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Sabato, 20 Aprile 2024
isole di calore / Italia

L'Italia è sempre più di cemento e noi sentiremo ancora più caldo, soprattutto in città

La natura è stata sigillata. Persi 19 ettari al giorno con aree naturali e agricole sempre meno estese e a rischio: le regioni e i comuni che fanno peggio

Il territorio nazionale è in continua trasformazione, ma in Italia il cemento è troppo. Solo nell'ultimo anno, il 2021, sono andati persi quasi 70 chilometri quadrati di suolo naturale: è il dato peggiore negli ultimi dieci anni. Il fatto che il cemento sigilli il suolo è un danno per l'ambiente e per noi, che faremo sempre più difficoltà a gestire le temperature in aumento a causa dei cambiamenti climatici, soprattutto nelle città con vere e proprie "isole di calore". Il rapporto sul consumo di suolo pubblicato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sottolinea che il dato è in peggioramento dopo i miglioramenti degli ultimi anni, anche a fronte di una mancata crescita demografica. 

La natura sigillata dal cemento

Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato 69,1 chilometri quadrati, ovvero, in media, circa 19 ettari al giorno, facendo perdere circa 2,2 metri quadrati di suolo naturale ogni secondo e causando la scomparsa irreversibile di aree naturali e agricole. Queste superfici sono sostituite da nuovi edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistici, produttivi e di servizio e da altre aree a copertura artificiale all’interno e all’esterno delle aree urbane esistenti. 

consumo sulo cementificazione italia 2022

Una crescita delle superfici artificiali solo in parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari quest’anno a 5,8 km2, dovuti al passaggio da suolo consumato a suolo non consumato (in genere grazie al recupero di aree di cantiere o di superfici che erano state già classificate come consumo di suolo reversibile). Nel 2021 il dato del consumo di suolo è stato il peggiore degli ultimi dieci anni, dopo che negli ultimi erano stati registrati dei miglioramenti. La natura è sigillata dal cemento: la copertura artificiale del suolo è ormai arrivata al 7,13%, rispetto alla media UE del 4,2%. 

suolo cementificato-3

In totale, tra il 2006 e il 2021 in Italia sono stati consumati 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale o seminaturale a causa dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno.

Le regioni che fanno peggio

I valori percentuali più elevati di suolo consumato sono in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%). Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti in Lombardia, con 883 ettari in più, Veneto (+684 ettari), Emilia Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499).

consumo suolo cementificazione regioni italia 2022-2

Valle d’Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria sono le regioni che, quest’anno, hanno avuto incrementi inferiori ai 100 ettari. In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, invece, i valori più elevati sono in Abruzzo (+0,78%), Piemonte (+0,37%), Campania (+0,34%) Emilia-Romagna (+0,33%).

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I cambiamenti netti del 2021, ovvero il consumo di suolo rapportato alla superficie territoriale, rende evidente il peso del Nord-Ovest che consuma 2,70 metri quadrati ogni ettaro di territorio, e del Nord-Est (2,45) contro una media nazionale di 2,10. Tra le regioni, la densità del consumo di suolo è più alta in Abruzzo (3,88 m2/ha), Veneto (3,73 m2/ha), Lombardia (3,70 m2/ha) e Campania (3,60 m2/ha).

andamento consumo suolo netto regioni italia 2022-2

I comuni con più cemento

Roma si conferma come città che consuma più suolo di tutte le altre città italiane. Nonostante, infatti, un calo rispetto al periodo precedente, anche quest’anno la Capitale perde 95 ettari di suolo naturale o seminaturale. Ma cosa sostituisce il suolo naturale? Più della metà del consumo di suolo di Roma, ad esempio, può essere ricondotto ad aree di cantiere, sintomo di una notevole dinamicità del fenomeno. Nell’ultimo anno, Roma ha consumato suolo anche per nuove aree edificate e per l’espansione di aree di cava e di aree asfaltate destinate a parcheggi o piazzali, in questi ultimi casi con percentuali vicine al 12% dei cambiamenti totali. Roma risulta essere in questa posizione dal biennio di rilevazione 2017-2018 ed è impor-tante sottolineare come sia la città che dal 2006 ad oggi abbia consumato in media, più suolo di tutte le altre città (più di 90 ettari l’anno).

consumo suolo cementificazione comuni italia 2022-2

Insieme a Roma, i comuni che hanno consumato più suolo nell’ultimo anno sono Ravenna e Vicenza, rispettivamente con circa 68 e 42 ettari in più. A Ravenna, gran parte del consumo è dovuto ai cantieri del nuovo tracciato del metanodotto, nelle campagne ad ovest della città. Per la città veneta invece il cantiere più grande (di quasi 30 ettari), è dovuto ai lavori per un grande parco nella parte nord del comune. In entrambi i casi le trasformazioni sono state classificate come processi reversibili, per i quali la situazione verrà verificata nei prossimi monitoraggi al fine di riassegnare lo stato di naturalità ad avvenuto ripristino.

Tra gli altri comuni con più consumo ci sono Reggio nell’Emilia, Catania e Novara, tutte e tre con cambiamenti rilevati intorno ai 35 ettari. Catania deve la quasi totalità dei nuovi cambiamenti ai cantieri del polo intermodale dell’interporto e del polo logistico adiacente, per un totale che sfiora i 30 ettari. A Novara la maggiore quota di trasformazione del territorio è dovuta al completamento di un fabbricato di una superficie stimata di 10 ettari, desti-nato all’e-commerce, e altri 17 ettari circa destinati a cantieri per nuove infrastrutture.

Inoltre, fra i primi dieci comuni con incremento maggiore negli ultimi 12 mesi troviamo tre comuni con popolazione inferiore ai 30 mila abitanti: Desenzano del Garda (quasi 34 ettari), Palo del Colle (+32 ettari), Ghedi (+32 ettari) e Ostellato (+30 ettari). Per Palo del Colle il consumo è legato a un grande impianto fotovoltaico, Ghedi invece deve quasi la metà del nuovo suolo consumato ai lavori di ampliamento dell’aeroporto militare, infine, Desenzano del Garda deve i suoi numeri ai cantieri per l’alta velocità nelle adiacenze dell’autostrada oltre a interventi puntuali di densificazione urbana. Tra i capoluoghi regionali, oltre a Roma, già menzionata, troviamo Venezia con valori significativamente più bassi rispetto alla prima in classifica (+23), e altre 4 città che consumano dai 10 a i 20 ettari: Milano (quasi 19 ettari), Napoli (quasi 18), Perugia (13), L’Aquila (12).

Perché in città fa più caldo: l'isola di calore

Nei mesi estivi si stanno verificando ondate di calore sempre più intense, e le città sono i territori più esposti e pericolosi in cui vivere a queste temperature. In città si vive in una condizione chiamata "isola di calore", causata proprio dalla conformazione urbana. L’isola di calore urbana è sinteticamente definibile come la differenza tra la temperatura delle aree urbane più "compatte" (spesso più elevata) e la temperatura delle aree agricole e naturali circostanti (generalmente più bassa). I fattori che più influenzano questa condizione e fammo aumentare la temperatura sono diversi, tra cui:

  • La disposizione e la concentrazione delle aree costruite; 
  • La presenza di vegetazione;
  • La circolazione dei venti.

La correlazione tra temperature elevate e densita di suolo consumato è chiara: dove c'è più asfalto e cemento - e quindi meno vegetazione - la temperatura è più alta. Nelle successive immagini si vede come su alcune aree specifiche (Torino, Milano, Bologna, Roma e Na-poli) le temperature più elevate siano in prossimità delle zone con maggiore densità di suolo consumato, dove cioè si è costruito di più. Al livello di città metropolitane, in molti casi le temperature delle aree più urbanizzate rispetto a quelle più rurali può andare dai due gradi con massimi di oltre 6 gradi. 

differenze temperatura città-2

La differenza la fa anche la presenza di vegetazione e alberi: le aree più verdi soffrono meno il caldo, e hanno temperature meno elevate rispetto a quartieri in cui c'è più cemento e asfalto. Per considerare quanto la presenza di alberi influisca sul clima urbano, l?Ispra ha calcolato la differenza di temperatura tra le aree senza alberi e quelle con alberi, ad altitudini diverse. Nella fascia altimetrica minore di 200, la presenza di copertura di alberi mplica generalmente temperature più basse rispetto ad aree non alberate. Tuttavia, in alcune regioni tale stima è influenzata dalla ridotta estensione delle aree rurali (es.Trentino-Alto Adige). Anche nella fascia altimetrica tra 200 e 600 m, la differenza di temperatura tra aree non senza alberi e aree coperte da alberi è in generale superiore a 1 grado arrivando anche a 4 gradi in Valle d’Aosta per le aree urbane.
In aree con altitudine al di sotto dei 200 m, le zone delle città senza alberi hanno una temperatura superiore di circa 0,5 gradi, che sale a 1,6 gradi rispetto aree rurali. Nella fascia 200-600 m in cui le aree urbane compatte senza copertura arborea hanno una temperatura maggiore di circa 1,1gradi rispetto alle aree non alberate, mentre nelle aree rurali la differenza sale a 2,6 gradi. 

differenza di temperatura tra città con alberi e senza-2

Correre ai ripari è possibile: come segnala l'Ispra, si potrebbe iniziare dalla rimozione degli oltre 310 km2 di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie grande quanto l’estensione di Milano o Napoli.

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