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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Cosa chiediamo al governo per rendere più efficace la legge sull'omicidio stradale"

L'Osservatorio Nazionale per la tutela delle vittime di omicidio stradale (Onvos) propone una riforma alla legge, in vigore dal 2016. L'intervista di Today al presidente, l'avvocato Piergiorgio Assumma

Bologna, Foggia. Ma anche l'incidente dell'attore Marco Paolini, quello di Domenico Diele. Nicky Hayden. E tanti casi meno "famosi", ma altrettanto tragici e letali. Nel 2017 sulle nostre strade ci sono stati 3.378 morti, 95 in più rispetto al 2016, come si legge nell'ultima edizione del rapporto Aci-Istat. Tra le principali cause degli incidenti ci sono l'utilizzo del cellulare e l'uso e abuso di alcol e droga, insieme all'eccessiva velocità, il mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza e il mancato rispetto delle basilari norme sulla circolazione stradale. 

Omicidio stradale, "prelievi coattivi del sangue per chi guida"

La legge sull'omicidio stradale c'è, è in vigore dalla primavera del 2016 ma, come molte leggi, presenta delle lacune che rischiano di minarne l'efficacia. L'Osservatorio Nazionale per la tutela delle vittime di omicidio stradale (Onvos) propone una riforma di legge in tal senso, per rendere coattivi i prelievi del sangue su chi era alla guida al momento dell'incidente. La legge 41/2016 contempla la guida sotto effetto di alcol e droghe come aggravanti del reato di omicidio stradale ma "al momento nel codice di procedura penale sono previsti accertamenti coattivi solo su capelli, peli e mucosa del cavo orale. Attualmente possono essere eseguiti solo i famosi alcool test e drug test, che però come tutti questi tipi di test possono produrre falsi positivi e la prova a quel punto potrebbe non essere concreta né determinabile poi in sede processuale", chiarisce l'avvocato Piergiorgio Assumma, presidente di Onvos, penalista ed esperto in omicidi stradali. Per questo Onvos chiede prelievi forzati del sangue come riscontro probatorio più efficace e difficilmente impugnabile, grazie al quale poi poter contestare l'aggravante. 

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L'Onvos, oltre ad essere l'Ente proposto allo studio delle norme e della giurisprudenza in materia di omicidio stradale per promuovere iniziative istituzionali e di riforma e garantire i diritti di coloro che rimangono drammaticamente coinvolti, offre una prima consulenza legale gratuita ai parenti di chi è rimasto vittima di omicidio stradale o chi ha subito lesioni stradali gravi o gravissime. In più mette a disposizione delle vittime, dirette e indirette, avvocati esperti in omicidio stradale convenzionati ed un percorso di sostegno psicologico grazie all'aiuto di un gruppo di professionisti, che le aiuti fin da subito ad affrontare il trauma.

Cosa dice la legge sull'omicidio stradale

"È omicidio stradale quando si violano le norme della circolazione stradale. Poi ci sono comportamenti che aggravano il reato, come ad esempio guidare in stato di ebbrezza, passare con il rosso, sorpassare in zone dove questa manovra è vietata, mettersi alla guida di un veicolo non coperto da assicurazione oppure con la patente sospesa o ritirata. In primis, quindi, ci sono le violazioni al codice della strada, poi c'è la componente umana", chiarisce Assumma. L'ipotesi base di reato prevede una pena che va dai 2 ai 7 anni. Se invece chi uccide alla guida era sotto effetto di droghe o aveva un tasso alcolemico di oltre 1,5 grammi per litro, allora la pena va dagli 8 ai 12 anni di reclusione. Se il tasso alcolemico supera 0,8 grammi per litro oppure l'autista ha avuto dei comportanti pericolosi - come ad esempio l'eccessiva velocità, un'inversione a U, andare contromano - la pena invece va dai 5 ai 10 anni. "Per tutto ciò che determina una violazione delle norme della circolazione ed è imputabile all'imprudenza del soggetto allora scatta l'omicidio stradale", spiega l'avvocato. 

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Nel caso della strage di Foggia, dice Assumma, ad aver avuto un ruolo nell'incidente possono essere state le condizioni psicofisiche di chi era alla guida, come la stanchezza dopo tante ore di lavoro sotto il sole. Anche per Andrea Anzolin, l'autista dell'incidente di Bologna, "il fattore umano è evidente", spiega l'avvocato. "Si è parlato inizialmente di un colpo di sonno ma questa ipotesi sembrerebbe ora esclusa. Forse c'è stata invece una distrazione per colpa dell'uso del cellulare. Se questo fatto fosse accertato ci troveremo davanti a una delle cause più comuni dell'omicidio stradale". 

In quei casi  "bastano appena tre secondi", dice Assumma. "Se vado a una velocità di 50 km orario creo un buco di visuale di 80, 90 metri". Tre secondi, per spezzare una vita.  

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