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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Maternità surrogata

Così l'Italia potrebbe essere all'avanguardia sulla maternità surrogata

L'Associazione Luca Coscioni ha messo a punto una proposta di legge sulla ‘gestazione per altri solidale’. Filomena Gallo spiega a Today.it come si potrebbero evitare cortocircuiti giuridici

Sulla maternità surrogata la politica brancola nel buio e come spesso accade si nasconde dietro slogan, forme più o meno velate di incitamento all’odio e propaganda, proponendo semplificazioni irrealizzabili come il renderla ‘reato universale’ per legge.

Nessuno, in verità, sembra voglia prendersi la responsabilità di mettere la faccia su una norma che tuteli tutte le parti in causa: genitori, gestanti, bambini. Per cercare di colmare il vuoto normativo, l’Associazione Luca Coscioni ha messo a punto una proposta di legge sulla ‘gestazione per altri solidale’ che sulla carta renderebbe l’Italia un Paese all’avanguardia nel rispetto dei diritti e dei doveri di tutti. A presentarla e a fare il punto sul dibattito surreale di queste settimane Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione.

La proposta di legge

“Il divieto di commercializzazione, in conformità con l’articolo 5 del codice civile è il primo punto della nostra proposta – spiega la segretaria –. È previsto solo un rimborso delle spese legate alla gravidanza: la gestante, d’altronde, per nove mesi, deve modificare le sue abitudini in funzione della stessa. Inoltre, abbiamo stilato una serie di regole tassative, come il limite di due gravidanze e di un massimo d’età, fissato a 42 anni; oltre al fatto che chi mette a disposizione il proprio utero deve essere già madre e deve essere economicamente autosufficiente. Inoltre, si arriva all’accordo tra gestante e persone che ricorrono alla GPA solo dopo una serie di test medici e psicologici”.

Giorgia Meloni a una manifestazione delle donne 'senza utero' (foto LaPresse)

Perché la storia del ‘reato universale’ non regge

Dalla sua, il principale partito del Governo Meloni vorrebbe invece estendere il reato normato dalla legge 40/2004 perseguendo ‘chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità, anche se il fatto è commesso all’estero’ e prevedendo una pena che va da tre mesi a due anni di carcere e una multa da 600.000 a un milione di euro.

“La proposta di legge depositata da FdI - continua Filomena Gallo - non sta in piedi giuridicamente. Come faranno a individuare chi ha fatto ricorso a questa tecnica all’estero? Verrà chiesto un certificato di parto a ogni coppia che rientra? E in caso non esista quel certificato, il bambino verrà allontanato dai genitori, sarà  in stato di abbandono e la coppia verrà arrestata? Siamo tutti contrari alla schiavitù, a ogni forma di costrizione della persona che viola la sua libertà, si tratta di violazione dei diritti fondamentali: ma come si può impedire a una donna che pienamente consapevole sceglie di portare avanti una gravidanza per un’altra persona nel rispetto di una legge del suo Paese? Oltretutto, un decreto del presidente della Repubblica, il DPR 396 del 2000, stabilisce che per gli italiani che si trovano all’estero i certificati di nascita e di morte vengano redatti secondo la legge del luogo e trascritti quando arrivano in Italia”.

La circolare di Piantedosi non può fermare le trascrizioni

La gestazione per altri, praticata nei Paesi in cui è legale, riguarda circa 250 coppie italiane, di cui il 90% eterosessuali, ma le iniziative del Governo puntano a colpire soprattutto le famiglie LGBTQI. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha emanato una circolare con cui chiede ai sindaci di non trascrivere gli atti di nascita dei figli e delle figlie delle coppie dello stesso sesso. “In Italia, il dibattito sulla gestazione per altri è nato quando si è discusso di unioni civili – spiega ancora l’avvocato Gallo, Segretaria della Coscioni – quando il Parlamento emanò quella norma, spinto dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo che richiamò l’Italia perché c’era una mancanza di tutela per le coppie dello stesso sesso, si volle tener fuori la stepchild adoption. Oggi, con una legge che tuteli la gestazione per altri solidale, si potrebbe riparare a quell’errore e colmare il vuoto normativo. Quanto alla circolare emanata dal Ministro dell’Interno, non ha giuridicamente potere vincolante e infatti molti comuni stanno continuando a trascrivere”.

"La politica abbia più coraggio"

Le parole usate dai politici in questi giorni lasciano stupefatti, per violenza e per ignoranza: “Come si fa a paragonare le coppie che accedono alla gestazione per altri ai pedofili? – prosegue Filomena Gallo – Ci sono donne che nascono senza utero, donne che sconfiggono il cancro ma perdono l’utero, donne che hanno patologie che rendono impossibile intraprendere una gravidanza: la GPA è nata soprattutto per loro. La società è composta anche da coppie dello stesso sesso e oggi la tecnica può essere di aiuto anche a quelle formate da due uomini. La politica dovrebbe avere più coraggio: i nostri legislatori dovrebbero esprimere la propria opinione in rappresentanza di tutti i cittadini e non dei propri schieramenti. Ogni bambino ha il diritto a godere dell’amore dei genitori che lo hanno voluto: molti italiani oggi vanno all’estero perché non vogliono mettere in pericolo i diritti dei loro futuri figli e i diritti delle gestanti, vanno all’estero perché il nostro Paese non ha un sistema normativo adeguato”.

Adottare è più difficile che ricorrere alla gestazione per altri

L’obiezione più comune che viene sollevata quando si parla di maternità surrogata è perché quelle stesse coppie non adottino un bambino già nato, accogliendo nelle loro case un soggetto fragile e bisognoso. La stessa Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni spiega perché in molti casi sia praticamente impossibile accedere alle liste d’attesa per gli affidamenti: “La legge sulle adozioni è da aggiornare: è una norma troppo vecchia che crea forti elementi di criticità. Accedere alle liste per le adozioni è complicato. In Italia, i bambini in stato di abbandono sono pochissimi e il percorso per poterli adottare è molto difficile: una donna guarita da un tumore, ad esempio, non può adottare un bambino. Quanto alle adozioni internazionali, forse ci si dovrebbe concentrare su come aiutare le famiglie di origine di quei bambini più che portarli via strappandoli ai loro cari e alla loro cultura. E comunque, anche nei casi in cui si tratti di bambini abbandonati in Paesi poveri o devastati dalle guerre, chi vuole adottare è costretto a trafile molto lunghe e a sostenere costi altissimi. In verità molte persone intraprendono entrambe le strade – sia quella dell’adozione che quella della gravidanza per altri – e nessuno dice che spesso riescono a ottenerle entrambe”.

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