Anche chi compie reati lievi potrà richiedere il permesso di soggiorno
La sentenza viene della Corte Costituzionale che ha affermato che anche chi compie reati di lieve entità può ripresentare domanda di permesso di soggiorno. La decisione spetta ai singoli questori
La richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di studio non può essere automaticamente respinta anche in caso
di condanna, se lo straniero si è macchiato di reati di lieve entità. Lo ha stabilito la Consulta con una sentenza destinata a scatenare non poche polemiche. La decisione sul rinnovo resta, in questi casi, nelle mani dei singoli questori che potranno stabilire, caso per caso, a chi il permesso verrà riconfermato e chi meno. la decisione verrà presa, in questo caso, sulla base della valutazione della pericolosità sociale del singolo richiedente prima di negare o confermare il permesso.
La questione di costituzionalità era stata sollevata dal Consiglio di Stato, al quale due stranieri che non si erano visti rinnovare il permesso di soggiorno rispettivamente per vendita di prodotti falsi e per illecita detenzione e piccola vendita di hashish. Secondo la Suprema Corte, il diniego del permesso di soggiorno, è in contrasto con il principio di proporzionalità, così come espresso dalla Corte europea dei diritti dell'Uomo, e per questa ragione non può essere automaticamente applicato. In questi casi il provvedimento di mancato rinnovo è rimandato all'autorità locale chiamata ad accertarsi della "pericolosità" del richiedente.
A livello giuridico la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcuni articoli del decreto legislativo 286 del 1998 (Testo Unico Stranieri) emanato dal primo Governo Prodi sulla base della legge sull'immigrazione Turco Napolitano.