rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

"Immigrato impari regole vita civile o torni in patria": la sentenza del Tar

Il tribunale amministrativo della Liguria ha ritenuto fosse legittimo respingere l'istanza di rinnovo di permesso di soggiorno nei confronti di uno straniero perché "non ha interiorizzato le regole essenziali del vivere civile"

Il tribunale amministrativo della Liguria ha ritenuto legittimo che la Questura di Savona si sia opposta al rinnovo del permesso di soggiorno di un immigrato facendolo rientrare in patria con la famiglia anche se residente da 13 anni in Italia, con moglie e figli di 7 e 4 anni, occupato con regolare contratto di lavoro subordinato. La sua colpa non aver "interiorizzato le regole essenziali del vivere civile" violando la legge "con la commissione di reati di rilevante gravità".

Il Tar Liguria con queste ragioni ha bocciato il ricorso di un albanese contro la Questura di Savona e il Viminale che avevano negato il rinnovo di permesso di soggiorno in considerazione della condanna a 3 anni per 16 episodi di cessione di stupefacenti.

La Questura - ha spiegato il Tar nella sentenza che ha rigettato del ricorso - ha evidenziato che tutto il nucleo familiare possiede la stessa cittadinanza e pertanto può rientrare nel paese di origine senza rischi di divisione. È stato ritenuto - conclude il tribunale amministrativo - che prevalesse l'esigenza di allontanare uno straniero pericoloso, nonostante la situazione famigliare e gli anni di permanenza in Italia".

"Immigrati allontanati se non imparano regole civili"

Nella sentenza del Tar si rileva che l'amministrazione ha considerato la "situazione familiare dell'interessato e gli anni di permanenza sul territorio nazionale, ritenendo che tali elementi fossero recessivi in quanto non hanno influito 'sull'interiorizzazione delle regole essenziali del vivere civile che sono state violate mediante la commissione di reati di rilevante gravità'". "Tale valutazione - si osserva nella pronuncia - non può considerarsi manifestamente illogica o arbitraria ove si consideri che lo straniero è stato condannato per sedici episodi di cessione di stupefacenti avvenuti nell'arco di un anno". "Inoltre, l'amministrazione ha evidenziato che tutto il nucleo familiare possiede la stessa cittadinanza e, pertanto, può rientrare nel Paese di origine senza rischi di divisione", si sottolinea.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Immigrato impari regole vita civile o torni in patria": la sentenza del Tar

Today è in caricamento