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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cosa ci sarà nel nuovo Dpcm e nel decreto legge del 16 gennaio

Da lunedì il governo Conte aprirà il dossier delle nuove regole dell'emergenza valide fino a febbraio. Sul tavolo il prolungamento delle restrizioni, il rafforzamento della zona gialla, le limitazioni delle deroghe e il coprifuoco. Insieme alla zona bianca in arrivo. Ma...

In attesa dell'ordinanza che porterà un buon numero di regioni in zona arancione o rossa stasera e crisi permettendo, la prossima settimana il governo di Giuseppe Conte dovrà presto mettersi al lavoro sul nuovo Dpcm e/o sul decreto legge che dovrà sostituire il Dl 1/2021 del 5 gennaio, che ha prorogato le regole dell'emergenza del Dl 158/2020 e del decreto ministeriale del 2 dicembre. E mentre il piano vaccinale della Protezione Civile prosegue gli occhi sono puntati sulle decisioni dell'esecutivo in tema di restrizioni, visto che il rischio terza ondata dell'epidemia di coronavirus è in agguato proprio a causa di quello che è successo a dicembre. Su cui gli esperti (Ricciardi, Galli, Ippolito) hanno un'idea ben precisa. 

Aggiornamento: Come il nuovo Dpcm e il decreto in arrivo cambieranno le regole per le regioni in zona rossa e arancione

Cosa ci sarà nel nuovo Dpcm e/o nel decreto legge del 16 gennaio

E qui arriviamo al nuovo Dpcm e/o al decreto legge in arrivo. Secondo molti l'impostazione è già chiara ed è quella di prorogare la maggior parte delle restrizioni fino al 31 gennaio o alla metà di febbraio. Anche l'agenzia di stampa Ansa ieri ha scritto che il piano si articolerà su tre punti:

  • verrà confermato il divieto di spostamento tra le regioni e il coprifuoco alle 22, così come la chiusura alle 18 dei bar e ristoranti nelle zona gialle.
  • dovrebbero rimanere ancora chiuse palestre e piscine; di quest'ultimo aspetto si parlerà probabilmente nella prossima riunione del Cts e l'ipotesi è quella di agganciare aperture e chiusure al sistema delle fasce; 
  • non è ancora definito se rimarrà o meno la deroga per la visita a parenti e amici ma in ogni caso varranno le regole della zona gialla rafforzata, ovvero che lo spostamento sarà consentito all'interno del proprio comune. 

Quest'ultimo aspetto fa ipotizzare, per ragioni che riguardano la gerarchia delle fonti di legge, che il 16 gennaio il governo dovrebbe varare quindi un decreto legge, eventualmente accompagnandolo il giorno successivo con un Dpcm come è successo nei giorni del 2 e del 3 dicembre. Il Corriere della Sera aggiunge oggi che Il nuovo Dpcm conterrà modifiche anche sugli sport: "Il ministro Vincenzo Spadafora sta lavorando per consentire che nelle aree gialle si possa tornare ad allenarsi in forma individuale anche a calcio, basket e negli altri sport di squadra. Il ministro vorrebbe tornare alla situazione precedente al Dpcm del 4 novembre, quando gli sport erano regolati per fasceenon era ancora scattato lo stop nazionale a palestreepiscine. Ma non sarà facile superare le perplessità dei rigoristi Speranza, Boccia e Franceschini". In più nella nuova legislazione dovrebbe esordire la zona bianca proposta dal ministro della Cultura Dario Franceschini, dove:

  • non dovrebbe essere in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5 (altrimenti non avrebbe senso tenere aperti bar e ristoranti);
  • non dovrebbero esserci limitazioni all'apertura e al servizio di bar, ristoranti, pub, locali pubblici in generale; 
  • dovrebbero riaprire, con regole e limitazioni simili a quelle introdotte durante il primo lockdown, palestre e piscine attraverso un protocollo da stilare tra gli operatori e il ministero della Salute e dello Sport;
  • dovrebbero riaprire, con regole e limitazioni simili  a quelle introdotte durante il primo lockdown, musei, mostre, teatri, cinema e sale da concerto attraverso un protocollo da stilare tra gli operatori e il ministero della Salute e della Cultura. 

Su questo punto va però precisato che attualmente il governo pensa di concedere la zona bianca a quei territori che abbiano l'indice di contagio Rt sotto una certa soglia (si parla di 0,50) e, soprattutto, un'incidenza media nella popolazione al di sotto dei 50 casi ogni centomila abitanti. Attualmente l'incidenza media è a quota 135 ed è altamente probabile che il nuovo report dell'Istituto Superiore di Sanità, che dovrebbe essere pubblicato oggi, la riveda al rialzo. Quindi è altamente improbabile che qualche territorio finisca in zona bianca prima della scadenza dello strumento legislativo che la prevede (che dovrebbe essere intorno alla metà di febbraio). Quella della zona bianca dovrebbe essere soltanto la promessa di un Eden che si concretizzerà però soltanto quando la circolazione del virus sarà enormemente ridotto rispetto a ora. Sognare, però, non costa nulla. E questo la politica lo sa benissimo.

Le regioni a rischio zona rossa o arancione da lunedì sono dodici

La stretta del 15 gennaio e la zona gialla rafforzata (basteranno)

Ma per provare a prevedere se queste misure saranno efficaci bisogna tornare alla questione iniziale: cosa è successo nell'ultimo mese dell'anno? Repubblica fa sapere che eri il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del Cnr-Iac ha rivelato un’analisi basata sui posti occupati in terapia intensiva nei reparti Covid-19. Negli ultimi sette-dieci giorni, fra le 11 Regioni e province autonome che sono state gialle almeno per un periodo a novembre, 9 mostrano trend di crescita e 2 di stasi e nessuna di decrescita. Tra queste il caso peggiore è quello del Veneto, che anche grazie a un sistema sanitario in grado di garantire posti letto a sufficienza e per lo screening nella popolazione dei primi mesi del 2020, sembrava che stesse affrontando la seconda ondata meglio degli altri. Poi le cose sono cambiate: il trend dei positivi ha cominciato prima a crescere e poi a galoppare, mentre l'occupazione dei posti in terapia intensiva è diventato via via più preoccupante. 

Eppure la regione è rimasta in zona gialla fino alla stretta di Natale 2020 e secondo il presidente Luca Zaia questo ha instillato nella popolazione la falsa credenza che il coronavirus nella regione fosse stato sconfitto. Tanto che le persone non hanno più rispettato in maniera pedissequa le restrizioni e questo ha portato alla ripresa dell'epidemia fino alla situazione attuale, che vede la regione ai primi posti per l'indice di contagio Rt ma soprattutto a un'incidenza di casi ogni centomila abitanti altissima: attualmente è a quota 969 ma il numero si riferisce alla settimana tra il 21 e il 27 dicembre: non è detto che il nuovo report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero, atteso per oggi, non riporti un ulteriore aumento della casistica. 

Ma è anche vero che l'epidemia non corre soltanto in Veneto e qui entra in gioco un altro fattore: il cashback. In molti hanno notato che i risultati della recrudescenza seguono temporalmente il varo da parte del governo degli incentivi all'acquisto nei negozi per il periodo pre-natalizio. Vera o falsa che sia quest'ipotesi, è certo che il virus circola con la circolazione delle persone e quindi ogni spinta alla circolazione delle persone si traduce in una spinta alla circolazione del virus. E sicuramente non c'era bisogno del cashback per invitare le persone a fare acquisti a Natale. 

Il teorema Ricciardi

Poi c'è il teorema Ricciardi. Il professore di Igiene e consigliere del ministro della Salute Speranza ieri in un'intervista al Messaggero è tornato, come una moderna Cassandra, a predicare un lockdown di due mesi durante il piano vaccinale, ma soprattutto ha fatto notare che bisogna anticipare il coronavirus, non andare all'inseguimento delle curve in crescita: "Questo stato di emergenza per altri sei mesi è necessario ma va colto in funzione dell’evidenza scientifica che ci dice una cosa ormai chiara: le misure per fermare la trasmissione di Sars-Cov-2 vanno mantenute in maniera coordinata sul territorio italiano e in modo comprensibile ai cittadini. Bisogna cercare di anticipare il virus, non inseguirlo. La sfida di oggi è questa e noi non ci stiamo riuscendo. Le istanze che, come scienziati, rappresentiamo al ministro della Salute e che lui a sua volta rappresenta al Parlamento scontano dei compromessi al ribasso che non riescono a gestire questa situazione. I provvedimenti vanno presi nella maniera giusta al momento giusto". Oggi a fargli eco è Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano e primario del Sacco, in un'intervista a Repubblica: "Quando prima del 24 dicembre ci si arrabbiava per la riapertura e l’assalto allo shopping natalizio non era per rovinare i commercianti. Quei pochi giorni di libera hanno determinato questi dati". Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le Malattie infettive Spallanzani di Roma, ad Agora' su Rai3 invece oggi dice: "Noi abbiamo riavuto un 'picchetto' tra il 30 dicembre e 2 giorni fa... Abbiamo aumentato del 30% il numero dei positivi e questo è l'effetto della grande riapertura e forse di qualche stravizio natalizio". 

E che il ragionamento di Ricciardi, Ippolito e Galli sia valido ce lo dice la storia recente: quando in estate è partita la movida mentre alcuni eminenti scienziati ci dicevano che la situazione era sotto controllo e non c'era più nulla da temere o quasi (a proposito, avete notato che nel frattempo tutti loro hanno cambiato idea senza ammettere errori o sono stati colpiti da improvvisa afonia?) il coronavirus ne ha approfittato ed è partita la seconda ondata, che stavolta però ha colpito più uniformemente l'intera Italia: "merito" proprio degli spostamenti che il governo, subissato dalle critiche di politici che oggi hanno dimenticato la password di Facebook, ha finito per incentivare spaventato dai sondaggi che lo davano in caduta. Oggi i morti della seconda ondata sono politicamente sulla coscienza di tutte e tre le categorie. Intanto Galli chiude la sua intervista con una frase assai significativa: "Le misure sono come le diete, se fai una cosa rigida ma breve e riapri subito ti trovi nei guai". Con il nuovo decreto legge e con il Dpcm lo scopriremo presto. 

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