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Martedì, 19 Marzo 2024
Il COVID-19 l'ultima pandemia

La pandemia era evitabile: tre milioni di morti per un mese di ritardo e governi impreparati

Durissima accusa all'Organizzazione Mondiale della Sanità che avrebbe dovuto dichiarare l'emergenza globale prima della fine di gennaio 2020 vietando da subito i viaggi per limitare "una rapida trasmissione della malattia". Ma anche ai governi nazionali che non avevano aggiornato i piani pandemici

La pandemia è stata un "disastro evitabile" e dichiarare l'emergenza prima del 30 gennaio 2020 "avrebbe potuto salvare 3,4 milioni di vite". Lo sostiene un rapporto indipendente pubblicato sull'autorevole rivista The Lancet nato da una richiesta, datata maggio 2020, dell'Assemblea Mondiale della Sanità al direttore generale dell'Oms, per l'avvio di una revisione indipendente, imparziale e completa sulla risposta sanitaria internazionale alla pandemia da Covid.

Il rapporto su Lancet: "Si potevano salvare 3,4 milioni di vite"

I ricercatori, dopo otto mesi di lavoro, sono arrivati alla conclusione che l'epidemia globale è stata determinata "da una miriade di fallimenti, lacune e ritardi nella preparazione e nella risposta" alla crisi sanitaria. Le due responsabili del rapporto, Ellen Johnson Sirleaf, membro del Centro presidenziale per le donne e lo sviluppo a Monrovia, in Liberia, e Helen Clark, responsabile della "Helen Clark Foundation" di Auckland, ed ex primo ministro della Nuova Zelanda, hanno spiegato che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) avrebbe dovuto dichiarare l'emergenza globale prima della fine di gennaio 2020 e raccomandare da subito maggiori blocchi per i viaggiatori per limitare "una rapida trasmissione della malattia".  

Gli esperti che hanno contribuito a stendere il rapporto hanno trascorso gli ultimi 8 mesi ad esaminare i piani preparatori antecedenti al manifestarsi del Covid e le risposte a livello globale, regionale e nazionale, soffermandosi soprattutto sui primi mesi successivi allo scoppio della pandemia. Il gruppo ha anche analizzato l'ampio impatto del coronavirus sui sistemi sanitari nazionali, e le crisi sociali ed economiche ad essa collegate.

Le occasioni perse

Il report fa un elenco cronologico dei 13 momenti chiave in cui, se si fosse intervenuto, si sarebbe potuto evitare il disastro. Il primo momento è in un certo senso antecedente, perché riguarda tutti quei documenti di esperti mondiali preparati negli anni precedenti che avvertivano i governi di tutto il mondo della necessità di farsi trovare pronti a eventuali pandemie, e di come farlo. "Ci sono revisioni di disastri sanitari precedenti che hanno raccolto polvere nelle cantine dell'Onu e dei governi. Il mondo era stato avvertito che questo sarebbe successo", accusa Johnson Sirleaf. La maggior parte dei Paesi del mondo "semplicemente non era preparata per una pandemia", ha detto. "Non avevano sottoposto a stress test i loro sistemi o investito abbastanza in forniture e risorse umane", ha aggiunto Sirleaf.

Il secondo momento chiave riguarda quanto successo subito dopo le prime avvisaglie in Cina. E poi di quelle in Europa e negli Usa. In tutti questi casi, si sarebbe dovuto intervenire con forza nell'immediato. Lo potevano fare i governi occidentali. Ma lo poteva fare anche l'Oms. 

Il rapporto spiega ad esempio che l'intero mese di febbraio del 2020 è stato "perso" perché i vari governi "non sono riusciti a imporre misure più severe per arrestare la diffusione del Covid".

La catena di errori: il caso Italia

Ma un conto è scongiurare la pandemia, un altro è ridurne l'impatto. E anche su questo secondo punto, le responsabilità dei governi sono gravi. Il report si sofferma sul caso dell'Italia, "il primo epicentro europeo della pandemia". Il testo è un atto di accusa nei confronti dell'Ue, della Francia e della Germania: l'Italia, si legge, il 28 febbraio "ha cercato forniture di maschere per il viso attraverso il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea", ma "una settimana dopo la sua richiesta" non aveva ancora ricevuto risposta. Nel frattempo "Francia e Germania avevano imposto limiti all'esportazione per le attrezzature di protezione medica". Solo il 18 marzo, ossia più di due settimane dopo, la Germania ha inviato 400mila mascherine e 300 ventilatori. Mentre l'Ue si è mossa solo "alla fine di aprile" con il suo meccanismo di protezione civile "consentendo la fornitura di circa 3360 litri di liquido disinfettante per mani da parte dellla vicina Austria".

La catena di errori prosegue e giunge fino all'attuale campagna di vaccinazione. Fin dall'inizio della pandemia, il report sottolinea la "mancanza di leadership e coordinamento globale", con "tensioni geopolitiche e nazionalismi che hanno fatto saltare il multilateralismo", ha detto Clark. Il nuovo rischio che il panel individua oggi è il nazionalismo dei vaccini. "Nonostante un anno di sforzi per risolvere questioni fondamentali", la distribuzione dei vaccini sta avvenendo in modo fallimentare, e non riesce a far fronte alle varianti. "C'è un bisogno immediato di un accordo politico per la ridistribuzione delle dosi di vaccino disponibili e in arrivo", attraverso scambi più rapidi per le forniture di ingredienti e materiali. Il mondo, continua il testo, avrà bisogno di almeno 5 miliardi di vaccini all'anno "per il prossimo futuro".

Rendere quella di Covid l'ultima epidemia

Lo studio chiede all'Oms di pensare a riforme coraggiose e alle amministrazioni di procedere con l'aggiornamento dei piani nazionali contro le pandemie, unico modo per evitare un altro "cocktail tossico" in futuro. I ricercatori segnalano, inoltre, come i medici cinesi abbiano segnalato casi di polmonite insolita già nel dicembre 2019 informando le autorità della questione.

"Il comitato di emergenza dell'Oms, secondo gli autori, avrebbe dovuto dichiarare l'avvio dell'emergenza sanitaria internazionale nella sua prima riunione del 22 gennaio invece di aspettare fino al 30 gennaio".

Il virus ha messo in luce una preparazione disarticolata e insufficiente, lasciando i sistemi sanitari sopraffatti quando si sono effettivamente confrontati con un virus in rapida e esponenziale diffusione. Allo stesso tempo ha lodato alcune misure come l'apertura e la condivisione internazionale dei dati scientifici realtivi al coronavirus. Per il documento è chiaro che il sistema di allerta internazionale su casi simili non opera con sufficiente velocità di fronte a un agente patogeno respiratorio che invece si muove rapidamente. Un duro monito per il futuro.

Tra le conclusioni del rapporto anche alcune raccomandazioni, come quella di istituire un Consiglio per le minacce alla salute globale di alto livello guidato dai capi di Stato e di Governo. Ma anche un rafforzamento dell'indipendenza dell'Oms. 

Il richiamo ai governi nazionali è quello di aggiornare i piani pandemici rispetto agli obiettivi e ai parametri di riferimento che saranno fissati dall'OMS, assicurando che siano disponibili competenze, logistica e finanziamenti appropriati e pertinenti per far fronte a future crisi sanitarie.

Dove trovare i soldi? I proponenti spiegano l'utilità dei pandemic bond, strumenti di finanziamento pandemico internazionale per mobilitare contributi a lungo termine (10-15 anni) di circa 5-10 miliardi di dollari all'anno per finanziare la preparazione. Questa struttura dovrebbe avere la capacità di erogare fino a 100 miliardi di dollari in caso di crisi. 

"Il messaggio per il cambiamento è chiaro: COVID-19 dovrebbe essere l'ultima pandemia. Se la comunità globale non prende sul serio questo obiettivo, condanneremo il mondo a catastrofi successive."

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