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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Nuovo Dpcm 3-4 dicembre: perché sarà quello "decisivo" (e il coprifuoco può slittare)

Il prossimo decreto non può fallire nel trovare il giusto equilibrio tra molti aspetti dell'emergenza, tra salute, istruzione ed economia. Via al confronto tra Governo e Regioni. Zaia: "Non si può sbagliare, sarà decisivo nella storia del contrasto al Covid". Quasi certo il blocco della mobilità tra le Regioni, con poche deroghe. Ma le novità ci saranno

C'è chi lo dice apertamente (come Luca Zaia), ma lo pensano in tanti. Il prossimo Dpcm non solo sarà quello più complicato da mettere nero su bianco, ma anche quello decisivo per l'andamento dell'epidemia di coronavirus in Italia. Si vanno a intersecare come mai nel recente passato molti elementi e criticità non più eludibili.

Nuovo Dpcm 3-4 dicembre: sarà "decisivo", conto alla rovescia

Se nel corso della prima ondata eravamo stati tutti colti di sorpresa dalla portata dell'epidemia, e i Dpcm di primavera con chiusure generalizzate erano stati accettati come inevitabili, il modo in cui l'Italia ha approcciato il risorgere del virus da settembre in avanti ha sollevato più critiche, molte circostanziate e comprensibilissime. Davvero è stato fatto tutto il possibile in estate per evitare la seconda ondata? Dubitarne è lecito, senza andare a citare la vicenda ormai arcinota delle discoteche aperte (scelta in ogni caso sbagliata). Quanti dubbi su come è stato gestito il rientro a scuola (si è parlato incredibilmente per mesi dei banchi a rotelle come se davvero da soli avrebbero risolto magicamente la diffusione di un virus respiratorio contagioso), su come il sistema di tracciamento dei contatti dei positivi sia saltato alle prime difficoltà, su come a ottobre il rimpallo delle responsabilità tra Roma e le Regioni abbia ritardato la stretta che era ormai parsa inevitabile a chiunque, perdendo tempo prezioso.

Adesso il governo guidato dall'avvocato di Volturara Appula Giuseppe Conte sembra aver esaurito quel credito di fiducia accordatogli dagli italiani (e forse pure il supporto pieno dei partiti che lo sostengono, viste le quotidiane voci di rimpasto che rimbalzano sui giornali), e il prossimo Dpcm non può fallire nel trovare il giusto equilibrio tra almeno tre aspetti: la necessità di non far risalire la curva dei contagi in occasione del Natale e scongiurare una terza ondata, l'obbligo morale di fare tornare a scuola in presenza tutti gli studenti in tempi ragionevoli, la volontà di salvaguardare il più possibile le attività economiche, con misure che consentano ai negozi di riaprire senza però che si creino assembramenti (ad esempio, si pensa ad orari prolungati anche serali).

Il prossimo sarà "il Dpcm decisivo nella storia del contrasto al Covid", perché "gestirà la congiuntura tra i contagi, l'inizio della più grande campagna vaccinale della nostra storia e il picco influenzale", per questo "non si può sbagliare, e per non sbagliare ci vuole un confronto serrato e costruttivo, altrimenti si rischia di scatenare la tempesta perfetta", dice oggi Zaia, governatore leghista del Veneto in un'intervista ad Avvenire.

"Il Covid è sempre più percepito come un problema di chi si ammala e di chi cura. Il Covid è stato 'ospedalizzato', non è avvertito più come questione sociale. Da una parte c`è chi lotta per la vita, dall`altra chi fa lo struscio. Capisco che forse sia anche un modo di esorcizzare, altrimenti non si spiegano gli assembramenti nei centri commerciali, in Veneto come a Roma.Noi però dobbiamo coinvolgere i cittadini, fargli prendere consapevolezza che rispettando le regole fondamentali potremmo evitare molte restrizioni. Lo dico io che ho chiuso tutti i negozi la domenica e ho vietato le passeggiate nei centri storici".

"Sarebbe utile portare i cittadini negli ospedali a vedere cosa succede, ma non è possibile. Ma possiamo fare una grossa campagna di informazione e sensibilizzazione che faccia capire quanto ci 'convenga' essere attenti e prudenti. A marzo il cemento era il timore che, presa questa malattia, si potesse morire. Oggi invece la percezione è che muoia solo chi è sfortunato o non gode di buona salute", aggiunge Zaia sottolineando che la ricetta è comunicare "di più, spieghiamo di più, usciamone davvero insieme e non con un popolo che si sente oggetto di costrizioni poco comprensibili. Può sembrare una sfida impossibile, ma rappresenta per me la vera soluzione".  

Nuovo Dpcm dicembre 2020: che cosa succederà

Che cosa ci sarà nel nuovo Dpcm del 3-4 dicembre quindi? Quasi certo il blocco della mobilità tra le Regioni, con poche deroghe. Le misure del nuovo Dpcm per affrontare l'emergenza coronavirus saranno al centro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, convocata dal vice presidente Giovanni Toti in seduta straordinaria per domani alle 17 solo in videoconferenza. Ci sarà un unico punto all'ordine del giorno che prevede l'esame delle proposte per i diversi provvedimenti di carattere sanitario, sociale, economico e organizzativo da adottare con il prossimo Dpcm.

Il nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte verrà varato a inizio dicembre, tra il 3 e il 4 del mese. Sarà plasmato anche in base al confronto tra governo e regioni anche se l'impianto del provvedimento si va delineando sulla base di una linea prudenziale, come del resto per le misure adottate nelle ultime settimane nel contrasto all'emergenza Covid in Italia. Sono giorni intensi nei palazzi romani. Decreto Ristori quater, nuovo Dpcm, Recovery plan, il nodo del Mes e l'aggiornamento del programma di governo. Fitta l'agenda dell'esecutivo, impegnato in una difficile mediazione con le Regioni e all'interno delle stesse forze di maggioranza sulle ulteriori restrizioni. Il vertice di venerdì scorso non ha chiuso il cerchio, e nuove riunioni e contatti si sono susseguiti per tutto il week end. Ora si attende un ulteriore passaggio al tavolo con Cts e enti locali prima della firma del premier, che dovrà essere posta entro giovedì.

Dpcm 3 dicembre: spostamenti Regioni e ricongiungimento familiare

Qualche giorno prima di Natale dovrebbe entrare in vigore il divieto di spostamento tra le Regioni. Una misura che non dovrebbe riguardare chi ha la residenza in un'altra regione o chi dovrebbe fare rientro nel proprio domicilio. Nella zona arancione, secondo le regole già in vigore, non è consentito lasciare il proprio Comune. Più libertà di movimenti per chi vuole raggiungere la propria seconda casa all'interno della zona gialla prima del blocco. Per chi andrà all'estero, in particolare per sciare nei Paesi che mantengono gli impianti aperti, si profila la quarantena al rientro. 

I ristoranti dovrebbero restare chiusi il 25 e il 26 dicembre, mentre i negozi resterebbero aperti in tutto il periodo delle Feste fino alle 21 per evitare assembramenti. Per quanto riguarda bar e ristoranti sarebbero comunque in vista allentamenti, per esempio con l’apertura nelle zone arancioni (più difficile l’estensione alle zone rosse). In ogni caso, con limitazioni precise e non aggirabili (numero massimo di posti a tavola, per esempio sei). Per quanto riguarda l’orario, con ogni probabilità la misura sarà coordinata con l’eventuale coprifuoco, che potrebbe essere spostato alle 23, o alle 24. Dovrebbero invece restare ancora chiuse determinate attività come palestre e discoteche. Niente indiscrezioni per ora su cinema, teatri, mostre e musei.

Per il cenone di Natale nel nuovo Dpcm in arrivo non verranno date indicazioni sul numero dei commensali ma, semmai, raccomandazioni: non più d 6-7 a tavola e tutti dentro la 'bolla familiare', ovvero parenti stretti e eventuali conviventi. Buonsenso.

Le bozze del nuovo Dpcm non piacciono ai ristoratori

Se il buongiorno si vede dal mattino, saranno giorni ad alta tensione. Le bozze del nuovo Dpcm che circolano in questi giorni non convincono l'associazione Ristoratori Toscana. Le riaperture fino alle 18 a ridosso di Natale, con chiusura totale del 25 dicembre e Santo Stefano, "non serviranno a risollevare una categoria in ginocchio, tra le più penalizzate dai lockdown".

"Non basteranno a compensare le chiusure i ristori del 10 o del 20 per cento del fatturato delle nostre attività. Per i ristoratori - dichiara il presidente di Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari - dicembre, uno dei mesi più importanti dell'anno, andrà perso e noi lo ripetiamo da settembre . Il Natale sarà rosso, rosso come i nostri conti, come il bollino che ci vuole mettere il Governo con tutte queste restrizioni che inducono l'opinione pubblica a credere che i nostri locali siano luoghi pericolosi. Saremo rossi perché non potremo lavorare. Anche se le regioni passano in zona arancione, come sembra succederà venerdì prossimo anche per la Toscana, per i ristoranti non cambia niente. Resteremo chiusi. E se passeremo in zona gialla a ridosso del Natale, non potremo aprire a cena, con il fatturato del pranzo che non potrà mai coprire le pesanti perdite derivanti dalle chiusure serali, e, stando alle bozze che circolano, saremo chiusi a Natale, Santo Stefano, Capodanno".

"Durante le feste natalizie si facevano cene con amici, con compagni di classe, con colleghi di lavoro, non certo i pranzi, e quest'anno sarà tutto lavoro perso. Ci preoccupa, inoltre, il fatto che non venga programmata una possibile riapertura dei ristoranti. Non se ne parla più - aggiunge Naccari - Non si può tenere chiuso per sempre un settore. Una scelta che si ripercuoterà sullo Stato, che si ritroverà con centinaia di migliaia di disoccupati che non sarà più in grado di supportare con la cassa integrazione". 

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