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Martedì, 19 Marzo 2024
Cosa cambia

Nuovo Dpcm: la lista dei negozi aperti a tutti (anche senza Green Pass) dal 1° febbraio e il rebus asintomatici

L'ultimo decreto Covid stabilisce che servirà il certificato base per entrare nelle attività commerciali, con l’esclusione di "quelle necessarie per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali", rimandando la decisione a un nuovo provvedimento: così la lista dei negozi aperti a tutti diventa un punto di domanda: niente codici Ateco. Intanto le Regioni chiedono di considerare casi solo i sintomatici per allontanare la zona arancione

Tra poco più di 15 giorni, dal 1° febbraio 2022, servirà il Green Pass semplice (quindi quello con il risultato negativo di un tampone) anche per entrare negli uffici pubblici, alla posta, in banca e nei negozi. Ma - ovviamente - ci sarà sempre una lunga serie di attività per le quali non sarà richiesto nessun certificato. Già, ma quali saranno? Per ora non è chiaro. Ci sono dei punti fermi. Per fare la spesa al supermercato, andare in farmacia, dal medico di base o dal veterinario non servirà il Green Pass, mai. Ma per tutto il resto? Vediamo come stanno le cose. 

Nuovo Dpcm: arriverà la prossima settimana

E' in arrivo, probabilmente la prossima settimana, un nuovo Dpcm: ci sta lavorando il governo. Il decreto non è un fulmine a ciel sereno: lo prevede espressamente il decreto Covid varato dal governo il 5 gennaio con nuove misure per contrastare la pandemia (lo stesso che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50). Quel decreto ha messo qualche punto fermo, ma non basta: stabilisce senza ombra di dubbio che fino al 31 marzo è consentito esclusivamente ai soggetti in possesso di certificazione verde Covid-19 (tampone antigenico rapido o molecolare con risultato negativo) l'accesso ai "servizi alla persona" (dal 20 gennaio) e "ai pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari, attività commerciali»" (dal 1° febbraio) con l’esclusione di "quelli necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona".

L'ultima frase è quella più critica. Quali sono le arrività, dunque i negozi necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie? Il terreno rischia di essere scivoloso. Secondo quel che trapela, a differenza che in passato non si dovrebbe procedere in base ai codici Ateco (lo scrive oggi il Sole 24 Ore). Si cercherà, invece, "di tutelare le esigenze per ambiti: alimentazione (supermercati e alimentari), sanità (farmacie, ospedali, ambulatori dei medici di base), giustizia e pubblica sicurezza (sarà possibile fare una denuncia se si è vittime di reato senza dover esibire la certificazione verde)".

Il dibattito e il confronto tra ministeri e vari uffici è spalancato. Sì, c'è una bozza: il ministero dello Sviluppo economico avrebbe chiesto di aggiungere ulteriori attività a quelle che resteranno aperte per tutti, vaccinati e non, col Green Pass e senza: tabacchi, edicole, librerie e negozi di giocattoli. Serve una mediazione, l'ennesima. 

La deroga riguarderà secondo la Stampa tre settori, codici Ateco o meno: quello delle esigenze alimentari, sanitarie e la giustizia. Si entrerà senza tampone in negozi alimentari, supermercati, edicole e tabaccherie. Per «esigenze sanitarie urgenti e indifferibili» si potrà entrare anche in ospedali, ambulatori, farmacie e studi dentistici. Nei palazzi di giustizia gli unici esentati saranno "i testimoni e le parti del processo", quindi imputati e vittime dei reati. Senza Green Pass si può andare a esporre denuncia al commissariato o in una stazione dei carabinieri. Tutto questo fermo restando l'obbligo di vaccinazione per gli over 50. Da parrucchiere, barbiere ed estetista invece si entra solo se si ha almeno il tampone negativo.

Tamponi in parafarmacia? Non se ne farà nulla

Qualche ora fa sul Green Pass la maggioranza che sostiene il governo Draghi è sata battuta in Senato, dove è in discussione per la sua conversione in legge, il decreto che prevede tra l’altro la certificazione rafforzata: nella commissione Affari costituzionali un emendamento proposto da Gianluca Castaldi (M5S) e che aveva ricevuto il parere positivo del governo e del relatore del provvedimento (Nazario Pagano, Forza Italia) è stato respinto con 13 voti contrari e 11 favorevoli. Si chiedeva una cosa apparentemente di buon senso, ovvero consentire alle parafarmacie di fare test molecolari e antigenici rapidi anti-Covid. Contro la modifica si è schierato tutto il centrodestra, con il supporto decisivo di Italia viva. "La bocciatura di quell’emendamento va tutto a danno dei bisogni e delle necessità dei cittadini, nonché della credibilità della politica: in una fase come questa si dovrebbe essere parte della soluzione e non dei problemi. Per il Movimento non finisce qui" assicura Giuseppe Conte. Sul pasticcio dei tamponi vietati in parafarmacia, una dinamica tutta italiana, abbiamo già scritto in passato.

"Un lobbismo senza vergogna. Farmacisti che hanno una laurea come gli altri non possono fare i tamponi mentre la gente è in coda. E poi parlano di liberalizzazioni", twitta Pier Luigi Bersani.

Via gli asintomatici dal conteggio dei casi?

Con 200mila casi al giorno, il tracciamento è saltato ovunque. Le Regioni preparano una lettera per il ministero e l’Istituto superiore di sanità dove si chiede di cambiare alcune misure. E cioè di considerare casi solo i sintomatici, di togliere il tampone di fine quarantena per chi non ha sintomi e rivedere le regole per le scuole elementari.

Gli assessori alla Salute delle Regioni punterebbero dunque a modificare la definizione di caso, che andrebbe allineata alle prese di posizione dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie: va ufficializzato quando c’è la positività al tampone ma anche dei sintomi o comunque segni compatibili con il Covid. "Se passa l’idea delle Regioni - scrive Repubblica -  i casi del conteggio giornaliero sarebbero solo quelli delle persone sintomatiche, che oggi rappresentano una minoranza, circa il 30% dei positivi. Grazie al vaccino infatti è diventato molto alto il numero di coloro ai quali l’infezione non dà alcun problema. Si tratterebbe di un cambiamento diverso rispetto a quello proposto da chi vorrebbe eliminare il bollettino giornaliero dei casi, semmai limitandolo a un conto settimanale".

La Lombardia partirà già domani e le altre Regioni, Piemonte in testa, sono pronte a seguirla, scorporando dai ricoveri Covid quel terzo di pazienti entrati per altre patologie che hanno scoperto di essere positivi con il tampone di ingresso negli ospedali. Una mossa che allontanerebbe in un sol colpo lo spettro del passaggio in arancione. "La Regione Lombardia - si specifica in una nota - sarà in grado di distinguere all'interno dei "ricoveri Covid positivi" dei propri ospedali, quali ricoveri afferiscono direttamente a una patologia "Covid-dipendente" (polmoniti e gravi insufficienze respiratorie) e quali invece si riferiscono a pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi riscontrati positivi al tampone pre-ricovero". Dunque, chi entra in ospedale con una patologia primaria preponderante e in seguito a tampone viene trovato positivo al coronavirus ma non ha insufficienza respiratoria, non sarà più conteggiato tra i positivi. Ma servirebbe uniformità sul territorio nazionale, altrimenti il caos è davvero dietro l'angolo. Non a caso, nonostante la volontà di "dare una rappresentazione più realistica e oggettiva della pressione sugli ospedali causata dal Covid", per ora, non avendo ancora ricevuto nuove indicazioni in tal senso dal Ministero, dalla Lombardia "il flusso trasferito sarà ancora "unico", privo quindi della distinzione sopra specificata". Insomma, siamo ai preliminari. 

Le Regioni chiederanno anche di smettere di connteggiare come caso Covid chi viene ricoverato per un’altra patologia e poi scopre di essere positivo grazie ai controlli dei reparti. Se tali pazienti non verranno contegiati per le soglie che portano ai cambi colore, la zona arancione e rossa si allontanerebbe per tutta Italia. Staremo a vedere. 

Perché eliminare il bollettino Covid non servirà a nulla 

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