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Mercoledì, 29 Marzo 2023
Le nuove accuse

Il cardinale che rubava milioni dalle offerte a papa Francesco

Finanziamento illecito ai partiti, prelievi personali dai conti del Vaticano, riciclaggio. Il segreto pontificio avrebbe nascosto per anni furti e ammanchi. Ora la rivelazione in una causa di lavoro

Una delicata causa di lavoro, che coinvolge i consiglieri più fidati di papa Francesco, ha aperto un nuovo squarcio nelle mura del Vaticano. Accuse di finanziamento illecito ai partiti italiani attraverso l'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, prelievi personali dai conti della Santa sede, operazioni finanziarie in odore di riciclaggio. C'è tutto questo nella richiesta di risarcimento per i presunti danni subiti, presentata dall'ex revisore generale della contabilità vaticana, Libero Milone, 74 anni, e dal suo aggiunto, Ferruccio Panicco, 63. I due alti funzionari, secondo la domanda giudiziale consegnata alla magistratura papale, sarebbero stati costretti a lasciare l'incarico di controllori delle finanze del pontefice nel 2017, dopo aver scoperto le presunte ruberie da parte di importanti cardinali. Ammanchi per milioni di euro, che avrebbero riguardato anche le offerte dei fedeli.

Milone e Panicco, difesi dal professor Romano Vaccarella, già giudice della Corte costituzionale e anche legale di Silvio Berlusconi, e dall'avvocato Giovanni Merla, documentano presunte sottrazioni di denaro per scopi personali, ristrutturazioni di appartamenti privati, operazioni immobiliari e il finanziamento illecito di partiti italiani per le elezioni del 2013 attraverso – sempre secondo la clamorosa rivelazione – la fondazione romana dell'Ospedale Bambino Gesù. Una prassi diffusa, stando alle numerose segnalazioni raccolte, che si aggiunge ai presunti gravi illeciti contestati al cardinal Angelo Becciu, oggi sotto processo davanti al tribunale vaticano per la compravendita di un palazzo nel centro di Londra, con i fondi della segreteria di Stato.

Nessuno collabora

Tra i documenti descritti dagli avvocati Vaccarella e Merla, uno riguarda l'allora segretario particolare del papa, monsignor Yoannis Lahzi Gaid, che avrebbe ricevuto da Milone la “segnalazione delle più gravi e pericolose carenze riscontrate e cenni all'insufficiente collaborazione, ovvero ostentato disinteresse, da parte del promotore di giustizia e dell'Autorità di informazione finanziaria (Aif), in particolare, per le iniziative in chiaro odore di riciclaggio”.

Un'udienza del processo contro il cardinale Angelo Becciu (foto Ansa)

Già il 10 ottobre 2015 papa Francesco, sempre secondo quanto è scritto nel resoconto dei due ex revisori, sarebbe stato informato con una nota riservata dell'occultamento di fondi della Congregazione della dottrina della fede, delle distrazioni di denaro da parte di un monsignore del Pontificio consiglio per la famiglia, dei gravi conflitti di interesse di importanti esponenti della Prefettura degli affari economici e dell'ostruzionismo opposto dai vertici dell'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa) ad ogni controllo e, soprattutto, alla verifica dei conti.

Soldi alla politica

Si arriva così alle accuse di finanziamento illecito a partiti italiani, anche se l'atto giudiziario non ne fa i nomi. La notizia è contenuta, secondo i legali di Milone e Panicco, nella “dettagliata relazione del marzo 2017 sulle principali evidenze emerse dall'analisi degli estratti conto Ior dell'Ospedale Bambino Gesù per il periodo 2009-2015, relativa alla sparizione di 2,5 milioni di euro donati dalla Fondazione Bajola Parisani per la realizzazione di un nuovo reparto: realizzazione “sostituita” dall'apposizione di una targa di ringraziamento all'ingresso di un vecchio reparto. Si segnala [inoltre] un bonifico di 500mila euro dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù alla Fondazione Ospedale pediatrico Bambino Gesù asseritamente per una campagna di marketing, in realtà destinati al finanziamento illecito di partiti politici italiani in occasione delle elezioni politiche del 2013”.

Libero Milone durante un'intervista (foto Ansa)

Queste accuse, come tutte le altre, devono ovviamente essere sottoposte all'accertamento dei fatti da parte dell'autorità giudiziaria. Poi tocca alla gendarmeria vaticana, allora comandata dall'ex 007 del Sisde, i servizi segreti italiani, Domenico Giani. “Si segnala – dichiarano gli avvocati di Milone e Panicco – l'illecito utilizzo di fondi della gendarmeria per coprire la quota delle spese di ristrutturazione (170mila euro) a carico del comandante Giani, la mancata collaborazione sia dell'Aif che del promotore di giustizia, l'opaca gestione del Giubileo del 2015 da parte di un monsignore, l'indagine in corso sui fondi depositati presso la Banca Svizzera Italiana, le carenze del cyber-security che – è sempre scritto nell'atto giudiziario – consente l'accesso perfino alla mail del santo padre”.

Quindi si entra nella rete di relazioni tra la Santa sede e Roma. “L'Ospedale pediatrico Bambino Gesù – continuano gli avvocati Vaccarella e Merla – i cui assai cospicui fondi derivanti in primo luogo da corrispettivi per diverse decine di milioni versati annualmente dal servizio sanitario nazionale italiano, erano stati fino al 2015 sovente utilizzati in modo non corretto, perfino per rischiosi investimenti: e ciò aveva riguardato sia l'impiego in lavori edilizi non dovuti (a chicchessia: cardinali inclusi), sia l'impiego in altre ed estranee attività sanitarie, sia in finanziamenti di partiti politici italiani, sia con ingenti e anomali prelievi in contanti”.

Fatture in pasticceria

E ancora: Propaganda fide, che curava l'attività missionaria cattolica nel mondo, “aveva contabilizzato numerose fatture a una nota società dolciaria – aggiungono i legali dei due ex revisori – per prestazioni palesemente inesistenti e posto in essere rapporti contrattuali (locazione a un notissimo giornalista Rai di un sontuoso appartamento in pieno centro di Roma) decisamente anomali”.

Il segretario di Stato, Pietro Parolin (foto Ansa)

C'è poi la storia dei prelievi personali: “Il dottor Milone veniva periodicamente ricevuto da papa Francesco, al quale riferiva ciò che andava via via scoprendo e il papa, talvolta, gli dava istruzioni di risolvere con metodi soft spinose e (quasi sempre) imbarazzanti questioni. È accaduto, ad esempio – rivela l'atto giudiziario depositato in Vaticano – che un alto prelato restituì, a seguito di moral (e riservata) suasion, circa 30mila euro 'erroneamente' prelevati dal conto corrente che gestiva. E così anche un cardinale 'sua sponte' restituì 500mila euro di spettanza all'ente da lui amministrato, finiti sui suoi conti correnti per 'errore' (nello stesso errore era incorso, singolarmente, per la sua parte, il suo segretario particolare): cioè, in parte per aver fornito il proprio Iban in luogo di quello dell'ente creditore e in parte per aver sbadatamente 'conservato' una grossa somma in contanti nella propria abitazione fuori delle mura leonine”.

Segreto di Stato

Questo è il mondo che, secondo l'atto di citazione, circonda papa Francesco. Libero Milone, che per trentadue anni aveva guidato in Italia la società di consulenza Deloitte, era stato nominato proprio dal pontefice nel giugno 2015 per guidare il nuovo Ufficio del revisore generale, con cui Francesco intendeva mettere ordine nei conti e nella mancata trasparenza finanziaria del Vaticano. A marzo 2016 è arrivato Panicco. Ma la serenità è durata poco. “Tutte le indagini avviate da Milone sono finite nel dimenticatoio con generale sollievo: un risultato – sostengono i legali – che si è potuto conseguire grazie all'isolamento del dottor Milone in primo luogo da colui, il santo padre, che gli aveva promesso la sua vicinanza ed appoggio e che invece, dopo l'udienza del primo aprile 2016, gli ha costantemente rifiutato udienza e lo ha affidato alle cure del suo entourage”.

Gli avvocati Vaccarella e Merla, nella loro ricostruzione, ipotizzano che proprio il cardinale Angelo Becciu, allora sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, abbia orchestrato contro i due revisori le accuse di peculato e spionaggio illegale sui cardinali, pur trattandosi della normale attività di controllo e audit richiesta dal pontefice. Proprio con questi addebiti il 19 giugno 2017 Libero Milone è stato trattenuto in ufficio, perquisito e costretto alle dimissioni immediate per non incorrere nell'arresto. Sempre secondo il documento consegnato alla magistratura vaticana, erano presenti il cardinale Becciu, il comandante della gendarmeria Giani, l'attuale comandante Gianluca Gauzzi Broccoletti e l'altro vice di Milone, Alessandro Cassinis Righini, oggi revisore generale al suo posto.

Domenico Giani con il papa (foto Ansa)

Evidentemente papa Francesco si fidava dei consigli di alcuni cardinali, tanto da imporre il segreto pontificio, con cui la Santa sede – secondo gli avvocati Vaccarella e Merla - “per anni ha cercato di 'coprire' in una coltre di omertoso silenzio la vicenda del dimissionamento […]. È impossibile non chiedersi per quale ragione, se davvero si trattava di un banale episodio di infedeltà di Milone e Panicco, sia stato suggerito al santo padre di apporre ed egli abbia apposto il segreto pontificio”.

Segreto che il papa ha revocato soltanto di recente, permettendo così a Libero Milone e Ferruccio Panicco di difendersi dalle accuse che ritengono inventate. Nella causa civile con la richiesta di alcuni milioni di euro come risarcimento per il loro ingiusto allontanamento, citano a giudizio il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, quale rappresentante legale della Santa sede, e Alessandro Cassinis Righini, quale attuale responsabile dell'Ufficio del revisore generale. Ma come i sudditi di una monarchia assoluta di altri tempi, sostengono di non avere mai ottenuto informazioni sul procedimento della magistratura vaticana con cui sono stati costretti alle dimissioni. Il giorno della perquisizione la gendarmeria ha sequestrato anche i referti di visite e analisi che Panicco conservava nel suo ufficio. Da allora la malattia di cui soffre ha continuato ad aggravarsi. Ma quei referti fondamentali per le terapie, protesta oggi l'ex revisore del papa, non gli sono mai stati restituiti.

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