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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Coronavirus, come è nato il nuovo focolaio: la cena in Serbia, il no al ricovero e all'isolamento

L'R0 in Veneto è risalito a 1,63 da 0,43 ma su scala così microscopica, "il dato non ha nessun significato" dice Crisanti. Com'è nato il focolaio veneto che ha fatto infuriare Zaia: "Così non ne veniamo fuori". Il ministro Boccia: "Condotte irresponsabili"

E' in terapia intensiva il paziente "indice" del focolaio che si è aperto tra Vicenza, Padova e Verona. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha annunciato per lunedì una nuova ordinanza restrittiva "per inasprire le regole" e le sanzioni per la prevenzione del contagio del Covid. L'R0 in Veneto è risalito a 1,63 da 0,43.

La storia è nota, l'ha raccontata lo stesso Zaia, ed è caratterizzata da alcune "opacità" che hanno reso complesso il lavoro delle autorità sanitarie: un cittadino che torna il 25 giugno da una trasferta di lavoro in Serbia insieme ad altre due persone, lo stesso giorno comincia ad avere febbre e malessere. Poi ha diversi contatti in ambito lavorativo ed extralavorativo, tre giorni dopo si reca a un pronto soccorso nel Vicentino, fa il tampone che risulta positivo. "Gli era stato proposto il ricovero che ha rifiutato, invece il ricovero deve essere coatto, quelli di Roma ci diano strumenti per fare i ricoveri e buttare via la chiave - dice il presidente della Regione Luca Zaia -  ebbene ha rifiutato il ricovero, viene poi ricoverato dopo tanta insistenza il 1 luglio e attualmente è in rianimazione". 

Per ora il dirigente avrebbe contagiato cinque persone (tre dipendenti dell’azienda, un veronese e una padovana): sono tutti asintomatici tranne una perona, che accusa sintomi di lieve entità. Le persone in isolamento sono meno di 100 in tutto.

Ma com'è nato il focolaio veneto? Ripercorriamo con ordine la vicenda. Il paziente "zero" ora in terapia intensiva del nuovo focolaio nel Vicentino è un manager di una ditta di Pojana Maggiore, rientrato in Italia dopo un viaggio di lavoro in Serbia dove è stato contagiato durante una cena, nella quale ha incontrato un 70enne positivo al Covid-19. Nonostante avesse sviluppato chiari sintomi del coronavirus, per giorni ha rifiutato le cure e l'isolamento, andando avanti come se nulla fosse con la sua vita sociale e lavorativa. Ha avuto diversi contatti lavorativi ed extralavorativi, "tra cui una festa privata di compleanno, e un funerale" il 26 e il 27, nonostante avesse la febbre. "Il 28 - ha spiegato Zaia - è andato al pronto soccorso, effettuando il tampone e risultando positivo, ma rifiutando il ricovero. Se uno è padrone della sua vita, non deve però poter mettere a repentaglio quella degli altri".

Ricoverato solo dopo molta insistenza anche del sindaco del suo paese e solo il 1 luglio, il manager attualmente è in rianimazione ed è emerso con certezza che ancora il 30, pur sapendo di essere ammalato, ha visto altre persone. Il secondo caso di positività è emerso sempre il 30 giugno, "dopo almeno 6 giorni asintomatici", per uno degli altri occupanti dell'auto andata in Serbia, e terzo e quarto il 1 luglio, nel secondo caso per un occupante dell'auto non dichiarato.

L'ultimo caso, presso l'Ulss 6 Euganea, riguarda una donna che si è presentata al Pronto soccorso di Schiavonia il 29 giugno, dichiarando di aver avuto contatti con il paziente zero. "L'indagine è risultata difficoltosa per la negazione di alcuni dati, come lavoro e contatti. Sapevano che una persona incontrata in Serbia era poi risultata positiva, un sintomatico ha rifiutato il ricovero e poi ha partecipato a feste, la signora non ha detto le cose: così non ne veniamo fuori" dice Zaia. Le condizioni del paziente zero sono peggiorate man mano fino a rendere necessario al ricovero in rianimazione. "Se continuiamo di questo passo non chiedetemi se virus torna ad ottobre, ma lo abbiamo già qui, quando tornerà la brezza autunnale è inevitabile", ha concluso Zaia.

Anche il professor Alberto Zangrillo ha commentato quanto sta accadendo in Veneto: "Quanto ai due focolai in Veneto, credo che abbia ragione il presidente Zaia a voler esercitare il controllo sui cluster e impedire che chi è oggetto di sorveglianza possa sfuggire: è la base della prevenzione. Oltretutto ho saputo dal Governatore che si è trattato di un imprenditore che è andato in giro consapevole di non stare bene. Se si è aggravato, poi, dipende anche dalla carica virale che ha contratto in Serbia e che può essere più elevata di quella che circola in Italia'.

Coronavirus, Crisanti: "Non sono preoccupato per i focolai"

I nuovi focolai non possono e non devono sorprendere. "Lo avevo previsto. Il futuro sarebbe stato caratterizzato da focolai. Non sono preoccupato finché abbiamo la capacità di individuarli e spegnerli e penso che stiamo seguendo passo passo la strada tracciata a Vo'. Identificare il focolaio, testare tutti e isolare i positivi": parola del virologo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia dell'Università di Padova in merito al nuovo focolaio in Veneto, spiegando anche riguardo al dato sulla velocità di trasmissione: "Se si prende dato R con zero su scala così microscopica, il dato non ha nessun significato". "La sfida si misura sulla capacità di identificare i casi - ha proseguito Crisanti - mentre sull'R zero non abbiamo nessun controllo, l'unica cosa che possiamo fare è aderire alle misure di distanziamento e da parte delle istituzioni mettere in campo un'azione tempestiva. Non abbiamo nessun controllo sull'R zero che cambia". "Il virus - ha concluso Crisanti - non è sparito è ancora tra di noi, siamo favoriti anche dalle condizioni climatiche, ma dobbiamo azzerare completamente il virus".

Crisanti, a 'la Repubblica', spiega: "Io lo avevo detto il 7 aprile che saremmo andati incontro a un periodo con diversi focolai. L'importante è capire perché queste cose accadono. L'Italia non è in una bolla protetta, l'altro giorno nel mondo ci sono stati 215mila casi in 24 ore, è impossibile pensare di restarne fuori. E poi il virus comunque continua a circolare anche da noi. Il problema quindi non è impedire che i focolai si accendano, perché sono inevitabili, ma tenerli sotto controllo". E per controllarli "vanno fatti tanti tamponi, a tutta la rete di contatti. A parenti, amici, vicini di casa, colleghi delle persone colpite. E poi bisogna procedere con isolamenti e quarantene. In questo frangente il test sierologico non serve perché guarda soltanto al passato e noi abbiamo bisogno di intercettare chi è infetto in questo momento". A 'Il Giornale' sottolinea che in vista dell'autunno "l'importante è contenere subito i focolai, non devono ingrandirsi. Non mi sento davvero di far previsioni su quello che potrebbe accadere ad ottobre o novembre". "Io comprendo la voglia di lasciarci la crisi dietro le spalle e di tornare ad una vita normale ma basta poco: evitare gli assembramenti e soprattutto stare attenti quando si incontrano persone che non si conoscono, evitare i contatti", osserva Crisanti.

Il sistema regge. "Nonostante alcune condotte irresponsabili, confermate nel caso Veneto dal presidente della Regione, Luca Zaia, che seguono casi per fortuna isolati come Mondragone, Bologna o Fiumicino, la reazione dei sistemi sanitari territoriali per il contenimento del Covid-19 è stata immediata e la risposta eccellente. Questo è il risultato del lavoro di rafforzamento dei sistemi sanitari territoriali realizzato da governo e Regioni durante l'emergenza sanitaria" dice il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. "Non si può però abusare del grande lavoro dei nostri operatori sanitari. Come abbiamo più volte detto in questi mesi, i risultati della nostra convivenza con il Covid, finché non ci sarà il vaccino, dipenderanno esclusivamente dai nostri comportamenti. L'attenzione che abbiamo avuto nei mesi più difficili sul distanziamento sociale e sul rispetto del prossimo deve restare alta. Se in Italia viviamo oggi in condizioni di adeguata sicurezza sanitaria, la stessa cosa non si può dire per gli altri Paesi; in alcune parti del mondo, penso per esempio all'America latina, quest'ultima settimana è stata la settimana con il numero più impressionante e grave di contagi. Per queste ragioni, vivendo in un mondo aperto e senza confini, si dovrà tenere alta la guardia ancora a lungo. Non disperdiamo il patrimonio di sicurezza accumulato in queste settimane".

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