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Sabato, 20 Aprile 2024
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Il posto di lavoro è la nuova tangente nell'Italia corrotta

"Un quadro preoccupante ma non devastante", dice Raffaele Cantone. Ecco la fotografia scattata dal dossier Anac sui casi di corruzione in Italia nell'ultimo triennio

Un caso di corruzione alla settimana, 43 politici arrestati, venti dei quali sindaci. E una nuova frontiera: quella del posto di lavoro come nuova tangente. Eccoli i numeri del dossier "La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare", presentato oggi a Roma dal presidente uscente dell’Anac, Raffaele Cantone, che analizza i casi di corruzione registrati in Italia nell’ultimo triennio.

Cantone, che andrà a ricoprire un nuovo incarico alla Corte di Cassazione, ha parlato di "un quadro preoccupante ma non devastante e che va tenuto in considerazione, oltre al fatto che c'è un oggettivo cambiamento di filosofia rispetto alla corruzione, perché se avessimo fatto anni fa questa conferenza stampa, ci sarebbe stata una folla enorme. Oggi c'è molto meno interesse".

E' un bilancio a tinte fosche quello tratteggiato dall'Autorità anti corruzione, soprattutto per la parte relativa agli appalti pubblici (il 74% dei casi di corruzione negli ultimi tre anni ha riguardato proprio l'assegnazione di appalti, a conferma della rilevanza del settore e degli interessi illeciti ad esso legati per via dell'ingente volume economico). "La corruzione - si legge nel dossier - benché all'apparenza scomparsa dal dibattito pubblico, rappresenta un fenomeno radicato e persistente, verso il quale tenere costantemente alta l'attenzione. Al tempo stesso, occorre rilevare come la prevalenza degli appalti pubblici nelle dinamiche corruttive giustifichi la preoccupazione nei confronti di meccanismi di deregulation quali quelli di recente introdotti, verso i quali l'Anac ha già manifestato perplessità".

Corruzione in Italia, perché il posto di lavoro è la nuova tangente

Non siamo tuttavia di fronte ad una nuova Tangentopoli, perché oggi "la corruzione è diversa anni luce" da quella degli anni Novanta. Diversa perché la classica mazzetta "all'italiana" sembra essere ormai (quasi) un ricordo del passato, rimpiazzata da beni materiali e non, più facili da occultare. Meno tangenti e più "benefit", insomma. Uno su tutti: il posto di lavoro. E questo perché l'assegnazione di un impiego a un parente o un sodale (oppure di una consulenza reale o fittizia fino ad arrivare alla concessione di benefit come viaggi, cene, ristrutturazioni edilizie) è più difficilmente dimostrabile come reato per gli inquirenti, rispetto ad una tangente.

Oggi le mazzette sono di piccolo calibro rispetto al passato. L’analisi dell'Anac, infatti, ha consentito di dare riscontro fattuale al cosiddetto fenomeno della "smaterializzazione" della tangente, che vede una sempre minor ricorrenza della contropartita economica. "Il denaro continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo illecito - si legge nel rapporto - tanto da ricorrere nel 48% delle vicende esaminate, sovente per importi esigui (2.000-3.000 euro ma in alcuni casi anche 50-100 euro appena) e talvolta quale percentuale fissa sul valore degli appalti. A fronte di questa ‘ritirata’ del contante, stante anche la difficoltà di occultamento delle somme illecitamente percepite - osserva il dossier dell'Anticorruzione - si manifestano nuove e più pragmatiche forme di corruzione".

mazzetta foto pixabay-2

In particolare, il posto di lavoro si configura come "la nuova frontiera del 'pactum sceleris': soprattutto al Sud l’assunzione di coniugi, congiunti o soggetti comunque legati al corrotto (non di rado da ragioni clientelari) è stata riscontrata nel 13% dei casi. A seguire, a testimonianza del sopravvento di più sofisticate modalità criminali, si colloca l’assegnazione di prestazioni professionali (11%), specialmente sotto forma di consulenze, spesso conferite a persone o realtà giuridiche riconducibili al corrotto o in ogni caso compiacenti. Le regalie sono presenti invece nel 7% degli episodi".

I numeri (e la mappa) della corruzione in Italia negli ultimi 3 anni

Tornando ai numeri della relazione, sui casi di corruzione dall'agosto 2016 all'agosto 2019 spicca il dato relativo alla Sicilia, dove nel triennio sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme). A seguire il Lazio con 22 casi, la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). I dati dicono che ad essere interessate sono state pressoché tutte le regioni d’Italia, a eccezione del Friuli Venezia Giulia e del Molise. Ciò - precisa l'Anac - non implica che queste due regioni possano considerarsi immuni, ma semplicemente che non vi sono state misure cautelari nel periodo in esame. In Molise, ad esempio, vi sono stati arresti per corruzione nella primavera 2016, mentre la Procura di Gorizia, nell’ambito di una grande inchiesta sugli appalti, ha disposto nel 2018 numerose perquisizioni (ma non arresti).

Sono 43 i politici arrestati, 20 dei quali sindaci. Nel periodo in esame sono stati 207 i pubblici ufficiali/incaricati di pubblico servizio indagati per corruzione - si legge nel dossier -. Indicativo è il tasso relativo all’apparato burocratico in senso stretto, che annoverando nel complesso circa la metà dei soggetti coinvolti si configura come il vero dominus: 46 dirigenti indagati, ai quali ne vanno aggiunti altrettanti tra funzionari e dipendenti più 11 rup (responsabile unico del procedimento).

"Le forme di condizionamento dell’apparato pubblico più estese e pervasive si registrano prevalentemente a livello locale (specie al Sud), secondo forme di penetrazione capillare nel tessuto sociale, economico-imprenditoriale, politico e istituzionale - osserva Anac -. Rispetto alle fattispecie corruttive tipiche della prima Repubblica, ancillare risulta invece il ruolo dell’organo politico. I numeri appaiono comunque tutt’altro che trascurabili, dal momento che nel periodo di riferimento sono stati 47 i politici indagati (23% del totale). Di questi, 43 sono stati arrestati: 20 sindaci, 6 vice-sindaci, 10 assessori (più altri 4 indagati a piede libero) e 7 consiglieri".

I Comuni rappresentano dunque gli enti maggiormente a rischio, come si evince anche dalla disamina delle amministrazioni in cui si sono verificati episodi di corruzione: dei 152 casi censiti, 63 hanno avuto luogo proprio nei municipi (41%), seguiti dalle le società partecipate (24 casi, pari al 16%) e dalle aziende sanitarie (16 casi, ovvero l’11%).

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