Tutti gli uomini del Ponte sullo Stretto
In principio furono i romani poi tra gli altri è stato evocato da Craxi, Berlusconi, Rutelli, Prodi e Renzi
Un ponte di barche tra Sicilia e Calabria. L’avevano ideato ai tempi dei romani: è stato il primo ponte sullo stretto di Messina. È durato poco ma sicuramente era costato meno del miliardo già speso dall'Italia per un'opera che non c'è e forse non ci sarà mai. Se n’è incominciato a parlare la prima volta di un ponte che unisse già ai tempi dell’Unità d’Italia: un simbolo di unità nazionale che unisse fisicamente Calabria e Sicilia.
A riportare tutti alla realtà ci fu il terremoto del 1908 che porta con sé 75mila vittime oltre a una tragica evidenza: lo Stretto è una delle zone più sismiche d’Europa. Nel secondo Dopoguerra lo hanno evocato tra gli altri: Craxi, Berlusconi, Rutelli, Prodi, Renzi. Ora è il turno di Matteo Salvini. Ma i problemi rimangono sempre gli stessi - e sono cinque.
- L’area è una zona altamente sismica. Secondo i geologi le coste di Sicilia e Calabria si allontanano ogni anno di 4-10 millimetri. Una dinamica che rende oggettivamente problematica la sua costruzione.
- Il ponte dovrebbe essere a una campata, ovvero senza piloni che poggiano su un fondo marino molto critico. Il problema è che in questo modo deve essere costruito dove le punte di Sicilia e Calabria sono più vicine, ovvero abbastanza lontano da Messina e Reggio Calabria.
- L’area è esposta a venti e correnti marine molto forti che potrebbero penalizzarne il traffico.
- Il Ponte passa su una delle aree più ricche di biodiversità di tutto il Mediterraneo e secondo Legambiente e WWF il suo impatto ambientale sarebbe alto.
- In assenza di reti ferroviarie e autostradali moderne e funzionanti, il Ponte rischia di essere una cattedrale nel deserto.
In tutto questo però c’è una certezza: che tra attese, cause e rinvii, il “ponte-gate” ci è già costato un miliardo di euro.