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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Crolla ancora il prezzo del gas mentre la Russia è costretta alla "tassa patriottica"

La crisi energetica europea sembra per ora superata mentre Mosca accusa il costo della guerra e delle sanzioni: costretta a vendere valuta estera e tassare le grandi imprese

Il prezzo del gas scivola sotto i 50 euro al megawattora, il livello intraday più basso dal primo settembre 2021. Al mercato del gas Ttf di Amsterdam il contratto di marzo segna un calo di circa il 6% a 49,96 euro al megawattora. Con gli scambi di oggi i future del gas naturale si avviano a chiudere la settimana con un calo di quasi il 7%, dato che la crisi energetica europea sembra per ora superata.

L'Europa si sta avviando verso la fine della stagione invernale, con gli stoccaggi pieni per circa il 65%, molto al di sopra della media decennale del 54% per questo periodo dell'anno, grazie alle temperature più calde del solito, alle importazioni record di Gnl e all'aumento della produzione di energia da fonti alternative, tra cui l'eolico e il nucleare. Inoltre, gli sforzi di risparmio energetico di case e fabbriche hanno contribuito a evitare un deficit energetico.

Dall'inizio della crisi energetica, causata dall'impennata dell'inflazione ed esacerbata dal conflitto in Ucraina, l'Europa ha assistito a una rapida crescita dei piani per nuovi terminali per il trasporto di gnl e gasdotti, a iniziative per accelerare i progetti sulle rinnovabili e a sforzi per aumentare l'efficienza energetica. Poco dopo lo scoppio della guerra, con il lancio dell'iniziativa REPowerEU l'Ue si è posta l'obiettivo di eliminare la sua dipendenza dalle fonti fossili russe "ben prima del 2030". Un traguardo molto ambizioso. Basti ricordare che nel 2021 circa il 40% delle importazioni di gas naturale dell'Unione e il 27% di quelle di petrolio provenivano proprio da Mosca. Il punto è che la crisi energetica, aggravata dal conflitto e dalla manipolazione delle forniture da parte del Cremlino, ha avviato un ripensamento profondo dello stesso mercato unico dell'energia, così come promosso dalla Commissione fin dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso.

I dati più recenti mostrano che all'inizio di febbraio la domanda di gas in Germania era inferiore di circa l'8% rispetto alla media quadriennale del 2022. Nel frattempo, si continuano a cercare alternative alle forniture di gas russo, tra cui il Qatar e l'Oman, mentre il secondo esportatore statunitense di Gnl Freeport ha ripreso le spedizioni.

Il costo della guerra per la Russia

Per la Russia il taglio degli approvvigionamenti all'Europa ha comportato un deficit di bilancio di quasi 25 miliardi di dollari a gennaio, in parte a causa del calo delle entrate di petrolio e gas, linfa vitale dell'economia russa. Per gli analisti Mosca dovrà trovarsi a fronteggiare un deficit di bilancio fino a 73,2 miliardi di dollari, pari al 3,8% del PIL. Per Mosca ora occorre tenere sotto controllo la spesa fiscale: un deficit maggiore del previsto richiederebbe un taglio delle spese, maggiori prestiti o aumenti delle tasse. La Russia sta già vendendo 8,9 miliardi di rubli (124,5 milioni di dollari) di valuta estera al giorno per coprire il deficit e la scorsa settimana il governo ha lanciato l'idea di una tassa "volontaria" una tantum sulle grandi imprese.

Sul fronte militare i russi stanno affrontando "enormi difficoltà" nel mettere in piedi l'offensiva di febbraio in occasione del primo anniversario del conflitto in Ucraina. Secondo l'intelligence Nato a Bakhmut gli ucraini sono "sotto pressione" ma i russi stanno pagando "costi astronomici" in termini di vite umane, con circa "2.000 soldati" morti solo lo scorso weekend per strappare "pochi metri". L'offensiva poi non si sta dipanando lungo tutto il fronte ma su "piccoli punti di pressione". Le truppe russe sono "male equipaggiate e mal addestrate" e al momento gli ucraini sembrano avere la situazione "sotto controllo".

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