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Martedì, 16 Aprile 2024
Voglia di normalità (almeno per 90 minuti)

Quando riaprono gli stadi?

Al quesito di tifosi o semplici appassionati non è possibile al momento dare una risposta chiara e unanime. Il Comitato Tecnico Scientifico ha sempre manifestato dubbi. Ma il 7 aprile è una data chiave e gli stadi si prestano meglio di qualsiasi altro luogo alla riapertura in tutta sicurezza. Roma rischia di perdere l'Europeo

Quando riapriranno gli stadi al pubblico in Italia? Al quesito di tifosi o semplici appassionati del gioco non è possibile al momento dare una risposta chiara e unanime. Il Comitato Tecnico Scientifico ha sempre manifestato dubbi in merito alla possibile riapertura. In inverno circolava l'ipotesi di consentire l’ingresso a 1.000 spettatori a partita. Poi il governo Conte prima e quello Draghi dopo si sono ritrovati a dover prendere decisioni per fronteggiare l’avanzata della terza ondata di Covid, e il tema stadi è ovviamente passato in secondo piano. Ma entro la fine della prossima settimana andrà fatta chiarezza.

Quando riapriranno al pubblico gli stadi?

Più prima che poi se ne dovrà iniziare a parlare seriamente. Qualcosa si muove. In Inghilterra l'argomento - sportivo ma anche economico - è al centro del dibattito. Portare il pubblico negli stadi per le partite dei prossimi Europei: è questo l’obiettivo del governo inglese. Il ministro dello sport Nigel Huddleston ha spiegato la strategia: "È una sfida e sono fiducioso, vorremmo avere un buon numero di tifosi sugli spalti. È assolutamente un obiettivo, anche se non posso garantire che raggiungeremo la piena capacità degli stadi. Speriamo di poter raggiungere l’obiettivo durante l’estate, ma ovviamente tutto dipenderà da come andranno le cose". C’è voglia di tornare alla normalità: “Di certo la salute fisica, mentale e finanziaria delle persone è stata colpita duramente dal coronavirus, per questo dobbiamo tornare il più velocemente possibile a una versione più vicina della realtà. Vorremmo trascorrere un’estate serena e vorremmo che le persone si divertissero di nuovo". 

La semifinale di FA Cup tra Manchester City e Chelsea del 17 aprile al Wembley Stadium sarà utilizzata come evento pilota per testare il ritorno dei tifosi negli stadi del Regno Unito. La Premier League sta pianificando di adattare il proprio calendario, per garantire che tutti i suoi club possano accogliere fino a 10.000 fan per una partita prima della fine della stagione. Il governo inglese ha annunciato uno stanziamento speciale per sostenere la candidatura al mondiale 2030 e ha invitato la Uefa a riconsiderare la distribuzione delle partite di Euro 2021 alla luce dell'attuale pandemia. L'Inghilterra è pronta a ospitare più partite di quanto previsto inzialmente. E in Italia come ci stiamo preparando? 

Entro il 7 aprile l'Italia deve decidere

Entro il 7 aprile l'Italia dovrà far sapere all'Uefa se è in grado di garantire lo Stadio Olimpico aperto, almeno in parte, per gli Europei che, altrimenti, rischia molto seriamente di non avere Roma fra le sue sedi. Non sarà una decisione semplice, perché prevedere quale sarà l'andamento dell'epidemia è complesso. Ma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa si è detto sicuro che gli Europei con il pubblico a Roma ci saranno "se rispettiamo i piani. Ci dobbiamo lavorare. C'è una richiesta di garantire una certa presenza di tifosi negli stadi. Credo che, se rispetteremo i nostri piani, si possa tornare non solo negli stadi, ma anche in maniera graduale a una vita normale".

Non la pensa così il virologo Fabrizio Pregliasco, molto scettico: "Ci potrà essere una piccola percentuale di tifosi allo stadio, simbolica, nulla di più. Non abbiamo ancora una proiezione numerica sufficiente per sapere quali saranno i numeri dei contagi a giugno". Nemmeno con un pubblico del 25% rispetto alla capienza dell'Olimpico come vorrebbe l'Uefa? "Al momento non mi sembra proprio il caso".

Le città scelte per l'Europeo itinerante voluto a suo tempo dall'allora presidente Uefa Michel Platini sono dodici, Amsterdam, Baku, Bilbao, Bucarest, Budapest, Copenaghen, Dublino, Glasgow, Londra, Monaco e San Pietroburgo, oltre a Roma, e solo alcune di queste grandi città a oggi hanno fornito le garanzie richieste. La Figc è prontissima a studiare, di concerto col ministero della Salute, un progetto per aprire al pubblico in modalità limitata, a fare tamponi prima e dopo le partite come succederà ad Amsterdam, o magari a permettere l'accesso solo ai vaccinati, a predisporre ingressi filtrati, distanziamenti e percorsi alternativi. Solo ipotesi, ma tra una settimana bisognerà dare le prime risposte ufficiali. La finale di Coppa Italia prevista per il 19 maggio sarebbe un'ottima occasione per testare le novità.

"Il nuovo impulso dato alla campagna di vaccinazione, con l'annuncio che a fine giugno potrebbe essere vaccinata la metà della popolazione, ci consente di iniziare a pensare a riaperture graduali ad alcuni eventi, mi riferisco proprio alle partite di calcio, ed attività economiche. Questo, naturalmente, se l'andamento dei dati epidemiologici consentirà di farlo in sicurezza" dice il prefetto Francesco Tagliente, tra i grandi padri fondatori dell'Osservatorio nazionale sulle Manifestazioni Sportive. "La disponibilità di un organismo come la Federcalcio, in vista degli Europei, a fare un investimento importante con un protocollo severo, potrebbe rappresentare una garanzia, anche per un primo test. Naturalmente sotto la valutazione e la responsabilità delle autorità sanitarie competenti. Ma mi sembra una ipotesi assolutamente praticabile".

Va detto che gli stadi si prestano meglio di qualsiasi altro luogo alla mappatura degli spettatori anche a fini sanitari: biglietti nominativi e identificativi del posto a sedere (rigorosamente preassegnato, come accade del resto già oggi quasi ovunque), steward, ingressi idonei al controllo della temperatura con termoscanner, ingressi scaglionati su più fasce orarie, eventuali  test antigenici rapidi eseguiti sul posto. Se si permetterà in una fase iniziale di assistere alle partite solo a chi è stato sottoposto alla vaccinazione completa o è in possesso di un certificato di test negativo al Covid-19 rilasciato nelle 48 ore precedenti il rischio contagio è (quasi) a zero, o comunque fortemente ridotto.

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