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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'inverno demografico

L'Italia invecchia sempre più velocemente: "Saremo 47,7 milioni nel 2070"

"La popolazione italiana è già scesa sotto quota 59 milioni a gennaio 2022, registrando una diminuzione di 1,36 milioni rispetto al 2014", ha dichiarato il presidente dell'Istat Giancarlo Blangiardo

L’Italia è un Paese che invecchia a vista d’occhio e che vede la popolazione residente ridursi di anno in anno. A causa di un marcato calo della natalità e di un momentaneo stop ai flussi migratori dovuti al covid, il numero dei residenti in Italia è sceso sotto la soglia dei 59 milioni. Questa la situazione demografica del nostro Paese, illustrata nel corso di un’audizione parlamentare dal presidente dell'Istat, Giancarlo Blangiardo, con stime che vedono la popolazione diminuire ancora negli anni a venire, con numeri da far paura.

L’Italia invecchia più rapidamente rispetto ai paesi Ue

La popolazione in Italia invecchia molto più rapidamente rispetto al resto d’Europa, a causa di "una significativa crescita della sopravvivenza e di un altrettanto marcato calo della natalità", ha spiegato Blangiardo. La pandemia non ha aiutato: nel 2020 si è registrato un eccesso di mortalità dovuta al covid, una forte contrazione dei movimenti migratori ma anche un dimezzamento dei matrimoni. Di conseguenza le nascite sono diminuite (e con molta probabilità diminuiranno ancora), visto che statisticamente in Italia sono soprattutto le coppie coniugate a fare figli. Infatti, sempre più spesso si sente parlare di "inverno demografico" per il nostro Paese.

A dicembre 2020 si è registrato un calo delle nascite del -10,7%, durato fino ad aprile, con il massimo valore negativo nel mese di marzo (-10,8% sullo stesso mese del 2021). Poi una "ripresa nei mesi estivi, non ancora sufficiente a far registrare una variazione positiva rispetto all’anno precedente (-2,2% sul totale dei nati gennaio-settembre 2021)". E così si susseguono i record negativi di natalità: nel 2021 i nati della popolazione residente sono stati 400.249, circa 4,5 mila in meno rispetto al 2020 (-1,1%).

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Scenari demografici: 54,2 milioni di residenti nel 2050

Quelli illustrai oggi da Blangiardo sono numeri preoccupanti per il futuro dell’Italia, visto che una popolazione in costante diminuzione e sempre più vecchia non giova alla produttività di un paese, condannando l’economia a una crescita piuttosto lenta. Al 1 gennaio 2022 i residenti in Italia erano ‘solo’ 58,983 milioni, vale a dire 1,36 milioni in meno rispetto al 2014. È da allora che la popolazione in Italia continua a diminuire inesorabilmente, rendendo il nostro Paese sempre più vecchio. Le nuove previsioni sul futuro demografico dell'Italia fanno riflettere: la popolazione residente potrebbe scendere a 57,9 milioni nel 2030, a 54,2 milioni nel 2050, per arrivare fino a 47,7 milioni nel 2070.

Se queste stime dovessero essere confermate il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerebbe da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Secondo le previsioni formulate dall'Istat cresceranno il numero di famiglie, ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo (nel 2021 le donne residenti in Italia hanno espresso un livello di fecondità media pari a 1,25 figli). Ci saranno meno coppie con figli e più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.

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Per combattere la denatalità il governo ha messo in campo con la legge di bilancio una serie di interventi a favore delle famiglie: il potenziamento dell’assegno unico familiare per i nuclei con tre o più figli (art.65) e l’incremento per l’indennità per congedo parentale (art. 66). Per spezzare il circolo vizioso della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione, l’Istat ricorda anche quanto sia importante "favorire la frequenza del nido da parte di bambini provenienti da famiglie a basso reddito" per "incidere positivamente sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro, riducendo anche il divario di genere". A tal proposito l’istituto di statistica nazionale ricorda anche che "dal punto di vista della disponibilità dei servizi sul territorio, permangono ampi divari a sfavore delle famiglie residenti nel Mezzogiorno e nei comuni più piccoli".

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