'indice di contagio Rt, che era rimasto a 0,99 sui dati della settimana precedente secondo il report #41 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, è pari a 1,1 secondo i calcoli del matematico Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), e del fisico Roberto Battiston dell’Università di Trento.

“È evidente che sta per arrivare la terza ondata dell’epidemia di coronavirus. Le Regioni non lo vogliono capire. I presidenti sono il maggior ostacolo all’introduzione delle misure. Da quanto tempo i tecnici hanno detto che c’è il rischio terza ondata? Avremmo dovuto fare il lockdown a Natale, questa è la verità”, spiega. E questo perché “i segnali della terza ondata ci sono tutti, la variante inglese è già al 35%, fra due settimane rischiamo 40mila casi”, aveva spiegato nei giorni scorsi Andrea Crisanti. "Il sistema a colori non ha funzionato, così come le chiusure parziali. Il virus sta infatti continuando a diffondersi, facendo le sue danze, per questo mi preoccupa la situazione di Brescia e di Perugia", gli aveva fatto eco Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano. Che oggi ad Agorà rincara la dose: "Sapevamo che avremmo dovuto fare i conti con queste nuove varianti che ci fanno prevedere un numero molto più elevato di malati: il rischio è quello di dover di nuovo fronteggiare una ondata pesante di infezioni".  Repubblica fa notare che da cinque settimane i nuovi contagi settimanali erano stabili tra 83 mila e 87 mila, ma negli ultimi sette giorni sono schizzati in alto. Sono 116.124 rispetto agli 87.435 della scorsa settimana: +32,8%. 

Sul fronte dei ricoveri non va meglio: anche qui il bilancio era in continuo miglioramento da sei settimane, potevi quasi tirare un sospiro di sollievo e invece riecco il segno più. Ieri c’erano mille persone in più in un letto d’ospedale rispetto a una settimana fa: 20.869 contro i 19.898 di domenica 21. Stesso andamento per i ricoverati nelle terapie intensive: 2.231 contro i 2.094 della settimana scorsa.

Brutto segno anche dal tasso di positività: sale considerevolmente. Ieri eravamo al 6,9% — cioè quasi sette positivi scoperti ogni cento tamponi eseguiti — contro il 5,85 del giorno precedente: è il dato peggiore dal 14 gennaio. "Sta succedendo qualcosa di simile a quanto avvenuto a ottobre, quando all’improvviso l’Rt ha iniziato a crescere, passando in 3 settimane e mezzo da 1,15 a 1,85. Allora però allora avevamo una serie di frecce al nostro arco per piegare la curva e riportarla a valori accettabili, cosa avvenuta ai primi di dicembre", ha detto proprio oggi Battiston a Repubblica. Per questo le misure contenute nel nuovo Dpcm rischiano di arrivare tardi mentre l'epidemia ha già ripreso la sua fase di crescita: una situazione simile a quella verificatasi in tante occasioni durante il governo di Conte, ma questa non è l'unica somiglianza con Draghi nella gestione dell'emergenza. 

"Il governo Draghi utilizza gli stessi Dpcm dell'esecutivo Conte per limitare la libertà delle persone e intervenire sulla vita delle imprese. Fratelli d'Italia chiede di ripristinare il confronto democratico in Parlamento e il rapporto con le istituzioni rappresentative", ha detto ieri ai Tg il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Francesco Lollobrigida. Quella che solleva il partito di Meloni è una questione tecnico-giuridica che considera i decreti ministeriali come inadatti a normare e a limitare le libertà personali, secondo una tesi che ha il suo maggior estimatore nel giurista Sabino Cassese. Draghi aveva fatto sapere di voler utilizzare lo strumento del decreto legge, che poi deve passare per il Parlamento ed essere approvato, ma secondo i rumors "non c'era tempo" nell'occasione per varare un altro decreto dopo quello della settimana scorsa. 

Visite agli amici e seconde case: cosa si può fare e non fare con il nuovo decreto

Ma ci sono anche altri elementi di somiglianza tra il governo Draghi e quello di Conte. Il ritardo con cui è stato pubblicato il primo decreto legge 23 febbraio 2021 ha ricordato quello di questi mesi di emergenza. Se le Regioni sono felici di essere state consultate e non mancano di farlo notare, tutti ricordano i vertici tra Speranza, l'allora ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e gli enti locali, che spesso finivano con i governatori pronti a raccontare tutto quello che aveva proposto il governo per l'emergenza. E anche stavolta la bozza del nuovo Dpcm è uscita dopo che è stata inviata alle Regioni. Ricapitolando, il nuovo Dpcm è pronto ma non c'è, le misure contenute arrivano mentre il contagio è già ripartito, le bozze circolano come qualche settimana fa e a parte qualche piccolo cambio di prospettiva (annunciato soltanto) la gestione dell'emergenza da parte di Draghi è molto simile, finora, a quella di Conte. Forse perché, semplicemente, nonostante le tante chiacchiere e le grida alla "dittatura sanitaria" c'è poco da fare di diverso quando un'epidemia è in corso?

Intanto oggi il Corriere pubblica un riepilogo di cosa si potrà fare e non fare con il nuovo Dpcm. Il quotidiano spiega che:

  • rimane la deroga per le seconde case: si può andare nelle seconde case se si trovano in fascia bianca, gialla e arancione. Non si può andare se la seconda casa si trova in una zona in fascia arancione scuro e in fascia rossa; ma può andare esclusivamente il nucleo familiare. In casa non possono esserci altre persone; 
  • si può ancora andare in due, con minori di 14 anni, a casa di parenti e amici ma solo una volta al giorno dalle 5 alle 22 e  senza fermarsi a dormire. Non si può andare se si vive in fascia rossa;
  • è ancora prevista la deroga per i comuni con meno di 5mila abitanti per chi abita in fascia arancione. Ma «per una distanza non superiore a trenta chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia»;

Insomma, cambia poco. Le aperture sollecitate da governatori, sindaci e rappresentanti di categoria - elencate nella lettera che la conferenza delle Regioni ha trasmesso a palazzo Chigi - non appaiono possibili visto che la curva epidemiologica non scende e le varianti del virus continuano a provocare nuovi focolai, ma il percorso per una revisione dei parametri è avviato e già dal 27 marzo alcuni settori - cinema e teatri, musei e mostre anche nel fine settimana - potranno ripartire. Insomma, cambiare un governo non è servito a cambiare un'emergenza. Forse perché un'epidemia è un'epidemia a prescindere da chi sia il presidente del Consiglio? 

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