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Giovedì, 18 Aprile 2024
Covid

Due Regioni quasi in zona gialla e "modello austriaco" per la zona arancione a Natale: Green Pass verso la riduzione

Dai governatori la richiesta al governo di ragionare su possibili restrizioni solo per chi non è vaccinato. Friuli-Venezia Giulia e la provincia di Bolzano rischiano il cambio colore con un lieve aumento dei ricoveri ordinari. Green Pass verso la validità per soli 9 mesi, e non più 12 come ora. La proroga dello stato di emergenza sembra sempre più probabile, ma non è una pura formalità

Non è allo studio nessuna stretta sul modello austriaco per i non vaccinati in zona gialla: è quel che martedì sera è trapelato da fonti di governo, dopo che per tutta la giornata vari presidenti di Regione avevano chiesto al governo di ragionare su possibili restrizioni solo per chi non è vaccinato. Un bilancio si farà solo nella prima settimana di dicembre. Al momento non ci sono ragioni per ritenere di dover assumere misure più stringenti, ma in zona arancione qualcosa può cambiare. Quindi per ora resta la possibilità anche per i non vaccinati di ottenere il pass attraverso il tampone. Il Green Pass nei piani del ministro della Salute Roberto Speranza potrebbe però essere ridotto nella durata da 12 a 9 mesi. E le voci di una proroga dello stato di emergenza nel 2022 si rincorrono.

L'ultimo bollettino parla di 7.698 nuovi casi di coronavirus in Italia e altre 74 vittime. Nel nostro Paese la situazione nelle terapie intensive a oggi è sotto controllo e continua il monitoraggio dei dati, con una valutazione generale prevista dal governo a dicembre. Per ora il sistema a colori resta quello che è, con la zona gialla vicina a strettissimo giro di posta solo per il Friuli-Venezia Giulia e la provincia di Bolzano. Ieri però cinque presidenti di Regione del centrodestra e uno del Pd hanno chiesto, con toni e parole non troppo dissimili, che eventuali lockdown e divieti "da zona arancione" riguardino solo i non vaccinati. Il modello è la regola in vigore in Austria da due giorni, ma applicata allo schema italiano dei passaggi di colore e alle relative limitazioni. Non accadrà, per ora. E comunque a decidere l'impostazione generale è l'esecutivo nazionale. Un aumento deciso dei contagi e dei ricoveri a dicembre porterebbe però ad altre valutazioni, inevitabilmente.

"Qualora ci fosse il passaggio in zona arancione, si potrebbe valutare una sorta di differenziazione fra vaccinati e chi non lo è. E' un percorso che dobbiamo valutare" ha affermato oggi il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, su RaiNews24.

Le regioni in zona gialla tra pochi giorni e la zona arancione a dicembre

Al momento, in caso di una manciata di nuovi ricoveri in reparti ordinari Covid nelle prossime ore, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Bolzano dovrebbero finire in zona gialla già dal 22 novembre, o al massimo dal 29 novembre. Le Marche, che sono già sopra soglia per quel che riguarda le terapie intensive, eviteranno la zona gialla (probabilmente per almeno altre due settimane) grazie all'ampio numero di posti letto a disposizione negli ospedali. Abruzzo e Calabria hanno un tasso di occupazione delle terapie intensive superiore al 6 per cento, ma nessuna restrizione è in vista. Per Liguria e Veneto, la zona gialla è un'ipotesi non immediata, sono infatti ampiamente sotto la soglia dei ricoveri anche se il trend in aumento preoccupa Zaia e Toti.

Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, ritiene che eventuali nuove chiusure "non devono essere pagate da chi si è vaccinato, nel caso di passaggio di colore, le restrizioni si applichino ai non immunizzati". Giovanni Toti (Liguria), Alberto Cirio (Piemonte), Attilio Fontana (Lombardia) e Roberto Occhiuto (Calabria) la pensano allo stesso modo. "In zona arancione restrizioni solo per i non vaccinati", chiede nello specifico Occhiuto. Anche Eugenio Giani (Toscana) sostiene che "chi non è vaccinato non può partecipare alla vita della comunità".

La provincia di Bolzano potrebbe rapidamente, secondo quanto sostiene il direttore generale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige Florian Zerzer, passare "in poco tempo ad arancione e rosso" e tutto questo a poche settimane dall’apertura della stagione sciistica, dopo due anni da incubo. Sarebbe la catastrofe: è l'esempio che spiega perché non sia la zona gialla a preoccupare, ma l'eventualità che la zona gialla sia il viatico inarrestabile verso le restrizioni vere. E parlare di restrizioni solo per non vaccinati in zona arancione, come fatto ieri da alcuni presidenti di Regione, è proprio un primo tentativo di guardare agli scenari dei prossimi mesi.

La zona arancione mette a rischio la stagione turistica invernale

Il presidente della provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher e l'assessore alla salute Thomas Widmann in una conferenza stampa non hanno nascosto la loro preoccupazione, avvertendo il rischio di un passaggio in zona gialla e financo arancione, rinnovando l'appello alla vaccinazione e al rispetto delle regole per evitarlo. Qui l'incidenza su 7 giorni è passata da 44 a 390 nello stesso periodo ed è quindi aumentata di quasi dieci volte: "Siamo quasi al livello della Germania e registriamo i valori più elevati a livello nazionale. È inoltre triplicato il numero dei pazienti Covid nei normali reparti degli ospedali". E - ha avvertito l'assessore - "sappiamo dalle ondate passate quanto velocemente la situazione può diventare difficilmente gestibile. Una situazione che rischiamo di dover affrontare a breve". Widmann ha ricordato che "il coronavirus non conosce confini nazionali, è solo questione di tempo prima che gli sviluppi già presenti nelle regioni settentrionali si riversino in Alto Adige". "L'ondata sta aumentando ma può ancora essere fermata", ha proseguito l'assessore, avvertendo: "È fondamentale fare il vaccino, non ritardare la terza dose ed evitare ogni rischio di infezione attenendosi rigorosamente alle regole di distanziamento, igiene e l'utilizzo della mascherina. Attenersi a queste regole ed estendere la vaccinazione sono le uniche possibilità per fermare il passaggio alla zona gialla ed arancione"; e la zona arancione - ha ricordato - avrebbe gravi ripercussioni sociali ed economiche per tutte le categorie".

"La situazione delle coperture vaccinali nelle provincia di Bolzano e di Trento è ampiamente inferiore al 10% della media nazionale, non vorrei che se volessimo andare a sciare sulle Dolomiti questo venisse impedito da colorazioni particolari". Lo ha detto a Zapping su Rai Radio1 il responsabile della campagna vaccinale in Lombardia, Guido Bertolaso. Se ciò avvenisse gli imprenditori della zona che si occupano di turismo invernale farebbero molta fatica a sopportare un altro anno di chiusure... "Assolutamente si. Se io fossi a ragionare come responsabile del governo per quei territori cercherei di mettere in piedi tutte le misure possibili per evitare questo rischio. Noi non andremmo a sciare ma per loro sarebbe una rovina il secondo anno di piste chiuse - ha detto Bertolaso a Rai Radio1 - forse sarebbe insostenibile. E mi stupisco che non si stiano cercando di adottare tutte le misure, anche le più drastiche per consentire a tutti di frequentare quei luoghi splendidi".

"Ipotesi molto lontana quella di misure solo per i non vaccinati in zona gialla"

"È un’ipotesi molto lontana quella di misure solo per i non vaccinati. Non c’è motivo, almeno fino a quando si parla di passaggio da bianco a giallo, zona in cui le restrizioni previste sono molto lievi - spiega il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri - Cosa diversa sarebbe per un eventuale passaggio in arancione". E'  in zona arancione infatti che ci sono le limitazioni vere alle attività commerciali (ristorazione in primis, ma non solo) che andrebbero a cozzare con il periodo pre-natalizio. Se un inizio dicembre in giallo non fa piacere alle Regioni è lo spettro dell’arancione che preoccupa davvero.

Una stretta nei confronti di chi non si vaccina, con una situazione ospedaliera sotto controllo, sarebbe però oltre che difficilmente applicabile, anche compessa da spiegare. In seno al governo la Lega ha già fatto capire che non se ne parla nemmeno: "Salvini - rivelano fonti della Lega secondo il Corriere della Sera - condivide la posizione del governo. L’Italia non ha i numeri dell’Austria, il sistema sanitario regge, la durata del green pass non cambia. L’obiettivo è evitare nuove restrizioni". Ora che la ripresa economica è avviata, è dai territori che parte l’offensiva anti-restrizioni.  Altri governatori puntano tutto sulle terze dosi: dopo l’Alto Adige anche in Campania De Luca apre a tutti subito, senza limiti d’età. E nel Lazio l’assessore D’Amato ha già aperto le prenotazioni agli over 40 ma la sua proposta va oltre: anticipare il richiamo da sei a cinque mesi.

Ma di sicuro il tema si riproporrà, perché l'esenzione dalle restrizioni per i vaccinati "è una delle ipotesi su cui si lavora. Noi siamo favorevoli a tutte le misure che ci aiutano ad abbassare i contagi, ad affrontare questa pandemia non tornando con le terapie intensive chiuse’". Parola del ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, intervenuto in serata a Porta a porta. ’"Credo che, come sempre in questo anno di pandemia, il governo deve seguire con principio di massima precauzione l’andamento epidemiologico e fare norme che siano proporzionate nell’interesse del garantire la salute e devono essere adeguate. Quindi principio di adeguatezza e proporzionalità delle norme", spiega. "E’' quindi quello che abbiamo sempre cercato di fare, non sempre riuscendoci perché nessuno aveva il libretto delle istruzioni di questa pandemia, ed è quello che faremo in questa fase", assicura Patuanelli. "Su questo ci sarà il dibattito ma soprattutto l’ascolto della scienza, dei medici". 

"Ad oggi non sono necessarie ulteriori restrizioni: è sufficiente far rispettare le regole esistenti. Tuttavia se la situazione della diffusione del virus in alcune regioni dovesse aggravarsi, fino ad arrivare alla zona arancione, è evidente che il prezzo delle eventuali chiusure non lo possano e non lo debbano pagare i vaccinati". È quanto scrive sui social il Sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia.

Il Green Pass per cinema, teatri, stadi, bar e ristoranti verrebbe infatti rilasciato solo a chi ha completato il ciclo vaccinale e ai guariti da non più di sei mesi, escludendo il ricorso al tampone, sarebbe una misura forte. Naturale che il governo ci penserà su a lungo prima di imporre una stretta del genere. Giorgia Meloni ricorda che "siamo la nazione che ha usato il Green Pass in modo più energico: mi sarei aspettata che, a fronte di quella scelta, non si sarebbe parlato di nuove restrizioni". Ttoni diversi ma stesso concetto per Giuseppe Conte: "Le misure vanno dosate con equilibrio, se non sono percepite come necessarie e adeguate la popolazione non ti viene dietro – nota il leader del Movimento 5 stelle -. Il Green pass credo sia una buona soluzione, ci consente di affrontare questa quarta ondata con la dovuta sicurezza. Sono contrario a ulteriori strette".

Regioni in zona gialla e zona bianca: le (poche) differenze

Si passa in zona gialla quando l'incidenza è superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti, l'occupazione delle terapie intensive supera il 10% e quella delle aree mediche il 15%. La zona arancione scatta con un'incidenza di oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti e se al contempo la soglia delle terapie intensive oltrepassa il 20% con i reparti ordinari al 30%. Per entrare in zona rossa invece all'incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti devono abbinarsi un tasso di occupazione dei posti letto superiore al 40% in area medica e al 30% in terapia intensiva. 

Come restrizioni, le differenze tra zona gialla e bianca sono marginali. In zona bianca l'obbligo è limitato soltanto ai luoghi al chiuso o nelle zone anche all’aperto se particolarmente affollate; in zona gialla la mascherina è obbligatoria sia all’aperto sia al chiuso. L’unica eccezione è per i bambini con meno di 6 anni e per le persone con particolari condizioni di salute. L'altra differenza riguarda bar e ristoranti: in zona bianca non c'è limite alle persone non conviventi che possono sedere allo stesso tavolo all'esterno, mentre all'interno il tetto massimo è di sei; in zona gialla tornerebbe il limite di quattro persone non conviventi sia dentro che fuori. Inoltre dovrebbero calare nuovamente le capienze ampliate solo poche settimane fa, che riguarderebbero solo la zona bianca. Ovvero impianti sportivi e luoghi della cultura.

E' in zona arancione che per attività economiche, commerciali e sportive, le restrizioni diventano invece davvero impattanti.

Green Pass verso la validità per soli 9 mesi e possibile stretta sui tamponi

Già questa settimana il ministro alla Salute Roberto Speranza dovrebbe portare due provvedimenti al Consiglio dei ministri. Se saranno approvati inizierà una nuova fase, di regole più stringenti per il Green Pass. La prima norma è quella che prevede l’estensione anche alla terza dose dell’obbligo vaccinale del personale sanitario e delle Rsa. L’altro provvedimento taglierà la validità del Green Pass, anche quello rilasciato dopo la terza dose, da 12 a 9 mesi. "Le novità dovrebbero partire da dicembre - assicura Repubblica - Nello stesso mese verrà deciso l’allungamento dello stato di emergenza, probabilmente per altri sei mesi". Ufficialmente non c'è ancora nulla di certo sulle modifiche alla certificazione. L'ipotesi di vincolare il Green Pass solo a vaccinazione o guarigione per ora resta tale, solo un'ipotesi. Sileri ha ribadito che "costringendo i non vaccinati a testarsi ogni 48 ore per lavorare, di fatto si blocca la catena dei contagi. È molto lontana l’ipotesi di lockdown mirati per non vaccinati, almeno non nella fase di passaggio tra il bianco e il giallo". Una frase che fa capire nemmeno troppo velatamente come potrebbero essere presi nuovi provvedimenti in caso di zona arancione.

Se la durata del Green pass sarà ridotto da 12 a 9 mesi, "bisogna decidere come cambiare la scadenza ai milioni di italiani che lo possiedono - ragiona il quotidiano romano - Se con l’invio di un nuovo codice, e quindi il rilascio di un nuovo certificato, oppure no. Non ci dovrebbero essere grossi problemi a cambiare, perché chi è stato vaccinato per primo, e quindi si troverà senza Green Pass appena entrerà in vigore la norma, appartiene a categorie per le quali è previsto il booster (anziani e sanitari) e potrà subito ricevere un nuovo documento. Gli unici per i quali la regola non vale sono i lavoratori della scuola under 60 che non hanno fatto Johnson& Johnson, vaccinati già a gennaio e febbraio e per ora non inclusi nella terza dose. Proprio per questo presto dovrebbero essere messi nelle categorie che possono fare il richiamo".

Mariastella Gelmini domani riceverà dunque dalle Regioni la richiesta di escludere, in caso di passaggio di fascia, i non vaccinati dagli obblighi già stabiliti per chi va in giallo, arancione o rosso. "Abbiamo l’84% di cittadini vaccinati con due dosi, il governo monitora con grande attenzione l’andamento dei contagi, sollecita la terza dose, ha varato indicazioni sui mezzi di trasporto, per il momento ci fermiamo qui", compreso il mantenimento fino a 12 mesi di validità del green pass. Staremo a vedere.

Una delle misure "di mediazione" potrebbe essere una stretta sui tamponi prima delle feste natalizie, o meglio sullla loro copertura temporale che potrebbe essere abbassata rispetto alle attuali 72 ore. Ma anche sul tipo di tampone visto che quelli rapidi offrono garanzie decisamente inferiori ai molecolari.

La proroga dello stato di emergenza non è una pura formalità

La proroga dello stato di emergenza non è una pura formalità però.  La data fatidica è quella del 31 gennaio 2022, ultima proroga possibile per lo stato di emergenza in scadenza a oggi il 31 dicembre: "Alla scadenza dello stato di emergenza, le amministrazioni e gli enti ordinariamente competenti, subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi, nei procedimenti giurisdizionali pendenti", recita il decreto. Significa che Regioni e Comuni riprendono appieno i propri poteri "commissariati" dal Governo nei territori di spettanza. Ma il governo potrebbe in teoria trovare il modo di prorogare ancora lo stato di emergenza? La risposta è assoliutamente sì.

Le ipotesi sono tre: la prima è la modifica del decreto legislativo del 2008, il numero 1, il Codice della Protezione civile, estendendo il numero massimo di mesi per lo stato di emergenza a 27 mesi o più. la seconda è una proroga dello stato di emergenza in deroga al dlgs 1/2018, senza modificarlo. La terza è la dichiarazione di un nuovo stato di emergenza: se è vero che lo stato di emergenza attuale può essere prorogato soltanto fino al 31 gennaio 2022, è possibile, come sottolineato nei mesi scorsi da alcuni giuristi, che il governo valuti se proclamarne uno nuovo in caso di una crisi "inedita". Basterebbe forse, in fondo, dire che ora siamo di fronte a una nuova minaccia, quella costituita dalle varianti del Covid-19.

Green Pass, fino a quando?

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