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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il questione time in aula

Reato di tortura: cosa vuole fare il governo

Il ministro della Giustizia Nordio ha spiegato alla Camera che la maggioranza non intende abrogare del tutto il reato, ma riformulare la legge per rimediare a due "carenze tecniche". Protesta il Pd

"Posso rispondere senza se e senza ma. Il governo non ha nessuna intenzione di abrogare il reato di tortura". Parola del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che oggi durante un question time alla Camera ha parlato della proposta di legge presentata da Fratelli d'Italia per rivedere le norme sulla tortura. Il ministro ha spiegato che c'è "un aspetto tecnico che deve essere rimodulato. Il reato di tortura, così come è formulato" ha infatti, secondo Nordio, "carenze tecniche di specificità e tipicità che devono connotare la struttura della norma penale".

Il Guardasigilli ha parlato nelle specifico di due "carenze" che l'esecutivo intende colmare. La prima, ha detto, "riguarda l'atteggiamento soggettivo del reato, in quanto la convenzione di New York circoscrive condotte costituenti tortura a quelle caratterizzate dal dolo specifico, attuate per raggiungere le finalità di ottenere informazioni o confessioni, punire, intimidire o discriminare".

Invece, ha aggiunto, "il nostro legislatore, optando per una figura criminosa e contrassegnata dal dolo generico, quindi senza l'intenzione ulteriore di ottenere un determinato risultato, ha eliminato quello che è il tratto distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti, rendendo concreto il rischio, paventato tra l'altro anche dai rappresentanti delle forze dell'ordine, ma non solo loro, di vedere applicata la disposizione nei casi di sofferenze provocate durante operazioni lecite di ordine pubblico e polizia". Insomma, a sentire il ministro il reato di tortura dovrebbe essere circosritto solo a casi specifici, mentre la legge italiana sarebbe al contrario vaga e dunque suscettibile di interpretazioni. 

Un ulteriore rilievo critico, ha aggiunto Nordio, "è rappresentato dalla inopportuna fusione in un'unica fattispecie il reato delle figure criminose di tortura e di trattamenti inumani e degradanti che da sempre sono considerati sul piano internazionale figure distinte e meritevoli di considerazione differenziata". Quindi, ha concluso il ministro, "sottoporre le condotte integranti due illeciti aventi una offensività diversa al medesimo rigoroso trattamento sanzionatorio appare una scelta che non è ragionevole e non è imposta dai vincoli internazionali".

Serracchiani: "La proposta di Fdi prevede di abolire il reato"

Un chiarimento che in ogni caso non ha convinto il Pd. Rispondendo al ministro, la deputata Debora Serracchiani ha ricordato che la proposta di legge del governo "abroga il reato di tortura, eliminando l'art. 613bis, così come il 613ter, ovvero l'istigazione alla tortura. E questo per sostituirlo con una previsione di una circostanza di aggravante comune". 

"Da una parte - ha proseguito Serracchiani- il ministro Nordio ci dice che vuole fare il codice dei crimini internazionali e dall'altra non dice con chiarezza che impedirà l'abrogazione della tortura, che è appunto un crimine internazionale. Noi non mettiamo assolutamente in dubbio l'onorabilità delle forze dell'ordine perché quella onorabilità è, senza ombra di dubbio, quella su cui si basa tutti i giorni lo svolgimento del loro dovere. Quello che invece serve - ha sottolineato Serracchiani - è ricordarci che siamo in un contesto internazionale dove il reato di tortura non può essere abrogato".

"Non sta scritto da nessuna parte che quando si mette un reato, il rave, se ne toglie un altro, quello di tortura. Non funziona così" ha concluso la deputata, la quale si augura "che il ministro Nordio non voglia assolutamente contravvenire agli obblighi internazionali assunti dal nostro paese, ma soprattutto che voglia spiegare con chiarezza e senza infingimenti cosa significa togliere questo reato a chi oggi ne chiede l'abrogazione".

La proposta di legge per cambiare il reato di tortura

A presentare la proposta di legge per rivedere il reato di tortura sono stati alcuni esponenti di Fratelli d'Italia (prima firmataria Imma Vietri). Con il provvedimento si intendono di fatto abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale che introducevano il reato e si lascia in piedi solo una sorta di aggravante all'articolo 61 del codice penale.

Se non si abrogassero gli articoli 613-bis e 613-ter, spiegano i firmatari nella relazione che accompagna la proposta di legge, le forze di polizia potrebbero finire nelle maglie del reato di tortura per l'uso della forza durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o per la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata.

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