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Martedì, 19 Marzo 2024
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Il nuovo Dpcm entro il 9 novembre per fronteggiare lo Scenario 4 e il lockdown in Italia

Il premier predisporrà una ulteriore stretta con chiusure delle attività commerciali, ulteriori incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, probabilmente con il ricorso all'autocertificazione

Giuseppe Conte è al lavoro su un nuovo Dpcm che sarà pubblicato la prossima settimana entro il 9 novembre e che porterà ulteriori restrizioni nella vita sociale per evitare il lockdown totale. Il presidente del Consiglio predisporrà una ulteriore stretta con chiusure delle attività commerciali, ulteriori incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, probabilmente con il ricorso all'autocertificazione. 

Il nuovo Dpcm entro il 9 novembre per fronteggiare lo Scenario 4

Il tutto servirà a fronteggiare il cosiddetto Scenario 4, ovvero la "Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5)": dal 14 ottobre alcune regioni sono vicine o sopra la soglia di 2: Lombardia, Piemonte, Campania, Liguria, Umbria e Valle d'Aosta. Ovvero hanno uno scenario di Rt sopra 1,5 da tre settimane e questo prevede le restrizioni territoriali che però gli enti locali per ragioni di consenso non vogliono mettere in campo.

Dpcm entro il 9 novembre: come sarà il nuovo lockdown

Il tutto accade mentre il bollettino della Protezione Civile ieri riportava quasi 27mila nuovi casi e sfondava la quota di 300mila attualmente positivi, livelli mai raggiunti durante la prima ondata. Sono 115 i nuoi posti occupati in terapia intensiva, mentre 15.964 persone sono ricoverate nei reparti Covid (+983). Per questo i giornali oggi spiegano che è in arrivo un nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri entro il 9 novembre con due opzioni sul tavolo:

  • la prima è quella più drastica ovvero chiudere tutto per almeno un mese lasciando aperte soltanto le fabbriche, le scuole materne e quelle elementari e i negozi dei generi di prima necessità rendendo possibile muoversi da casa se non per motivi validi e validati con l'autocertificazione; sarebbe una situazione molto vicina al lockdown totale;
  • la seconda prevede invece chiusure a livello regionale e comunale, incentivi allo smart working nel pubblico e nel privato e paletti per gli spostamenti interregionali, sempre con l'autocertificazione;

Modulo autodichiarazione 22 ottobre 2020 per Lazio, Campania e Lombardia: scarica qui il Pdf

L'ipotesi, che circolava sottotraccia già da alcuni giorni, è finita sui giornali ieri e oggi viene ulteriormente dettagliata. Repubblica, in articolo di Tommaso Ciriaco, scrive che la data di lunedì 9 novembre (che sarebbe quella limite in cui entrerebbero in vigore le nuove misure) è "a conoscenza di alcuni vertici della pubblica amministrazione, che hanno iniziato ad attrezzarsi per questa eventualità": 

L’ipotesi più probabile, allora, è che la prossima settimana l’esecutivo metta sul tavolo nuovi interventi, sfruttando il voto alle Camere del 4 novembre sulle comunicazioni di Conte. Verrebbe così salvaguardata la festività religiosa del 1-2 novembre. Le misure potrebbero partire dal fine settimana, forse sabato 7.

Potrebbe trattarsi di una limitazione ulteriore alle attività commerciali (totale o oraria), un’ulteriore spinta verso lo smart working, forse anche il ritorno all’autocertificazione e ulteriori paletti agli spostamenti interregionali. Si vedrà. L’idea di Palazzo Chigi, però, resta quella di evitare la chiusura delle scuole medie ed elementari.

Quelli che vogliono far fuori Conte durante l'emergenza

Un Dpcm entro lunedì 9 novembre per scongiurare il lockdown in Italia

La Stampa, in un articolo a firma di Paolo Russo, conferma che il giorno segnato sul calendario con il cerchio rosso è il 9 novembre, mentre il modello più cogente a cui sembra volersi rifare il premier è quello francese:

Per quella data un nuovo dpcm chiuderebbe tutto, probabilmente per un mese, lasciando aperte fabbriche, scuole materne ed elementari, aziende agricole, negozi alimentari, farmacie ed altri esercizi che vendono beni essenziali.

Non ci si potrebbe muovere da casa propria senza un’autocertificazione che ne attesti la necessità per motivi di lavoro, salute o per fare la spesa.

Perché questa accelerazione? Come abbiamo spiegato, uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero consegnato al governo dice che l'Italia sta andando verso lo scenario 4, quello più grave e l'allarme è alto per 5 regioni — Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta — e per la provincia autonoma di Bolzano. Sorvegliata speciale Milano, subito dopo c'è Napoli. Nel testo dello studio, riportato oggi tra gli altri dal Corriere della Sera, si legge che «in uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte regioni siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie regioni, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato». E infine: «Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive». Per questo il premier ora ha davanti tre opzioni che rappresentano tre diverse proposte di restrizioni:

  • la prima sono i lockdown territoriali, limitati ai centri urbani più in crisi: a prima vista sembra semplice, in realtà si tratterebbe di chiudere grandi città come Milano, Napoli, Torino e Roma;
  • la seconda restrizione è la chiusura dei confini regionali;
  • la terza è la chiusura di tutte le scuole con l'estensione della didattica a distanza a ogni tipo di istituto;

Se a queste restrizioni si aggiunge il divieto di mobilità e la chiusura delle attività essenziali si preconizza un nuovo lockdown in Italia. Purtroppo la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente: "Non è finita finché non è finita". E la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, in un intervento pubblicato dal quotidiano Leggo, torna all'attacco del premier: "Il governo continua a fare da solo e con il suo ultimo Dpcm condanna a morte interi settori produttivi e filiere e mette a rischio milioni di posti di lavoro: ristorazione, sport, mondo dello spettacolo e turismo sono in ginocchio. Categorie e lavoratori delusi, disperati e arrabbiati che chiedono solo di lavorare e ai quali Fratelli d'Italia sta dando voce con un presidio permanente a pochi passi dal Parlamento. Conte e i suoi ministri"

Intanto ieri oltre 300 persone in piazza ieri sera a Domodossola (VCO) contro l'ultimo Dpcm del governo. Ristoratori, baristi, imprenditori, dipendenti del settore pubblico e privato hanno manifestato pacificamente nella piazzetta antistante Palazzo Mellerio, dove era in corso il consiglio comunale di Domodossola. Alla manifestazione anche Massimo Sartoretti, presidente di Ascom, reduce dalla manifestazione tenutasi a Torino. E' intervenuto anche il sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi, per ricordare che ''il Comune può fare ben poco anche se cercherà di stare vicino alla comunità, ma che occorre capire che la situazione sanitaria è drammatica''. Anche a Taranto si è protestato contro il Dpcm: inizialmente c'è stato un presidio in via Mignogna, nelle adiacenze di piazza Immacolata, a cui ha partecipato un migliaio di persone e durante il quale si sono alternati gli interventi dal palco. Poi un nutrito gruppo di manifestanti si è spostato in piazza Castello, oltrepassando il ponte girevole, e ha bloccato la strada davanti al Municipio impedendo il passaggio dei veicoli. Alcune auto hanno fatto inversione di marcia e sono tornate indietro controsenso. Poi è arrivato un camion che ha dovuto arrestare la marcia rimanendo fermo sulla carreggiata fino al termine del blocco. Diversi manifestanti erano senza mascherina o la portavano sotto il mento. Presenti anche molti ragazzini. Durante il sit-in sono stati scaditi slogan contro il presidente del Consiglio, il presidente della Regione e il sindaco. Tra i cartelloni esposti ce n'era uno con la scritta: "Dpcm uguale Debiti, perdite, chiusure e massacro".

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