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Sabato, 9 Dicembre 2023
L'intervista

Cosa sta facendo l’Italia per i profughi ucraini

"Bisogna guardare ai bisogni dei profughi ucraini non solo nell'immediato ma anche nel medio-lungo termine", ha dichiarato in un'intervista a Today Francesca Basile, responsabile Unità operativa migrazioni della Croce Rossa Italiana

"I meccanismi di accoglienza europei e italiani stanno funzionando", ha dichiarato il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, ricordando che non ci sono state crisi dei profughi in Europa simili a quella ucraina "dal secondo dopoguerra ad oggi". Stiamo parlando in tutto di 4 milioni di rifugiati, 70mila solo in Italia, e di 6 milioni di sfollati interni. Secondo una stima Unhcr questi numeri potrebbero più che raddoppiare e arrivare a 10 milioni. Per quanto riguarda l’Italia si prevedono fino a 650 mila rifugiati, forse un milione, considerando che proprio nel nostro Paese vivono 248 mila ucraini, la più grande comunità al di fuori dei confini nazionali. Come si è organizzata l’Italia nell’accoglienza dei profughi dall’Ucraina? Lo abbiamo chiesto a Francesca Basile, responsabile Unità operativa migrazioni della Croce Rossa Italiana.

Onu: 4 milioni di rifugiati ucraini in un mese

Sono più di 4 milioni i rifugiati ucraini in fuga dalla guerra a più di un mese dall’inizio dell’invasione russa. A riferirlo l'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), evidenziando un rallentamento del flusso negli ultimi giorni: si è passati da 200mila a 40mila al giorno. Considerando che prima dell’inizio della guerra in Ucraina vivevano 44 milioni di persone, vuol dire che circa una persona su 11 ha lasciato il Paese. In Italia sono arrivati 75mila profughi dall’Ucraina, 76.847 specifica il Viminale: 39.617 donne, 7.435 uomini e 29.795 minori. Le città di destinazione dichiarate all'ingresso in Italia continuano a essere Milano, Roma, Napoli e Bologna. “Solo una piccola parte dei profughi ha fatto ricorso ai sistemi di accoglienza tradizionale mentre la maggior parte ha potuto disporre di autonoma sistemazione – ha dichiarato la ministra dell'interno Luciana Lamorgese in audizione al Comitato Schengen - Al 29 marzo risultano inseriti nel sistema di accoglienza 5.600 persone: 5.301 presso i Cas e 299 presso le strutture Sai''. Le domande di protezione sono state finora circa 750, un dato che "riflette la speranza degli ucraini di rientrare in Patria dopo il termine delle ostilità", ha spiegato la ministra.

Riconosciuto un contributo di sostentamento di 300 euro mensili

La macchina della solidarietà e dell’accoglienza in Italia sta lavorando a pieno regime. Il governo sta predisponendo tutte le misure necessarie per migliorare l’accoglienza dei profughi ucraini. Il premier Mario Draghi ha firmato il dpcm sui profughi, decreto che fissa dal 4 marzo la decorrenza della protezione temporanea per 1 anno. Grazie al permesso di soggiorno si garantisce ai cittadini ucraini e gli stranieri domiciliati in Ucraina l'accesso ai diritti e ai servizi riconosciuti agli stranieri. Stiamo parlando di servizi essenziali che riguardano l'accesso alla sanità, l'assegnazione di un medico di base, l'iscrizione anagrafica e il conseguente rilascio di un codice fiscale e di una carta d'identità. In arrivo anche 300 euro per ogni profugo, 150 per i minori. I rifugiati ucraini che hanno fatto richiesta di protezione temporanea e hanno trovato una autonoma sistemazione, riceveranno "un contributo di sostentamento una tantum pari a 300 euro mensili pro capite per la durata massima di tre mesi decorrenti dalla data d'ingresso in Italia", si legge nell’ordinanza del capo del dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio per la gestione dei profughi in fuga dall'Ucraina. Per quanto riguarda i minori viene riconosciuto "in favore dell'adulto titolare della tutela legale o affidatario, un contributo addizionale mensile di 150 euro per ciascun figlio di età inferiore ai 18 anni".

Nel frattempo il terzo settore e il mondo delle ong e del volontariato si stanno dando da fare per inviare aiuti umanitari a chi è rimasto in Ucraina, per sostenere i profughi alle frontiere e per organizzare un’adeguata accoglienza sul territorio nazionale. Su quest’ultimo punto abbiamo chiesto informazioni a Francesca Basile, responsabile Unità operativa migrazioni della Croce Rossa Italiana.

Come è stata organizzata l’accoglienza dei profughi ucraini in Italia?

“Tutti i fenomeni interessano tutti. Non c’è una suddivisione netta tra le varie associazioni per l'accoglienza di fragili o minori. Molto dipende dal canale di arrivo in Italia: attraverso corridoi sanitari, associazioni che fanno attività sulla parte oncologica, piuttosto che sanitaria grave, persone che entrano dalle frontiere terrestri. Diciamo che tutti dobbiamo essere consapevoli e preparati a tutte le vulnerabilità che possiamo trovarci davanti”.

Siamo pronti ad affrontare questi numeri?

“Bisognerà rimanere pronti, essere molto consapevoli dei numeri, dei flussi e del fatto che più andremo avanti e più le persone avranno dei bisogni, non soltanto sull’immediato ma anche sul medio e lungo termine, sia per quelle persone che sono già arrivate in Italia, sia per quelle che arriveranno. È importante pensare in questo momento non solo alla prima accoglienza dettata dalla solidarietà e dalla passione nel voler fornire supporto, ma agire con la coscienza e la consapevolezza dei bisogni di queste persone. Parliamo di soggetti vulnerabili, anche fragili, di donne e bambini che provengono da una realtà di conflitto”.

Su cosa si sta concentrando la Croce Rossa Italiana?

“La Croce Rossa italiana si è attivata sin dai primi momenti sull’assistenza delle persone in arrivo e via via a supporto di tutte le realtà territoriali che stanno accogliendo. Di ritorno da una missione internazionale che ci ha visto portare in Italia 83 persone fragili, abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla disabilità e sulle persone maggiormente vulnerabili, per garantire loro sin dai primi momenti accoglienza e assistenza. Si va dalla presa in carico ad un’analisi accurata dei bisogni delle persone più fragili. Questo sta già avvenendo a Settimo Torinese, ma continueremo a creare altri punti di primo arrivo anche a supporto del sistema di accoglienza nazionale. Lo stesso vorremmo fare in altre zone strategiche come la Sardegna, il Centro Italia e il Sud Italia”.

Vi state occupando anche di minori non accompagnati?

“I minori non accompagnati sono sicuramente un tema da attenzionare in maniera particolare. Si è attivato un sistema importante di tutela. Come Croce Rossa non ci stiamo occupando direttamente di questo fenomeno ma sicuramente anche nelle attenzioni e nelle riflessioni che facciamo quotidianamente, l’attenzione ai minori non accompagnati è costante, anche per seguire tutte le procedure del caso dettate per la loro tutela e protezione”.

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