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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Zona arancione e rossa: le 12 regioni a rischio con il Dpcm del 16 gennaio

Dall'indice Rt alla soglia di occupazione delle terapie intensive: ecco quali territori potrebbero essere declassati a partire da domenica con la nuova ordinanza del Ministro della Salute Speranza

"Sono 12 le regioni a rischio alto" che entreranno in zona arancione. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, parlando in aula alla Camera. "A livello nazionale il tasso di occupazione delle terapie intensive torna ad attestarsi sopra la soglia critica del 30% e c'è un drammatico mutamento dell'indice di rischio attribuito alle Regioni: 12 regioni e province autonome sono ad alto rischio, 8 sono a rischio moderato di cui 2 in progressione a rischio alto e una sola regione è a rischio basso". Queste le parole pronunciate da Speranza, che poi ha aggiunto: "Se pensiamo di essere fuori pericolo andiamo incontro a disillusioni".

Zona arancione e rossa: le regioni a rischio con il nuovo Dpcm

Quali sono le regioni che rischiano di cambiare colore? Con il nuovo Dpcm o decreto, verranno quasi sicuramente confermate le misure attualmente in vigore che prevedono la zona arancione automatica dove la valutazione di rischio è alta e comunque Rt è pari o superiore a 1, e la zona rossa con Rt a 1,25. Si sta studiando tuttavia anche un sistema per rendere più “facile” e automatico il passaggio da zona gialla e arancione a zona rossa: scartato il criterio dell’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti, sembra che il governo sia intenzionato ad abbassare la soglia critica del tasso di occupazione delle Terapie intensive e dei posti letto in area medica, fissata ora al 30% e al 40%.

Vediamo cosa potrebbe cambiare. Stando all’ultimo monitoraggio disponibile che si riferisce alla settimana compresa tra il 28 dicembre e il 3 gennaio, sono 10 le regioni con un Rt superiore ad 1. E vale a dire:

Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta.

regioni zona rossa arancione 1-2

regioni zona ross arancione 2-2

Perché allora molte di queste regioni non sono finite in zona arancione con l’ordinanza dello scorso venerdì? In realtà, nell’assegnare i colori alle regioni il Ministero della Salute tiene conto anche dell’intervallo di confidenza, ovvero l’intervallo di valori plausibili per definire il parametro dell’indice Rt. Talvolta questa “forchetta” può risultare molto ampia, come nel caso del Molise il cui indice Rt risultava all’ultimo monitoraggio pari a 1.27 con un intervallo compreso tra 0.96 e 1.63. Con un Rt stimato di 1.27 e un intervallo compreso tra 1.24 e 1.3, la Lombardia ha evitato la zona rossa per il rotto della cuffia. Ma il declassamento sembra solo rimandato, visto e considerato che la situazione nel frattempo non è migliorata e la soglia di occupazioni dei posti letto i terapia intensiva è pari al 38%.

Le regioni che rischiano di finire in zona arancione

Rischiano ovviamente di finire in zona arancione le regioni "graziate" dalla precedente ordinanza:  Liguria, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta. Ma non solo: Speranza ha infatti affermato che l’intenzione del governo con il nuovo Dpcm è quella di “stabilire l'ingresso in area arancione tutte le Regioni a rischio alto secondo i 21 parametri definiti dal decreto del 21 aprile". Se così fosse, anche Lazio, Piemonte, Marche e le province autonome di Trento e Bolzano rischirebbero di essere declassate. In tutto dunque, 11 regioni e due Province autonome potrebbero essere in zona arancione o rossa a partire da domenica 17 gennaio.

Va da sé che le incognite sono ancora molte. In primo luogo bisogna capire quali saranno le “regole” perché ad oggi non c’è molta chiarezza. In secondo luogo, il reporto dell’Istituto Superiore di Sanità su cui si basano le decisioni del Ministero della Salute non è stato ancora pubblicato.E dunque dati certi non ce ne sono.

Certo è che a partire da domenica il colore prevalente della penisola sarà l’arancione, con qualche “macchia” di rosso. A rischiare il lockdown, oltre alla Lombardia ci sono il Molise (il cui indice Rt, come abbiamo visto in precedenza, era risultato pari a 1,27 ma con un ampio intervallo di confidenza) e la Calabria con un Rt stimato di 1.14 con intervallo tra 1.04 e 1.24. Ma non è escluso che con l’aumento dei contagi, altre regioni finiscano per oltrepassare la soglia dell’1,25 ripiombando in zona rossa. Secondo la pagina Covid-19 Italy, in Italia l’Rt è pari a 1.015. Questa la situazione nelle regioni:

  • Abruzzo     1.068        
  • Basilicata   1.088        
  • Calabria     1.047         
  • Campania  1.033        
  • EmiliaRomagna  1.047         
  • Friuli Venezia Giulia    1.044        
  • Lazio 1.017
  • Liguria       1.022        
  • Lombardia 1.048        
  • Marche      1.031
  • Molise        1.101
  • P.A.Bolzano        1.102
  • P.A.Trento 0.983        
  • Piemonte   1.021
  • Puglia        1.008        
  • Sardegna   1.039        
  • Sicilia         1.162
  • Toscana     1.007        
  • Umbria      0.987        
  • ValledAosta         1.021
  • Veneto       0.903

Si tratta di una stima realizzata da  Davide Tosi, Alice Schiavone e Alessandro Riva, docenti all’Università degli Studi dell'Insubria, e aggiornata al 12 gennaio. Non è detto ovviamente che i numeri coincidano con quelli del monitoraggio Iss.

Il nuovo Dpcm e l'ipotesi di abbassare la soglia critica delle terapie intensive

Se poi il governo dovesse decidere di rendere automatico il declassamento in base al numero dei posti occupati in Terapia intensiva, a rischiare sarebbero 10 regioni o province autonome con una soglia di occupazione superiore al 30%. E vale a dire:

  • Emilia Romagna 31%
  • Friuli Venezia Giulia 39%
  • Lazio 35%
  • Lombardia 38%
  • Marche 36%
  • PA Bolzano 32%
  • PA Trento 48%
  • Umbria 43%
  • Veneto 36%
  • Puglia 37%

In basso il tasso di occupazione nelle altre regioni (dati Agenas)

  • Liguria 30%
  • Valle d’Aosta 5%
  • Abruzzo 20%
  • Calabria 14%
  • Campania 18%
  • Molise 17%
  • Piemonte 27%
  • Sardegna 25%
  • Sicilia 26%
  • Toscana 25%
  • Valle d’Aosta 5%

Al momento tuttavia non sappiamo se questo ulteriore parametro sarà presente nel Dpcm o decreto che il governo si appresta a varare.

Zona gialla: che cosa potrebbe riaprire da sabato 16 gennaio con le nuove regole 

Non solo restrizioni nel prossimo decreto su cui sono al lavoro governo ed enti locali, con le nuove misure per arginare la diffusione del contagio. Alcune aperture potrebbero esserci davvero tra 72 ore. Con un occhio di riguardo per il tanto bistrattato mondo della cultura, che come e più di altri ha sofferto le strette degli ultimi mesi.

"L'epidemia è nuovamente in una fase espansiva" ha detto tra le altre cose il ministro della Salute, Roberto Speranza, riferendo oggi alla Camera sulle nuove misure per fronteggiare l'emergenza da Covid-19. Nel nuovo Dpcm, intanto, è intenzione del governo confermare il divieto di spostamento anche in zona gialla e vietare l'asporto dopo le 18 dai bar e stabilire l'ingresso in area arancione di tutte le regioni a rischio alto. E' inoltre intenzione del governo "riaprire i musei" nelle regioni in area gialla. Una boccata d'ossigeno doverosa per quei musei che potranno garantire tutte le misure di sicurezza e distanziamento necessarie.

E gli impianti sciistici? La stagione rischia di essere ormai una chimera. La Valle d'Aosta sta però valutando autonomamente di aprire alcune piste dei comprensori sciistici per la pratica dello scialpinismo. Lo ha spiegato oggi in Consiglio regionale il presidente della Regione, Erik Lavevaz. "Nel momento in cui ci dovesse essere il divieto o l'impossibilità di apertura delle piste per l'attività di sci da discesa - ha spiegato Lavevaz - si sta ipotizzando di autorizzare lo scialpinismo, almeno su alcuni impianti".

Bisogna attendere per avere certezze sulle aperture che saranno concesse alle regioni che resteranno in zona gialla: è previsto per giovedì mattina alle 9.30 un vertice convocato dal ministro degli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia con il ministro della Salute Roberto Speranza, il commissario straordinario all'emergenza coronavirus Domenico Arcuri, le Regioni, l'Anci e l'Upi.

Pochi dubbi su un punto: resta confermato il divieto di spostamenti tra Regioni (tutte quante) anche in zona gialla.

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