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Venerdì, 22 Settembre 2023
Dibattito infinito

Il Ponte Sullo Stretto si farà? Politica divisa e nuovo studio (ancora da affidare)

Da trent'anni il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria è tra i temi sul tavolo. Il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, annuncia il nuovo approfondimento ed è polemica: c'è chi lo vuole e punta a usare il Pnrr, chi chiede prima di implementare strade e ferrovie al Sud

Se ne parla da anni, decenni; sono stati tirati in ballo architetti, progettisti, economisti; si sono avvicendati governi e presidenti, di questo o quello schieramento, prima e seconda Repubblica, ma il Ponte sullo Stretto resta una grande - e controversa - incognita. Dovrebbe unire il Paese, ma lo divide: tra chi lo ritiene indispensabile e chi invece uno spreco.  Di progetti ne sono stati buttati giù diversi. L'ultimo, epoca Monti, puntava su una struttura ferroviaria e stradale a unica campata di 3.300 metri con torri alte 400, ma è stato bocciato al momento della valutazione di impatto ambientale ma anche di quella tecnica ed economica. Il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha annunciato un nuovo studio di fattibilità. Parole che hanno riacceso la polemica.

Un nuovo studio per il Ponte

Andiamo con ordine. Giovannini, intervistato dal Messaggero ha definito quella del Ponte sullo Stretto "una questione storica da affrontare in modo pragmatico". Poi l'annuncio: "Stiamo per affidare l'incarico per lo studio di fattibilità tecnico-economico"e "tra qualche giorno" si saprà a chi. "Lo studio servirà per valutare le diverse soluzioni, compresa l'opzione-zero come ci ha chiesto il Parlamento. Il progetto esistente per la campata unica va in ogni caso aggiornato, sia per le nuove normative tecniche sia perché l'ipotesi di project financing non regge in relazione alle previsioni di traffico", ha aggiunto Giovannini.

Forza Italia: "Il Governo perde tempo"

Le parole di Giovannini non sono piaciute a Forza Italia. Per gli azzurri si è espressa la deputata messinese Matilde Siracusano: "Il governo continua a non dare indicazioni in merito a una chiara posizione politica sul tema. Oggi il ministro delle infrastrutture prende tempo ed evoca, per la prima volta, una fantomatica 'opzione zero', che il Parlamento non ha mai chiesto". 

Siracusano ripercorre gli utimi mesi, che ben racchiudono il cammino "accidentato" del Ponte. "Sei mesi fa - ha spiegato - il Comitato di esperti messo in piedi dall'ex ministro per le Infrastrutture, Paola De Micheli, aveva consegnato al Parlamento una relazione nella quale esprimeva un giudizio positivo sulla realizzazione del Ponte, considerato l'unica grande opera in grado di collegare in modo rapido e strutturale la Sicilia con la Calabria e il resto del Paese. Enrico Giovannini, subentrato con il governo Draghi alla De Micheli, ha ignorato questo rapporto ed ha rilanciato annunciando uno pseudo studio di fattibilità, mai chiesto dalle Camere, per valutare la convenienza o meno di questa infrastruttura. Sono passati quattro mesi da quell'impegno preso dal ministro in audizione davanti alla Commissione Trasporti della Camera, ed ancora è tutto fermo. Oggi Giovannini annuncia che lo studio di fattibilità tecnico-economica verrà affidato a breve. In realtà - rincara la dose - il ministro aveva assicurato che avrebbe avuto questo dossier pronto entro la primavera del 2022. Negli scorsi mesi avevo chiesto, proprio al ministro Giovannini - sia durante un'audizione in Parlamento che attraverso un emendamento al decreto Infrastrutture, bocciato dal governo -, la possibilità di avere una relazione comparativa tra il progetto già esistente e quello nuovo di zecca per conoscere le tempistiche e per avere chiarezza sulle reali intenzioni dell'esecutivo. Il Mezzogiorno - conclude Siracusano - avrà a disposizione il 40% delle risorse europee del Pnrr, ma senza il Ponte sullo Stretto di Messina, opera indispensabile per far ripartire il Sud, progettare una strategia di mobilità sarà impossibile e controproducente. Ci appelliamo al presidente Draghi per avere una risposta alle sollecitazioni che arrivano da anni da interi territori, stanchi di rinvii e indecisioni".

Anche il Quotidiano del Sud, in un articolo dal titolo inequivocabile "Il Ponte non serve al Sud ma all'Italia", ha rilanciato l'idea della realizzazione sfruttando i fondi del Pnrr: "L’opera sullo Stretto dovrebbe essere la priorità delle priorità e invece si continua a perdere tempo".

Musumeci: "La Sicilia punta alle grandi infrastrutture"

Anche il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha ribadito la volontà di avere il Ponte. Lo ha fatto nel messaggio di fine anno ai siciliani lanciando una stoccata a Roma: "Nella nuova pianificazione puntiamo alle grandi infrastrutture: il Ponte sullo Stretto, i porti, le strade, le ferrovie... Debbono diventare un obiettivo concreto. Sarebbe un grande volano per l'economia non soltanto siciliana ma di tutto il Paese Italia. Cosa aspetta Roma per fare i progetti e per finanziarli visto che si tratta di opere di competenza romana?".  

I Verdi: "Uno sperpero"

Di "sperpero" hanno parlato Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, co-portavoce nazionali di Europa Verde: "Il Sud di cui parla Giovannini è un Sud che ancora va con le littorine, che impiegano sette ore per condurre i passeggeri a Taranto o a Reggio Calabria, riempiendo i vagoni del fumo derivante dalla combustione del gasolio. È il segnale di un ritardo infrastrutturale dovuto alla miopia di chi non riesce a dare priorità negli investimenti infrastrutturali del trasporto, privilegiando opere faraoniche che presentano gravi problematiche strutturali derivate dall'elevato rischio sismico dell'area dello Stretto di Messina". 

Il fronte del "No"

In prima linea tra i detrattori del Ponte c'è Legambiente. Per gli ambientalisti è impossibile "che si possa ripartire come se nulla fosse dalle valutazioni tecniche ed economiche che portarono il Governo Monti a dichiarare il fallimento del progetto, dopo che il general contractor Eurolink non era stato in grado di dimostrare la fattibilità e a risolvere i problemi tecnici, geologici e paesaggistici dell’opera". Per Legambiente poi è falso dire "che presto arriverà l’alta velocità da connettere al ponte per rilanciare il Sud. Il Recovery plan finanzia con 10 miliardi euro una tratta che non sarà completata prima del 2030 (e che permetterebbe di risparmiare tra 5 e 10 minuti), poi mancherebbero diverse centinaia di chilometri tra le montagne dell’Appennino e non si sa quante risorse da trovare". Infine "le risorse europee potrebbero aiutare la realizzazione del Ponte, ma non è così visto che non è previsto nel Recovery plan e neanche nella programmazione europea 2021-2027".

Sullo sfondo altri due aspetti: l'eccessiva complessità anche perché verrebbe realizzato in un'area altamente sismica; la carenza di infrastrutture in Sicilia e Calabria che hanno ancora oggi strade e autostrade colabrodo, ferrovie ben lontane dalla modernità. "I cittadini siciliani e calabresi – ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente –  hanno diritto a proposte credibili di rilancio degli spostamenti attraverso connessioni ferroviarie, navali e aeree più semplici tra le regioni, verso Nord e anche con il resto del Mezzogiorno. Negli ultimi dieci anni i cittadini di queste due regioni hanno visto tagli ai collegamenti sia dei treni nazionali verso nord sia nei collegamenti regionali, che già erano i più vecchi (una media di 19 anni contro 11,7 al Nord) e lenti d’Italia. Attualmente il treno più veloce tra Roma e lo Stretto (Villa San Giovanni) ci mette 5 ore e 8 minuti, quando fino al 2019 c’era un Frecciargento che ci metteva 4 ore e mezza. Eppure in questi anni sono stati realizzati investimenti sulla linea tirrenica che permetterebbero di far viaggiare i treni più sicuri e veloci. Inoltre le Frecce non attraversano lo Stretto, per cui bisogna cambiare treno in Sicilia e prendere un Intercity o un regionale fino a Palermo o Catania".

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