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Martedì, 19 Marzo 2024
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La patente di immunità per girare l'Italia

Potrebbe essere richiesta per gli spostamenti tra varie regioni e anche da uno Stato all’altro, e la si riceverebbe dopo la somministrazione del vaccino. Ma siamo nel campo delle ipotesi. Il Piano strategico per la vaccinazione anti Covid sarà presentato da Speranza in Parlamento il prossimo 2 dicembre. Ma i tempi saranno lunghi

Per ora non si sa quando e come inizierà la somministrazione dei vaccini anti-Covid sul territorio italiano. Un aspetto che non andrà sottovalutato, e andrà pianificato con attenzione, è quello che riguarda la registrazione dei vaccini. Non è chiaro come sarà tenuta traccia di tutte le persone che hanno avuto la somministrazione. Il database servirà all'’Agenzia del farmaco, che si dovrà occupare del monitoraggio delle reazioni avverse del vaccino.

La patente di immunità: che cosa sarebbe (siamo alle ipotesi, per ora)

Tuttavia il registro potrebbe servire anche a rilasciare dei patentini di avvenuta vaccinazione. Di che cosa si tratta? Siamo nel campo delle ipotesi, ma tale patentino, secondo quanto si legge oggi su alcuni quotidiani, potrebbe essere richiesto per gli spostamenti, in Italia tra varie regioni e anche da uno Stato all’altro. Le cose da chiarire sul vaccino e sulla verifica della sua efficacia non mancano, come è inevitabile che sia visti i tempi così ristretti.  

Va ricordato che secondo alcune ricerche tre quarti delle persone contagiate in primavera, a settembre, avevano ancora gli anticorpi che riescono a neutralizzare il virus. Significa che un quarto delle persone può ammalarsi di nuovo. In altre parole guarire dal coronavirus non garantisce una patente d’immunità, o almeno non ci sono certezze. Per prudenza oggi anche i guariti devono continuare a rispettare le norme di isolamento e proteggersi. Non è dato sapere quanto durerà l'immunità garantita dal vaccino, oggi come oggi.

Si starebbe progettando infatti anche una campagna di test a campione per valutare dopo alcune settimane chi è stato vaccinato. I test sierologici potrebbero aiutare, post-vaccino, per capire se chi è stato vaccinato ha sviluppato gli anticorpi. In caso negativo si potrebbe fare un’altra vaccinazione, con un prodotto diverso. Nei mesi arriveranno vari vaccini e quindi saranno disponibili prodotti più o meno efficaci a seconda della categoria di persone ai quali si somministrano.

A dicembre tutto sarà per forza di cose più chiaro. Il Piano strategico per la vaccinazione anti Covid sarà presentato dal ministro della Salute Roberto Speranza in Parlamento il 2 dicembre. L’intento è coprire, da gennaio, più persone possibile nel più breve tempo possibile, compatibilmente con le disponibilità dei vaccini. Gli ostacoli non mancano e non mancheranno, all'atto pratica. Le fiale di Pfizer ad esempio arriveranno dentro a rack (contenitori) da 975 dosi in circa 300 ospedali e Rsa a gennaio. Tale vaccino ha bisogno di bassissime temperature per non deteriorarsi (-75/-80 gradi). Le Regioni hanno assicurato di avere la tecnologia per conservarlo. Riusciranno a organizzarsi per tempo? E' lecito nutrire qualche dubbio.

Gassmann: "Una volta fatto il vaccino, darei una tessera che lo testimoni"

"Una volta fatto il vaccino, darei una tessera che lo testimoni. Chi non vuole farselo non entra in: ristoranti, bar, cinema, teatri, stadio, negozi, autobus, taxi, treni, e tiene sempre la mascherina... poi vedi che lo fanno". Ad affermarlo su Twitter è Alessandro Gassmann, svelando la sua netta opinione sul vaccino.

Numerosi i commenti di risposta al post dell'attore romano, e tanti - la maggior parte- in aperto contrasto con le sue parole. "Così si chiama dittatura, non democrazia", scrive un utente. "Un po' fascistella come dichiarazione! Siamo già allo scontro tra obbligatorietà o meno e non abbiamo ancora i vaccini!", gli fa eco un altro. "Perché non tatuiamo anche un numerino sull'avambraccio?", ironizza un altro ancora. "Peccato che sia anticostituzionale!", aggiunge più di uno. Ma c'è anche chi si trova d'accordo con l'opinione di Gassmann.

In Italia l'immunità di gregge si colloca nella forbice 36-42 milioni di persone

"Grossomodo, almeno tra il 60 e il 70% della popolazione dovrebbe essere vaccinata" per ottenere "un'immunità di gregge" per Covid-19. A stimarlo è stato Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, durante la conferenza stampa di martedì sera sull'aggiornamento della situazione Covid-19 in Italia. Se si considera che la popolazione italiana è formata da oltre 60 milioni di individui, l'immunità di gregge si colloca nella forbice 36-42 milioni di persone. "In genere - ha spiegato - la soglia di immunità di gregge che è necessaria per stabilire" un limite oltre il quale "il virus non circola più o circola meno dipende dall'indice di contagio R0" del patogeno. Bisogna farsi qualche calcolo", ma la stima è quella per l'esperto che precisa: "Bisognerebbe comunque con dei modelli cercare di stimare questa soglia".

Con il vaccino "c'è la speranza che da qua a pochi mesi potremo cominciare a immunizzare sempre più persone in maniera graduale e crescente. Si inizia a vedere una possibilità di ridurre l'impatto di questa maledetta pandemia. Continuiamo a fare qualche sacrificio".

I tempi lunghi per i vaccini Covid in Italia

"Avremo bisogno di un numero molto alto di vaccini e prevediamo che prima di arrivare in fondo si arrivi non a fine anno ma a fine estate". Lo ha detto la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa a "Porta a porta" in onda ieri sera su Rai 1. "Per fare l'obbligatorietà servono delle orme ma prima bisogna dialogare con il paese: io credo che i cittadini debbano sapere tutto", ha detto Zampa, precisando che "eventualmente" si può prevede una certa condizionalità "per alcune categorie", ed ha fatto un esempio: "Per lavorare in ospedale pubblico devi aver fatto il vaccino". "Alle Regioni è stato chiesto di collaborare al piano (vaccinale) ma in ogni caso ci penserà lo Stato" a distribuire i vaccini.

Tempi lunghi anche secondo Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco, che esclude che il vaccino per il Covid sarà disponibile a inizio gennaio e prevede che il processo di vaccinazione durerà tutto il 2021. "Mi auguro che sia possibile" ma "alla fine del mese di gennaio dubito che ne sia disponibile anche uno" dei tre vaccini in dirittura d'arrivo: "Spero che sia possibile ma lo trovo complesso", ha detto Galli intervistato da Bianca Berlinguer a Carta Bianca (Rai3). "I primi arrivi potrebbero essere anche a gennaio ma quel che mi interessa è avere quantitativi necessari per la messa in sicurezza di tutto il personale di pubblici uffici e servizi, sanitari forze dell'ordine e insegnanti, per poi avere l'organizzazione che passi alle categorie fragili e alla popolazione tutta andando verso la immunità di gregge per tenere il virus fuori dai piedi", ha spiegato Galli: "Sono tempi che ci prenderanno tutto il 2021, è inutile illudersi di cose diverse: tutto quello che accade prima mi vedrà felice". "Non si sta parlando male del vaccino, non si sta mettendo in dubbio che il vaccino serva, sia utile ed abbia funzione, tanto è vero che se lo potrò fare farò il volontario", ha puntualizzato il professore. "Cionondimeno riuscire a fare una campagna vaccinale richiede tempi, modi e organizzazioni". Galli ha indicato, tra le difficoltà, la situazione della medicina territoriale e la disorganizzazione che ha segnato un marcato ritardo anche nella vaccinazione anti-influenzale

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