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Venerdì, 19 Aprile 2024
siccità estrema

Il Po è ormai un "ex grande fiume": acqua di mare fino a 40 km dalla costa

Il cuneo salino risale il fiume distruggendo tutto ciò che incontra sul suo percorso, mentre la siccità aumenta con le portate vicine a soglie drammatiche di secca: la situazione di oggi

Il cuneo salino e la siccità stanno distruggendo il fiume Po. A causa delle portate sempre più basse, l'acqua salata del Mare Adriatico sta risalendo dal delta per decine di chilometri. La secca è a livelli vicini a soglie drammatiche. Anche se nelle ultime ore ci sono stati dei temporali nelle regioni del Nord Italia, questi non basteranno ad alleviare la siccità, che ormai si è allargata anche ad altre regioni del Centro e al Sud, con i bacini idrici impegnati a rilasciare milioni di metri cubi d'acqua ogni giorno per alleviare la sete dei territori. La situazione della siccità in Italia, con gli aggiornamenti delle ultime ore. La siccità ha portato, fra l'altro, al livello più basso degli ultimi 60 anni della produzione idroelettrica a causa della siccità, come segnalato da Terna.

Dov'è arrivato il cuneo salino del Po

Il Po è ormai l'ex Grande fiume

La portata del fiume Po è vicina alla drammatica soglia psicologica dei 100 metri cubi al secondo. Ormai il Grande fiume non c'è più, come rileva l'Osservatorio Anbi delle risorse idriche. Basti pensare che il record di portata minima mensile registrata a luglio 2006 era stata di 237 metri cubi al secondo, mentre quest’anno ci si attesterà presumibilmente al di sotto dei 170. 

cuneo salino po secca-2

In più, i bassi livelli della portata stanno causando la risalita del cuneo salino: l'acqua salata dal Mare Adriatico è "entrata" per quasi 40 chilometri dentro il Po. Come segnala l'Anbi, il fenomeno interessa anche i tratti terminali della gran parte dei fiumi settentrionali (ultima arrivata, la Livenza in Veneto), intaccando le falde e quindi la distribuzione di acqua potabile.

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La siccità nel Nord Italia

“Nel Nord Italia è una condizione di siccità finora sconosciuta ed è evidente che non basterà qualche temporale a riportare in equilibrio il bilancio idrico – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) -  In questa prospettiva è ancora più preoccupante che siano proprio Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, le regioni che, nel 2021, hanno maggiormente consumato e cementificato suolo, sottraendolo all’agricoltura ed alla naturale funzione di ricarica delle falde, accentuando al contempo il rischio idrogeologico".

Ad eccezione del lago di Como che, pur segnando nuovi record minimi è leggermente risalito dal parametro “riempimento zero” delle scorse settimane, i grandi bacini settentrionali si avvicinano al livello al cui raggiungimento non potrà essere rilasciato un quantitativo d'acqua superiore a quello affluito nell’invaso:  Iseo 2,9%; Maggiore 14,1%; Garda 30%.

A Nord Ovest è la Dora Baltea, in Valle d’Aosta, a godere di maggiore salute idrologica, mentre cala il torrente Lys e, in Piemonte, i violenti fenomeni temporaleschi hanno portato gravi disagi al territorio, senza sostanziali miglioramenti alla condizione idrica complessiva.

Analoga è la situazione in Lombardia, dove il fiume Adda resta su valori praticamente dimezzati rispetto al consueto e le riserve idriche sono il 70% inferiori a quelle dell’anno scorso, segnando -64% rispetto alla media mensile.

In Veneto, nonostante una leggera ripresa come per il Piave, il fiume Adige (secondo corso d’acqua italiano) stenta a superare la soglia dei -4 metri sul livello idrometrico, mentre tra i fiumi appenninici dell’Emilia Romagna restano in grave difficoltà il Reno e l'Enza, mentre il Nure è ormai in secca.

La siccità al Centro Italia

In Toscana, fatta eccezione per l'insufficiente ripresa del fiume Serchio che resta  molto al di sotto dalla portata minima vitale, i corsi d’acqua ristagnano a livelli di grave sofferenza idrica, esattamente come quelli delle altre regioni del Centro Italia, dove le piogge tardano ad arrivare e le temperature si mantengono su livelli molto alti.

Nella Marche riappare lo spettro della siccità estrema, registrata lo scorso anno: i volumi d’acqua, disponibili negli invasi, in una settimana si sono ridotti di quasi un milione e mezzo di metri cubi,  scendendo  sotto  la quota dei  41 milioni, inferiore a quella registrata nella stessa settimana del siccitoso 2017 (42,1 mln mc). A concorrere all’aggravarsi della condizione idrica,  oltre alle alte temperature (in Luglio, anche 5 gradi più della media) è un deficit mensile pluviometrico,  che si aggira intorno al 90% nelle province di Pesaro Urbino, Ancona ed Ascoli Piceno PU con il record di -98% nel comune di Fano .

A causa del grave deficit di pioggia (nel 2022, a Roma è finora piovuto  il 63% in meno rispetto alla norma: solo 157 millimetri anziché i consueti  mm.422), anche gli alvei di fiumi e bacini del Lazio vedono diminuire la risorsa, che li alimenta: il livello del Tevere è calato di oltre 10 centimetri, l'Aniene ha una portata ridotta fino al 50% rispetto alla media, il Sacco registra  minimi storici,  i laghi sono  in costante decrescita.

In Abruzzo, il beneficio apportato dalle piogge cadute a Giugno  è stato rapidamente vanificato dalla forte evapotraspirazione provocata da temperature fino a  5 gradi superiori alla media, mantenendo così negativo il bilancio idroclimatico regionale.

La siccità al Sud Italia

In Campania permane stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, mentre si consolida nella bassa valle del bacino del Sele;  si segnalano in deciso calo i volumi idrici nei bacini del Cilento e nel  lago di Conza.

Infine, a testimonianza del caldo torrido,  si distribuisce acqua a pieno regime dai bacini di Basilicata e Puglia: il ritmo è di 2 milioni di metri cubi al giorno in ciascuna regione, assai più di quanto accadesse l'anno scorso (in questo periodo del 2021 gli invasi apulo-lucani  distribuivano settimanalmente 9 milioni di metri cubi d’acqua; quest’anno si tocca quota 14 milioni). Ciò comporta che, in Basilicata, le disponibilità idriche segnano un deficit di quasi 44 milioni di  metri cubi sul 2021, mentre quelle pugliesi registrano ancora un saldo positivo di circa 6 milioni.

“E’ evidente che là dove le condizioni climatiche registrate negli anni scorsi, nel Sud Italia come in Sardegna, hanno suggerito la creazione di invasi per la raccolta delle acque meteoriche, oggi si riesce a rispondere meglio alle esigenze idriche dei territori – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi - E’ un’infrastrutturazione, che deve essere estesa al Centro-Nord Italia, in sintonia con le comunità locali e l’ambiente. Il Piano Laghetti con 223 progetti già cantierabili, proposti da ANBI e Coldiretti, va in questa direzione”.

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