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Martedì, 23 Aprile 2024
La spiegazione

Covid: perché in Italia ci sono stati (e ci sono) così tanti morti

Siamo il secondo Paese più vecchio del mondo e questo incide. "Ma non basta a spiegare questi numeri" spiega l'esperta

C’è un dato di fatto: l’Italia è uno dei Paesi europei in cui si muore di più per Covid. Basta guardare il rapporto fra i contagiati e il numero di decessi. Se da una parte questi numeri si spiegano con il dato demografico e cioè il fatto che siamo il secondo Paese più anziano del mondo, dall’altro questo non è sufficiente a spiegare tutti questi decessi. Cè un tema che riguarda le cure antivirali da somministrare all’inizio dell’infezione di cui si parla poco. Poi ci sono i dati sui decessi e i contagi, di cui servirebbe sapere di più per aumentare il livello di prevenzione. Ci aiuta a capire di più su quanto detto da Stefania Salmaso, epidemiologa ed ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità, che, in una intervista a La Stampa, dice: "Non sappiamo abbastanza dei decessi Covid. Bisognerebbe avere ulteriori informazioni, conoscere le comorbodità, le tempistiche dei ricoveri, l’eligibilità per trattamenti terapeutici, insomma se ci sono margini di miglioramento del terribile carico di casi fatali giornaliero".

I dati sono chiari: in Francia con 11 milioni di contagi, i decessi sono 124mila; in Spagna, con 7 milioni sono 90mila; in Germania, con 7 milioni sono 113mila; in Italia, con 7 milioni sono 139mila. Numeri sproporzionati che, in parte, si spiegano con il dato demografico. L’Italia è il secondo Paese più vecchio del mondo, il Covid fa maggiori danni sugli anziani e in generale i fragili e questo aiuta a capire. Ma non basta. Come conferma Stefania Salmaso, "ci potrebbe essere qualche inefficienza del sistema sanitario, penso per esempio alla quantificazione della quota prevenibile con antivirali entro cinque giorni dall’infezione. Mentre i vaccini sono offerti a tutti, questi farmaci sono a rischio disuguaglianza e serve una campagna sul tema che coinvolga i medici di base". 

Nel Regno Unito meno morti per Covid che in Italia

Inoltre in Italia sarebbe anche utile conoscere con precisione età, regione e luogo dei decessi. "Sarebbe utile alla prevenzione. - prosegue l’esperta - È complicato raccogliere questi dati. L’Istituto superiore di sanità prova a farlo, ma è difficile senza un sistema digitalizzato integrato. Le regioni, coordinate dal ministero della Salute, dovrebbero collaborare a un sistema di informazione collegato con ospedali, medici di famiglia e laboratori di analisi. Non si possono combattere le nuove pandemie con gli strumenti del secolo scorso. Lo vediamo anche dalla difficoltà delle Asl a controllare isolamento e quarantena, che andrebbero automatizzati".

Qualche problema c’è sicuramente stato anche con la comunicazioni: "Quando il Cts formula le sue raccomandazioni non sono disponibili i dati su cui si basano, né sintesi delle discussioni. Così pure il governo non indica quanta parte delle decisioni prese sia dovuta a evidenze scientifiche e quanta a valutazioni di fattibilità operativa. L’abolizione della quarantena per i contatti vaccinati con tre dosi di positivi, per esempio, è comprensibile pragmaticamente, ma è basata su dati scientifici limitati. - continua Salmaso - Siamo in una fase di crescita e serviranno almeno due settimane per capire. I contagi sono importanti, perché predittivi di ricoveri e decessi. Così come il numero dei non vaccinati. L’obbligo over 50 serve proprio per tutelare i non vaccinati, che più di altri rischiano di finire in terapia intensiva, di essere ricoverati e pure contagiati. È la categoria che riempie gli ospedali e fa cambiare colore alle regioni, peggiorando la vita di tutti".

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