rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista / Genova

Ponte di Genova tre anni dopo, il dolore di chi resta: "La battaglia continua"

Quarantatré morti, decine di famiglie distrutte, una ferita che non si rimargina mai, resa più profonda dal dibattito politico sulle concessioni autostradali e dagli sviluppi giudiziari: l'intervista a Egle Possetti

Il dolore di chi resta è eterno. Muta e cambia forma, si manifesta a ondate, ma non sbiadisce e non viene lenito dal tempo che passa. E a tre anni dalla morte di figli, mariti, mogli, sorelle, fratelli e amici, i parenti delle vittime del crollo del ponte Morandi di Genova si preparano a ricordarle e celebrarne la memoria, con il pensiero sempre rivolto al 14 agosto del 2018, quando il viadotto della A10 che passava sopra il fiume Polcevera è crollato su se stesso portando con sé le vite di 43 persone.

Il giorno in cui il colosso di Riccardo Morandi è crollato, alle 11.36 della mattina del 14 agosto 2018, sul capoluogo ligure cadeva una pioggia fitta e sul ponte passavano pendolari diretti al lavoro, amici partiti per raggiungere la meta delle vacanze, famiglie che ne stavano tornando. Pochi istanti e il ponte ha ceduto, aprendo una voragine sul greto in secca del Polcevera davanti ai mezzi in transito: alcuni sono riusciti a fermarsi in tempo, altri sono rimasti in bilico e sono stati salvati dopo interminabili minuti di terrore, altri ancora sono precipitati, ferendosi anche gravemente ma riuscendo a sopravvivere. Altri, troppi, invece non ce l’hanno fatta.

La tragedia di Genova: le 43 vittime

Il 14 agosto del 2018 sono morte 43 persone: Mirko Vicini, 31 anni, Bruno Casagrande, 57 anni, dipendenti di Amiu, e Sandro Campora, 53 anni, dipendente di Aster, sono stati travolti dalle macerie all’interno dell’area dell’Isola Ecologica di Campi, che sorgeva proprio sotto il ponte. Elisa Bozzo, 34 anni, di Busalla, e Andrea Cerulli, portuale genovese, stavano andando al lavoro; Marian Roşca, 36enne della Romania, di Curtişoara, era alla guida del suo camion quando il ponte è collassato con il collega Anatoli Malai, 44 anni. Juan Carlos Pastenes, 64 anni, faceva il cuoco, e viaggiava sul ponte Morandi insieme con la moglie Nora Rivera Castillo. Con loro un caro amico, Juan Figueroa, tutti di origini cilene: nessuno è sopravvissuto. Roberto Robbiano, 44 anni, Ersilia Piccinino, 41, e il piccolo Samuele, mamma, papà e figlioletto di 8 anni, lui originario di Genova, lei della Calabria, erano diretti in Sardegna per le vacanze di Ferragosto: sono stati tra i primi a essere ritrovati tra le macerie. 

Alberto Fanfani, fiorentino, aveva 32 anni: era un medico anestesista all’ospedale Cisanello di Pisa, e viaggiava sulla A10 con la fidanzata Marta Danisi, 29 anni, siciliana, infermiera ad Alessandria. Marius Djerri, 22 anni, originario di Shijaku, in Albania, ma da anni residente a Cornigliano, stava andando al lavoro con collega Admir "Edi" Bokrina, quando il ponte è crollato: i loro corpi senza vita sono stati estratti dalle macerie davanti agli sguardi scioccati dei genitori e delle mogli. Luigi Matti Altadonna, 35 anni, era originario di Borghetto, ma da anni viveva a Genova. Sposato, papà di 4 bambini, stava andando a lavorare anche la vigilia di Ferragosto. Matteo Bertonati, Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione erano partiti da Napoli direzione Spagna per una vacanza. Stella Boccia, 23 anni, residente a Viciomaggio, e il fidanzato, Carlos Jesus Eraso Trujillo, 24 anni, residente in provincia di Arezzo, ne stavano invece tornando. I francesi Nathan Gusman, 20 anni, la fidanzata Melissa Artus, 22, e gli amici Nemati Alizè Plaze, 20 anni, e Douz Pouza, 22 anni stavano anche loro tornando a casa.

Anche Francesco Bello, 41 anni, genovese, l'autotrasportatore di Casalnuovo Gennaro Sarnataro, 43 anni, e il collega di Grotte (Agrigento), Vincenzo Licata, 58 anni, e Giorgio Donaggio, imprenditore di Toirano, erano sul ponte. Alessandro Robotti, 50 anni, e la moglie Giovanna Bottaro, 43 anni, coppia di Serravalle Scrivia, stavano rientrando da Varigotti. Henry Diaz, 30 anni, residente a Uscio, viaggiava con Angela Zerilli, 58 anni, di Corsico Milanese, per accompagnarla proprio nella cittadina ligure. Cristian Cecala, la moglie Dawna Munroe e la piccola Crystal, appena 9 anni, originari del novarese, stavano andando a Livorno per imbarcarsi su un traghetto per l'Elba. Su una delle auto in transito viaggiavano anche Claudia Possetti e il marito Andrea Vittone con i figli Manuele e Camilla. Claudia e Andrea si erano sposati un mese prima e vivevano a Pinerolo, in Piemonte. Stavano andando a Sestri Levante, al mare: un istante, e anche le loro esistenze sono state state cancellate.

L’intervista a Egle Possetti: “Sulle concessioni la nostra battaglia continua”

Come spesso accade con tragedie di questa portata, i parenti delle vittime del ponte Morandi hanno fatto quadrato da subito. Si sono abbracciati, consolati, hanno pianto insieme e insieme hanno dato battaglia per chiedere che venga fatta giustizia. Hanno dato vita a un comitato - Comitato Parenti Vittime del Ponte Morandi - che porta avanti una crociata, una lotta che assomiglia a quella di Davide contro il gigante Golia, finalizzata sin da subito alla revoca della concessione ad Autostrade e all’attribuzione delle responsabilità.

Una lotta che prosegue proprio su questi due filoni, quello politico ed economico e quello giudiziario, che assorbe energie e tempo, e che aiuta a tenere a bada quel dolore ancora così vivo e crudo anche a distanza di 3 anni. Egle Possetti del comitato è presidente, ne è spesso il volto e la voce. Pacata e ferma, anche a poco più di 24 ore dal terzo anniversario della tragedia che le ha portato via la sorella, il cognato e i nipoti.

Egle, sono passati 3 anni da quel giorno terribile. Come è cambiato il suo stato d’animo?

È una sensazione che non si riesce a definire, un dolore che cambia, ma l’intensità non diminuisce. Inspiegabile se non si vive. A volte sembra sia passato moltissimo tempo, altre pochissimo. Mai nella mia vita avrei immaginato di vivere questa situazione, né come ci si sarebbe potuti sentire in una circostanza di questo genere.

Da tre anni ormai portate avanti una battaglia legale e non solo sulle concessioni. Molto è successo da allora, compreso l’ingresso della società Autostrade in Cassa Depositi e Prestiti.

Rispetto alla concessione, noi siamo stati costanti dal primo giorno. Abbiamo subito segnalato che con una perdita di fiducia questa cosa andava chiusa, non ci saremmo mai aspettati che tra le ipotesi ci fossero anche 9 miliardi di euro dati al concessionario e 9 miliardi di debito che si accollerà la ditta acquirente, è stata una cosa che è andata oltre ogni nostra immaginazione. Non possiamo che essere sempre lineari: per noi questo, come avevamo già detto, è un contratto che a queste condizioni non si può proprio fare.

Quali sono le prossime mosse in questo senso?

Andremo avanti. Abbiamo fatto un esposto alla procura di Roma, abbiamo chiesto il sequestro della società, e continueremo a utilizzare tutti i mezzi leciti per cercare di influenzare questa situazione, anche se questa operazione sta andando avanti come un panzer che non guarda in faccia niente e nessuno.

Oggi sono tre anni dalla tragedia.

Si, e abbiamo previsto una serie di manifestazioni per ricordare i nostri cari. Abbiamo iniziato venerdì con una fiaccolata a Genova partita da tre punti diversi e arrivata alla Radura della Memoria. Durante la fiaccolata il passaggio al ponte delle Rattelle, passerella sul Polcevera che è stata recentemente intitolata “14 agosto 2018”, per la scopertura della targa con il nuovo nome, poi una volta nella Radura della Memoria il gruppo di amici di una delle vittime, il signor Robotti di Arquata Scrivia, ha organizzato un momento particolare: era appassionato di astronomia, e tramite telescopi sono state proiettate le stelle su alcuni schermi. Oggi invece ci sarà la posa simbolica della prima pietra del futuro memoriale, in una parte riservata del futuro parco sotto il Polcevera, con soli parenti e autorità, poi i discorsi e un piccolo accompagnamento musicale che abbiamo richiesto.

Il memoriale è un progetto firmato dall’architetto Stefano Boeri, che ha seguito l’intera progettazione del Parco sotto il Ponte, l’area che sorgerà sotto il nuovo viadotto San Giorgio. Ne state seguendo l’avanzamento, ne siete soddisfatti?

Sì, stiamo seguendo con costanza tutto il procedimento con l’architetto Boeri e con gruppi di professionisti che lavorano con lui. Oggi siamo ancora nella fase progettuale, i lavori inizieranno il prossimo anno, ma cerchiamo di descrivere e dare le nostre emozioni e lavorare con i progettisti affinché riescano a tradurle e a realizzare lo spazio che ci siamo immaginati.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ponte di Genova tre anni dopo, il dolore di chi resta: "La battaglia continua"

Today è in caricamento