Caf, patronati e centri per l’impiego praticamente vuoti, con pochissimi ex percettori del reddito di cittadinanza che gravitano attorno nonostante lo stop di luglio al beneficio. Proprio davanti a un centro per l’impiego nella periferia est di Roma abbiamo incontrato due "amiche di sventura", che ci hanno raccontato la loro storia. "Senza reddito di cittadinanza non si può più vivere, siamo disperate, non si trova lavoro nemmeno nelle cooperative o in nero".
Lo stop al reddito di cittadinanza
Il governo Meloni ha decretato la fine del reddito di cittadinanza con un sms inviato a luglio a migliaia di italiani. Solo in pochi si sono salvati dalla comunicazione choc dell’Inps: i nuclei con soggetti disabili, minori e anziani. Dal 1° gennaio 2024 per loro ci sarà l’assegno di inclusione, mentre per tutti gli altri il percorso sarà piuttosto complicato.
Da agosto non ricevono più nessun sostegno economico al reddito, possono sperare solo di essere presi in carico dai servizi sociali (tra l'altro sotto assedio), di trovare lavoro o di ricevere il bonus da 350 euro per chi frequenta corsi di formazione o specializzazione. Stiamo parlando di famiglie composte da soggetti "occupabili", ossia da persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni che possono lavorare, con Isee fino a 6.000 euro annui. Com’è cambiata la loro vita con la fine del reddito di cittadinanza?
Il sogno di un lavoro vero, con 13esima e ferie pagate
In questa seconda categoria rientrano le nostre due "amiche di sventura", quelle che abbiamo incontrato davanti a un centro per l’impiego nella periferia est di Roma. Maria (nome di fantasia), 42 anni, ci ha raccontato di avere un marito che lavora saltuariamente come operaio edile, "a giornata praticamente", e una figlia da poco maggiorenne che frequenta l’ultimo anno delle superiori. Maria vive in affitto, non ha il diploma, si è sempre "arrangiata facendo dei lavoretti nel quartiere, di pulizia o come baby sitter". Il sogno della sua vita? "Trovare un lavoro vero, con la tredicesima, le ferie pagate, la malattia e l’assicurazione". Ha provato mille volte a rivolgersi ai centri per l’impiego ma non l’hanno mai richiamata.
È scettica sul Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa), la piattaforma post reddito di cittadinanza operativa dal 1° settembre lanciata dal governo per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, proprio per la sua esperienza personale. "Se finora non mi hanno trovato un lavoro perché dovrebbero riuscirci adesso?". Nonostante tutto Maria continua a girare di centro per l’impiego in centro, per vedere se ci sono "affisse in bacheca o sui muri delle offerte di lavoro, anche in nero, perché senza reddito di cittadinanza non si riesce più a vivere".
La condanna a lavorare in nero
Elisa (nome di fantasia), la "compagna di sventura" 55enne di Maria, è sola, non ha né marito né figli. Vive in una casa popolare, ha sempre lavorato, "sin da ragazza, nelle cooperative o in nero, come cassiera nei bar e nei supermercati o come commessa nei negozi". Lavori che sono durati sempre meno di 5 anni, l’ultimo l’ha perso perché la pizzeria dove lavorava ha definitivamente chiuso per crisi. È rimasta senza lavoro e senza soldi, "in questi anni sono riuscita a campare solo grazie al reddito di cittadinanza".
"Sono troppo grande, non mi prende più nessuno a lavorare nonostante la mia esperienza", ci racconta. "Preferiscono le ragazze giovani, quando mi presento mi dicono: lei viene a chiedere lavoro per sua figlia?". Ha fatto un colloquio proprio pochi giorni fa per fare da badante a una vecchietta, "spero tanto che mi richiamino anche se la paga è di 25 euro per 4 ore di lavoro al giorno, è la mia unica speranza". Insieme a Maria ha provato a trovare lavoro nelle mense scolastiche o nelle ditte di pulizia, "ma siamo state sfortunate".
"La piattaforma Siisl è macchinosa"
Maria ed Elisa si sono iscritte da sole alla piattaforma Siisl lanciata dal governo il 1° settembre scorso per trovare lavoro agli ex percettori del reddito di cittadinanza. "Intanto speriamo di ricevere quanto prima il bonus da 350 euro al mese (per un massimo di 12 mesi non rinnovabile, ndr), per quanto riguarda il lavoro ci crediamo poco". Le nostre "amiche di sventura" temono che nonostante i corsi di formazione, specializzazione e riqualificazione non riusciranno comunque a trovare un lavoro vero, come lo chiamano loro. Praticamente hanno fatto l’iscrizione solo per ricevere il bonus da 350 euro, "meglio poco che niente", ma dovranno attendere "almeno un paio di mesi prima che l’iter prenda il via", ci dicono in un patronato "perché ci sono più fasi che devono fare più enti e quindi c’è un passaggio di palla da una parte all’altra".
Sedi Inps, centri per l’impiego, caf e patronati sono stati presi d’assalto a luglio subito dopo lo stop al reddito di cittadinanza, mentre ora "la situazione è piuttosto calma. Qualcuno è venuto a chiedere informazioni a fine agosto inizio settembre, poi più nulla". Per quanto riguarda l’assistenza all’iscrizione al Siisl, alcuni patronati non hanno nemmeno ricevuto indicazioni dalla direzione centrale, mentre altri non ne hanno mai fatta nemmeno una. In un patronato di Torre Angela, quartiere popolare che si trova fuori dal grande raccordo anulare della Capitale, invece, c'è stata qualche richiesta di aiuto: "Onestamente poche, perché in molti la fanno da soli online con lo Spid".
Questo servizio viene fatto "a titolo gratuito" ci dicono, anche se in altri centri è previsto un "piccolo contributo almeno per i fogli stampati". "Alcuni ex percettori del reddito di cittadinanza si rivolgono a noi perché la procedura è un po’ macchinosa, non sanno nemmeno da dove iniziare. Poi c’è una seconda parte dove bisogna caricare un vero e proprio curriculum: la formazione, la scuola, le lingue, le esperienze pregresse, quale lavoro si vorrebbe fare. Questo lavoro richiede almeno 20-30 minuti a pratica, a seconda dei soggetti, per noi è veramente tanto. E poi ci sono cose, come la parte del curriculum, che non sono nemmeno di nostra competenza".