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Venerdì, 19 Aprile 2024
Quarant'anni dopo / Città del Vaticano

Com'è andato il primo colloquio di Pietro Orlandi in Vaticano

A quarant'anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi il fratello Pietro ha incontrato il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi

Otto ore di colloquio, quarant'anni dopo. Per la prima volta dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, il fratello Pietro è stato ascoltato come persona informata sui fatti dal Promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi nell'ambito della riapertura dell'inchiesta della Santa Sede sulla sparizione dell'allora quindicenne, avvenuta il 22 giugno 1983. Il colloquio è durato tutto il pomeriggio di ieri 11 aprile e ha un peso notevole nella storia di uno dei più importanti casi di cronaca del nostro paese. 

Un incontro storico

"Sono sereno". Così Pietro Orlandi all'uscita dell'incontro coi vertici della giustizia vaticana intorno alle 22, al quale ha partecipato anche la sua avvocata Laura Sgrò. "Abbiamo parlato di tante cose" ha riferito: dalla "trattativa Capaldo", al ruolo che ha avuto Londra nella sparizione di Emanuela, dalla pedofilia alle chat emerse trai vari protagonisti delle inchieste. "Finalmente, dopo 40 anni - ha aggiunto -, ho potuto sfogarmi e ho trovato ampia disponibilità a fare chiarezza, a mettere un punto, qualunque sia la responsabilità". Proprio sulla pista che porta a Londra, l'avvocata Laura Sgrò ha chiesto che "venga analizzata, anche per capire se è attendibile". 

Pietro Orlandi e l'avvocata Laura Sgrò

Orlandi ha continuato affermando di essere stato ascoltato nel dettaglio e che - da entrambe le parti - si è auspicata massima collaborazione tra la procura di Roma, le istituzioni italiane e la giustizia della Santa Sede.

La "lista di nomi eccellenti"

"Sono state verbalizzate tutte le mie dichiarazioni - ha spiegato Pietro - ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare, anche di alti prelati come il cardinale Re che stava sempre a casa nostra e altri personaggi eccellenti". La lista di cui parla, tuttavia, non è ancora nota (e forse non lo sarà mai) ma sembrerebbe essere un elenco di alti funzionari vaticani. Il prelato nominato da Orlandi è Giovanni Battista Re, attuale decano del Collegio cardinalizio e all'epoca della scomparsa era sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato. Fermato dall'Ansa, Re ha detto: "Non sto bene di salute e non voglio dare interviste". Oltre a Re, Pietro e la sua avvocata Laura Sgrò sono tornati a chiedere che vengano ascoltati alcuni testimoni dell'epoca tra i quali il cardinale Leonardo Sandri, il cardinale Stanislaw Dziwisz, che è stato il segretario storico di Giovanni Paolo II, monsignore Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI e l'ex comandante della Gendarmeria Domenico Giani.

Giovanni Battista Re - Foto LaPresse

Dopo qualche ora il fratello di Emanuela è stato ospite del programma DiMartedì di Giovanni Floris dove ha continuato a raccontare dell'incontro con il promotore di giustizia. In merito all'ipotesi di coinvolgimento della banda della Magliana nella sparizione della sorella ha detto: “La Banda della Magliana è sempre stata considerata una manovalanza, l’impressione che ho avuto io è che loro la responsabilità la stanno cercando dentro (al Vaticano, ndr)”. Nel caso emergessero colpe anche ad alti livelli, ha detto essere pronto a "non tirarsi indietro" perché, continua: "Questo è un momento importante e a qualcosa deve portare, dopo le mie dichiarazioni ci devono essere delle risposte". 

L'audio shock e le parole contro Papa Wojtyla

Sempre a DiMartedì Pietro Orlandi ha puntato il dito contro Papa Giovanni Paolo II: "Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case...". La frase ha sollevato la questione pedofilia in Vaticano e ha ribadito la posizione di Pietro - già espressa martedì 4 aprile sempre a DiMartedì - nei confronti del papa fatto santo nel 2014. 

Ha quindi fatto ascoltare un audio da lui consegnato al magistrato vaticano, in cui a parlare sarebbe un uomo vicino alla banda della Magliana. L'audio proviene da un'intervista realizzata dal giornalista Alessandro Ambrosini e resa pubblica dal quotidiano Il Riformista. Nel corso dell'intervista un uomo vicino al boss Renato De Pediis fa specifici riferimenti alla vicinanza tra Papa Giovanni Paolo II e la scomparsa di Emanuela: "Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell'ambiente carcerario". 

A seguito dell'audio, Orlandi ha ribadito le posizioni nei confronti del Papa emerito espresse il 4 aprile scorso e ha aggiunto: "Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell'abuso sia stato organizzato". Secondo lui, la sorella è servita come merce di scambio per un riscatto. Ed espondeno questa tesi a un vescovo, egli avrebbe ritenuto "probabile" quest'ultima tesi. "Non ho mai detto Papa Giovanni Paolo II era un pedofilo - ha concluso -, ma ho detto che è giusto indagare a 360 gradi. Io penso che nel 2023 non possono esserci persone intoccabili"

Il ruolo del promotore di giustizia

Orlandi ha spesso rimarcato la cordialità che c'è stata da parte del Vaticano durante l'incontro: "Ho percepito la volontà di fare chiarezza. Lo stesso Diddi mi ha detto: ‘Io ho avuto mandato dal segretario e da Papa Francesco di fare chiarezza al 100 per cento, di indagare a 360 gradi e non fare sconti a nessuno, dalla base al vertice’. E questo per me già è una cosa positiva". 

Il nuovo promotore di giustizia vaticana infatti, prima dell'incontro, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera nella quale ha dichiarato le parole riferitegli sia da Papa Francesco che dal cardinale Pietro Parolin (l'attuale segretario di stato della Santa Sede, ndr): "Mi hanno concesso massima libertà d’azione per indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla". Diddi infatti ha deciso di riaprire il caso della sparizione di Emanuela proprio per cercare di fare chiarezza e, sull'ipotesi di coinvolgimento della Banda della Magliana, ha spiegato sempre al Corriere della Sera, che secondo lui il ruolo: "Sia stato sopravvalutato, sebbene esistano alcune evidenze. La situazione impone un inquadramento più ampio", come a confermare la sensazione avuta da Pietro quando ha dichiarato che - secondo lui - le responsabilità saranno cercate all'interno del Vaticano stesso. 

Alessandro Diddi nel 2015 - Foto LaPresse

Il primo passo verso la risoluzione del caso o ancora fumo negli occhi? Questo primo incontro tra Pietro Orlandi e la giustizia vaticana è stato giudicato assolutamente positivo da entrambe le parti e tutto fa pensare meno che a un ulteriore depistaggio. Il caso Orlandi, insieme a quello Gregori, è uno dei più grandi misteri della cronaca italiana e coinvolge religione, potere, soldi e mafia. Dopo quarantanni sembrerebbe esserci una reale possibilità che venga messo un punto a tutta la storia. 

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