Ponte Morandi: via al processo, ma incombe lo spettro della prescrizione
I difensori di diversi tra i 59 imputati sarebbero già pronti a chiedere l'annullamento dell'incidente probatorio. Il procuratore Pinto: "Senza un tempo ragionevole non ci sarà giustizia degna di questo nome"
Inizia oggi il maxi processo per il crollo del ponte Morandi, il viadotto collassato a Genova il 14 agosto 2018. Nella tragedia persero le vita 43 persone. Tre sono le aule (fino ad esaurimento posti) destinate al dibattimento, 59 le persone imputate, tra ex vertici e tecnici di Autostrade e Spea (la società che si occupava di manutenzioni e ispezioni), attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato. Questi i numeri dell'imponente processo che avrà luogo nel tribunale di Genova. Le accuse, a vario titolo, vanno dal disastro colposo all'omicidio colposo plurimo, dall'attentato alla sicurezza dei trasporti al crollo doloso, fino all'omicidio stradale, alla rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza e al falso. Secondo l'accusa una parte degli imputati era consapevole che il ponte sarebbe potuto crollare ma nessuno fece nulla per evitarlo. La prima udienza è terminata intorno alle 11, con rinvio al 12 settembre. Le macerie del ponte, intanto, saranno spostate a Trasta.
I tempi del processo
I difensori di diversi tra i 59 imputati, riferisce l'agenzia Dire, sono pronti a presentare una istanza di annullamento dell'incidente probatorio nel quale era stata elaborata la perizie sulle cause del crollo del Viadotto. Questo perché, secondo i legali, a una cinquantina di indagati non sarebbe stato garantito il diritto alla difesa in modo pieno. Se i giudici dovessero respingere l'eventuale istanza di annullamento, il processo potrebbe marciare a passo spedito e probabilmente si arriverà a una sentenza di primo grado nella seconda metà del 2024. Se però venisse disposta una nuova perizia i tempi si allungherebbero, e non di poco. Sulla vicenda del Morandi aleggia dunque già lo spettro della prescrizione. I reati di omissione di atti d'ufficio o falso ad esempio vengono prescritti già dopo 6 anni dai fatti nella maggior parte dei casi. Dunque occorre fare in fretta.
"Il problema di fondo di questo processo sarà la possibilità di rispettare i parametri costituzionali della ragionevole durata" ha detto il procuratore Francesco Pinto alla vigilia dell'inizio del processo. "Io auspico che tutte le parti si possano comportare tenendo conto di questo parametro. Un parametro di garanzia sia per le vittime che per gli imputati. Senza un tempo ragionevole non ci sarà giustizia degna di questo nome".
"Qualsiasi istanza dell'accusa - ha detto ancora Pinto - delle difese e delle parti civili dovrà essere parametrata anche rispetto al criterio della ragionevole durata del processo nell'interesse delle stesse parti civili e degli imputati. Perché ci sarà troppa gente che altrimenti rimarrà sulla graticola e che potrebbe un domani essere anche assolta così come ci saranno tanti che hanno diritto a un risarcimento ma che lo potranno vedere dopo anni".