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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'ipotesi

Il presidente dell'Aifa e l'ipotesi del Covid nato nei laboratori cinesi

Giorgio Palù chiede maggiore collaborazione della Cina

A due anni dallo scoppio della pandemia di Covid-19, con l'Italia che si appresta ad abbandonare le mascherine, persistono ancora dubbi sull'origine del virus. Tra speculazioni, illazioni e condanne, che hanno persino alimentato uno scontro diplomatico su larga scala, non si è trovata ancora una spiegazione sull'origine del virus. Il virologo e presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Giorgio Palù, nel suo ultimo libro "All’origine. Il virus che ci ha cambiato la vita", riavvolge il nastro su quanto è accaduto negli ultimi due anni di pandemia.

In un'intervista al Corriere della Sera, Palù solleva dubbi sull'origine del Sars-Cov-2, avanzando l'ipotesi che il virus sia nato "da uno spillover del virus dal pipistrello all’uomo occorso in natura o, viceversa, da uno spillover di laboratorio, per cause accidentali, come già successo per altri agenti patogeni altamente contagiosi. Nel mio libro, lascio aperto il campo alla discussione su come si sia diffuso il Coronavirus", ha detto il virologo. Nel sottolineare l'importanza della ricerca e della virologia, Palù lancia un appello alla Cina per rompere il silenzio e garantire una reale collaborazione per comprendere le cause del virus.

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Il ruolo della Cina

Il presidente dell'Aifa spiega come dalla Cina non siano arrivate risposte chiare: "Non si è ancora rinvenuto un ospite animale intermedio che abbia permesso il passaggio del virus dall’ospite naturale all’uomo. La verità sull’origine prossimale di Sars-CoV-2 potrebbe venire solo dalla Cina, dove il virus ha tratto origine. Tuttavia, le autorità cinesi sono state reticenti con ben tre commissioni inviate dall’Oms a Wuhan e non hanno mai consegnato i prototipi di virus studiati a Wuhan, né i registri di laboratorio", ha dichiarato al quotidiano il virologo. 

Palù, che ricorda quanto accaduto nel 1977 con il virus influenzale H1N1 (all’origine della cosiddetta influenza russa, ndr), elaborato in un laboratorio dell’allora Unione Sovietica, sottolinea come "non occorrano sofisticate operazioni di taglia e cuci genomico per modificare il virus di una specie animale e renderlo in grado di infettare l’uomo. Basta replicarlo su cellule umane per passaggi ripetuti". Ciò, afferma il virologo, sarebbe accaduto per dimostrare in laboratorio quello che può avvenire in natura con una mutazione spontanea. "Uno scopo nobile perseguito dalla ricerca scientifica in ambito di biologia evoluzionistica, per prevenire future emergenze pandemiche", sostiene.

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Il presidente dell'Aifa si mostra però positivo sulla diffusione del virus in Italia che, nei prossimi mesi, potrebbe diventare endemico. I progressi raggiunti sono stati possibili, dice Palù, grazie all'alto tasso d'immunità raggiunta con i vaccini o derivante dall'infezione. Ma raccomanda di non abbassare la guardia. 

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