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Martedì, 19 Marzo 2024
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Nuovo Dpcm Draghi 2 marzo: la stretta sulla scuola e il lockdown da evitare

Il primo decreto ministeriale del governo vedrà la luce oggi. Ma prima l'esecutivo deve decidere se le scuole verranno chiuse nelle zone rosse o anche in quelle arancioni. Mentre c'è chi chiede una stretta anche su altre attività. E sul tavolo c'è anche la proposta di lockdown totale

Il nuovo Dpcm di Mario Draghi verrà firmato oggi 2 marzo dal presidente del Consiglio. Il decreto ministeriale conterrà una serie di restrizioni valide dal 6 marzo fino al 6 aprile (qui in breve): in zona rossa chiuderanno i barbieri parrucchieri e soprattutto tutte le scuole, anche asili, elementari e medie. Prima dell'ok però ci sarà un'altra riunione della cabina di regia dei ministeri interessati (alle 9 e 30 di stamattina) e un ultimo punto con le Regioni. Mentre c'è chi, è il caso del ministro della Salute Roberto Speranza, dice che potremmo essere all'inizio di un'impennata che potrebbe portarci al lockdown e che bisogna dire la verità ai cittadini. E Salvini auspica che questo sia l'ultimo Dpcm e che da domani in poi si torni ai decreti legge per l'emergenza.  

Nuovo Dpcm Draghi 2 marzo: la stretta sulla scuola e il lockdown da evitare

È intanto al via a palazzo Chigi il vertice sul dpcm 6 marzo. Presieduto dal premier Mario Draghi, partecipano il capo del Cts Agostino Miozzo, il presidente del Css Franco Locatelli, i ministri competenti e i capidelegazione. Alle 12 è convocata la cabina di regia governo-enti locali. Il problema rimasto sul tavolo del governo Draghi prima dell'approvazione del nuovo Dpcm è quello della scuola. Nella riunione di ieri sera si sarebbero recepite le indicazione del Comitato Tecnico Scientifico sulla chiusura di tutti gli istituti in zona rossa e sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, se si raggiungono 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse. Mentre alcuni governatori, vedi Luca Zaia in Veneto, sostengono che chiudere solo gli istituti scolastici in zona rossa non è sufficiente per frenare la corsa del virus spinto dalle nuove varianti, la serrata delle scuole e il passaggio alla didattica a distanza nelle zone rosse del paese è di fatto già decisa. A confermarlo, lasciando la riunione, è il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che aggiunge che ci "saranno evoluzioni".

Ma c'è un problema: i ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, nonché il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, sarebbero sulla stessa linea: che senso ha chiudere le scuole in area arancione quando si tengono aperti i centri commerciali, ad esempio? Prima di decidere strette in questa direzione, allora vanno chiusi altri possibili rubinetti di contagio, è il ragionamento. Le divisioni tra ministri al tavolo, sostanzialmente, hanno visto la forzista Maria Stella Gelmini e il leghista Giancarlo Giorgetti dalla stessa parte. Perché la renziana Elena Bonetti, raccontano, ha sposato la stessa linea di Bianchi, Speranza, Franceschini e Patuanelli. Giorgetti e Gelmini, invece, vorrebbero che eventuali misure restrittive fossero circoscritte al mondo della scuola, lasciando aperti gli esercizi e le attività commerciali e non apportando modifiche alla bozza di Dpcm sul tavolo. Per il resto, l'elenco delle restrizioni contenute nel nuovo Dpcm non è a sorpresa, anzi: 

  • Il divieto di spostamento tra le Regioni è valido fino al 27 marzo, ma è prevista una proroga per allinearlo al Dpcm (scadenza il 6 aprile). Consentiti i rientri alla propria residenza, domicilio o abitazione così come gli spostamenti motivati da esigenze lavorative, ragioni di salute o situazioni di necessità;
  • negozi chiusi in zona rossa dove rimarranno aperti solo gli esercizi commerciali di prodotti essenziali: farmacie, alimentari, ferramenta. In zona gialla e arancione tutti i negozi sono aperti. Nei weekend continuano ad essere chiusi i centri commerciali. In zona rossa sospese anche le attività di barbieri e parrucchieri; 
  • dal 27 marzo riapriranno - nel rispetto di specifici protocolli e con prenotazione online - saranno aperti cinema e teatri mentre sarà possibile andare al museo anche nei week end; 
  • si consente di andare nelle seconde case in zona gialla o arancione (anche se si trovano fuori regione) solo al nucleo familiare e soltanto se la casa è disabitata. Non si può andare nella seconda casa con amici e parenti. Non è possibile invece - a meno di urgenti e necessari motivi - se le abitazioni sono in zone rosse o arancione scuro. Sono vietati i viaggi per turismo; 
  • Nonostante l'asse Salvini-Bonaccini al ristorante e bar in zona gialla si potrà andare solo di giorno. Le regole per i ristoranti restano quelle in vigore: in zona gialla aperti fino alle 18 e fino alle 22 consentito l'asporto. A domicilio è consentito ad ogni ora. Asporto e domicilio sono consentiti nelle zone arancio e rosse. Eccezione fanno gli autogrill, oltre le 18 in zona gialla, le mense e i ristoranti negli alberghi;
  • In zona gialla viene cancellata dalla bozza del nuovo Dpcm la misura secondo cui "con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza". Nella bozza del nuovo provvedimento restano comunque "vietate le feste nei luoghi al chiuso e all'aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose". 

Ma se sulle misure anti-Covid lo schema di gioco resta lo stesso, sul piano vaccinale il governo, Draghi in primis, devono imprimere una accelerazione decisiva. Perché l'uscita dall'angolo per il paese passa da lì, dalla corsa per raggiungere l'immunità di gregge prima possibile. La sostituzione di Arcuri va letta in tal senso. Perché se è vero che l'ex numero uno della Bce preme per avere una risposta più incisiva dall'Europa sul numero di dosi, altrettanto vero è che ci sono fiale rimaste nei frigo, inutilizzate. Un errore che da molti viene considerato imperdonabile. E che Borrelli e Arcuri (defenestrato ieri: una vittoria di Salvini e Renzi) sembrano aver pagato a caro prezzo.

La bozza del Nuovo Dpcm Draghi

Nuovo Dpcm marzo 2021: quali scuole verranno chiuse?

Il governo Draghi va quindi verso un provvedimento "automatico", che preveda la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in zona rossa ma anche in ogni territorio (regionale, provinciale o comunale) in cui il contagio dovesse raggiungere la quota di 250 casi settimanali per 100.000 abitanti. Dalla scuola arriva un sostanziale ok alle chiusure in zona rossa: "La didattica non va necessariamente interrotta — ha detto il capo dell'Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli — ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, significa tenere aperte le scuole per una questione di facciata". Il Corriere della Sera però spiega che ura i governatori c’è anche chi vorrebbe chiudere le scuole in zona arancione, ma soprattutto nessuno vuole inserire il parametro del numero dei contagi per abitanti (si è parlato di 250 per 100 mila per sette giorni) perché potrebbe penalizzare chi fa più tamponi. 

Il quotidiano però racconta anche che il ministro Speranza è preoccupato per l'evoluzione dell'epidemia e per la richiesta dei colleghi in maggioranza (vedi alla voce Matteo Salvini, ma in lista ci sono anche molti governatori) di andare verso nuove riaperture. Secondo i rumors Speranza è convinto che potremmo essere all'inizio di una nuova impennata e in pubblico ha detto che "bisogna avere il coraggio di assumere decisioni coerenti rispetto alla sfida che abbiamo davanti". Ovvero ha preconizzato una nuova stretta. Nessuno usa la parola lockdown, ma il rischio concreto è che il sistema a tre colori finisca per dipingere in breve tempo di rosso tutta l'Italia. 

Ed ecco le «settimane molto complicate» del monito di Speranza... Se potesse, il ministro chiuderebbe ancora. Dal primo giorno di pandemia è rimasto immobile sulla mattonella del rigore e di certo non cambierà idea adesso, tormentato com’è dal balzo del tasso di positività al 7,7% e dalle curve di quella variante inglese che il 4 febbraio era al 18% e questa settimana sarà «più che raddoppiata».

Per valutare la situazione italiana l’Istituto superiore di sanità sta facendo un sondaggio sui tempi in cui la variante inglese può diventare prevalente anche in Italia, con il rischio di complicare la campagna vaccinale. Repubblica invece segnala che la crescita settimanale degli infetti è attualmente al 32% mentre ieri ad aver superato i 250 casi ogni 100mila abitanti erano Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, le province di Trento e Bolzano. Ma di queste solo Bolzano (peraltro su sua richiesta) è in rosso, mentre la Campania è in zona arancione:

Sette Regioni però sono già tornate con la didattica a distanza, ad Ancona ieri il sindaco ha chiuso tutte le scuole e solo il 16% dei docenti ad oggi è vaccinato. Che fare, allora? Considerare questa la soglia automatica per chiudere le scuole o per chiudere altro? Interrogativo complicato soprattutto se la risposta dovesse comportare una ridiscussione del Dpcm.

Intanto però il bollettino della Protezione Civile dice che ieri i casi diagnosticati in Italia sono stati 13.114, circa 3.500 in più di lunedì scorso. Le Regioni più in difficoltà sono il Friuli-Venezia Giulia (+57%), il Piemonte (+47,8%), la Lombardia (+46,9%), la Campania, il Veneto e l’Emilia-Romagna (+42%). A migliorare sono solo Umbria e Provincia di Bolzano, che tre settimane fa erano in crisi e hanno dato vita a zone rosse. Per questo si attende con ansia il report #42 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, che venerdì potrebbe mandare in zona arancione e in zona rossa molte regioni. 

Quando uscirà il nuovo Dpcm di Draghi

E visto che il sistema di monitoraggio è in ritardo di una settimana, gli effetti della grande crescita dei contagi si vedranno nei dati elaborati il 12 marzo, che produrranno le ordinanze ministeriali dal 15. Due settimane di vantaggio per il coronavirus. E per le varianti: quella inglese sta provocando già la metà dei contagi, ma crescono anche la brasiliana e la sudafricana. La Stampa spiega che se alla fine le chiusure ci saranno, sia pure chirurgiche fuori dalle regioni rosse, questo si deve alla forza dei numeri dello studio dell’Iss, che lo stesso Speranza ha sciorinato perorando la causa del rigore:

Il “focus sull’età evolutiva” elaborato dall’Istituto mostra infatti che dall’8 febbraio tra i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 19 anni l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti è diventata maggiore di quella riscontrata in qualsiasi altre fascia di età.

L'agenzia di stampa Agi intanto ieri ha raccontato le richieste delle Regioni al governo Draghi in vista del nuovo Dpcm. Tra queste, il Friuli Venezia Giulia chiede che "le lezioni individuali in palestre e piscine" siano consentite. "Devono avvenire su prenotazione effettuata almeno 24 prima. Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio".

E ancora: la provincia autonoma di Trento chiede di "prevedere l'apertura dei servizi alla persona (parrucchieri, estetisti, toelettatura animali) in zona rossa", così come il Molise e l'Abruzzo. Le Regioni Piemonte e Molise chiedono di "autorizzare esplicitamente gli alberghi a servire i pasti ai propri clienti anche nelle zone arancioni e rosse". Da qui la proposta di emendare il Dpcm inserendo che "i clienti delle strutture ricettive prive del servizio di ristorazione possono consumare i pasti (colazione, pranzo e cena) presso altre strutture ricettive con le stesse convenzionate". E che resti "consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati". L'Abruzzo chiede che non ci siano limitazioni agli allenamenti dei maestri di sci. 

Perché il ministro Speranza vuole una nuova stretta

Insomma, sembra proprio che nessuno si sia ancora reso conto della gravità della situazione. Intanto Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza, in un editoriale firmato per Avvenire ha sintetizzato in sei punti la sua proposta di lockdown totale per un tempo limitato allo scopo di uscire dall'emergenza coronavirus. Una "strategia per il ritorno ad un equilibrio accettabile, quella della eliminazione della trasmissione virale, in grado di riportare i cittadini ad una vita pressoché normale" e di "recuperare le perdite economiche causate dalla pandemia", che dovrebbe durare per un mese e mezzo. La strategia prevede di: 

  • Definire le zone "protette" da liberare; 
  • Attivare una campagna di comunicazione e motivazione per l'implementazione della strategia;
  • Realizzare un lockdown di 4-5 settimane insieme a misure di supporto e protezione economica;
  • Convertire alberghi ed altre strutture in residenze per isolamento e quarantena;
  • Porre in quarantena in queste strutture i viaggiatori che arrivano dall'esterno delle zone protette.
  • Riaprire tutte le attività nelle Zone verdi liberate dal virus (Green Zones).

L’adozione efficace di questa strategia "necessiterebbe di una decisione convinta da parte dei governi" o di un "percorso dal basso, promosso da città, province, regioni o paesi che siano pronti a fare quello che è necessario per eliminare il coronavirus". Quando uscirà il nuovo Dpcm di Draghi si vedrà che siamo abbastanza lontani da questo scenario. L'impianto del dpcm resta quello comunicato già venerdì alle Regioni: chiusura serale per bar e ristoranti, stop agli spostamenti (già disposta con decreto legge), con l'eccezione della riapertura di cinema e teatri dal 27 marzo, anche se gli esercenti del cinema (Anec) sottolineano che è solo "un primo passo simbolico, non la ripartenza del settore". Un tavolo con le Regioni aprirà poi la discussione sui parametri da adottare per il futuro per distinguere le aree rosse, arancioni e gialle: per ora i criteri non cambiano. Ma intanto l'epidemia torna a correre. E se è vero che ci aspetta un marzo in cui i casi continueranno ad aumentare, allora questo significa che anche il governo Draghi, così come quello di Conte, si è rassegnato a inseguire il virus invece che a cercare di prevenirlo. 

Intanto nella camera di consiglio del 10 marzo prossimo, i giudici della Corte Costituzinale si pronunceranno sull'ammissibilità dei conflitti di attribuzione tra poteri sollevati dai deputati Vittorio Sgarbi e Sara Cunial in relazione a numerosi atti - decreti legge, dpcm, decreti e ordinanze ministeriali , per i quali, solo se saranno dichiarati ammissibili, ci sarà nelle prossime settimane l'esame nel merito. Nel suo ricorso, Sgarbi lamenta la violazione degli articoli 76 e 77 della Costituzione in tema di delega legislativa e, inoltre, chiede alla Corte di sollevare dinanzi a sé una questione di costituzionalità per dichiarare l'incostituzionalità dei provvedimenti. Nel ricorso di Cunial, infine, si lamenta la lesione delle prerogative di parlamentare: il conflitto riguarda i dpcm e i decreti e le ordinanze ministeriali sull'emergenza Covid ed è stato sollevato per la declaratoria di incostituzionalità di 23 decreti legge. 

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