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Martedì, 19 Marzo 2024
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Le due Regioni già virtualmente in zona gialla e le tre che rischiano: Super Green Pass, si va verso nuovo decreto

In alcuni territori la zona gialla da lunedì prossimo 29 novembre è scontata. Si va intanto verso un decreto complesso che conterrà l'obbligo di terza dose per alcune categorie, l'anticipo del booster a 5 mesi dalla seconda dose e la riduzione del certificato verde a 9 mesi. Green pass "rafforzato" ma niente stretta sui mezzi pubblici: decisione a breve

Si va verso il cosiddetto Super Green Pass o Green Pass "rafforzato" per vaccinati in Italia a partire da dicembre, con la durata del certificato verde ridotta rispetto agli attuali 12 mesi, come auspicano molti esperti. L'ondata di contagi covid prosegue regione per regione, con altri 9.709 casi, e - mentre si apre la vaccinazione degli over 40 con la terza dose - si studiano regole e misure per contrastare la pandemia ad un mese da Natale. Il "Green Pass rafforzato" di cui si parla ormai da giorni sarebbe un lasciapassare che escluda i non vaccinati praticamente da tutti i luoghi delle attività ricreative come ristoranti, palestre, teatri e cinema e via dicendo, mentre i tamponi darebbero diritto al certificato per lavorare. Una decisione "forte", che sarà ben ponderata dal governo Draghi. Nulla è stato deciso, ma le limitazioni per i non vaccinati non scatterebbero in zona gialla, bensì solo in zona arancione e rossa.

Le Regioni con il Super Green Pass da subito (senza zona gialla o arancione)

Le Regioni verso la zona gialla e il nuovo decreto Covid

Oggi come oggi l'Italia è tutta in zona bianca, ma non durerà: la zona gialla - o peggio quella arancione - è un rischio concreto per diverse regioni a dicembre 2021. I governatori in vista del confronto con il governo ribadiscono la priorità: tutelare salute ed economia, arginando contagi ed evitando chiusure drastiche come quelle varate da altri paesi. L'esempio dell'Austria, da oggi in lockdown, è sotto gli occhi di tutti. E anche in Germania, con decine di migliaia di contagi ogni giorno, il giro di vite in alcuni Land è realtà.

Massimiliano Fedriga è il presidente di quel Friuli Venezia Giulia che per primo potrebbe scivolare in zona gialla dal 29 novembre. Il cronoprogramma è stretto: già martedì l'incontro delle Regioni col governo, chiesto proprio da Fedriga, poi la cabina di regia mercoledì e a seguire il Consiglio dei ministri. Date estremamente ravvicinate per mettere a punto un decreto complesso che conterrà l’obbligo di terza dose per i medici, gli infermieri e gli operatori delle Rsa, l’anticipo del booster a 5 mesi dalla seconda somministrazione e la riduzione della validità del Certificato verde a 9 mesi vincolato alla terza dose.

Le altre importanti notizie del giorno

Il nuovo decreto Covid dovrebbe arrivare "entro pochi giorni", certifica il Corriere della Sera, secondo cui lo Stato di emergenza, in scadenza il 31 dicembre sarà prorogato fino al 30 gennaio 2022 (il termine massima possibile) e nei giorni immediatamente prima di Natale si deciderà se approvare una nuova legge che lo proroghi ulteriormente di altri 3 mesi o fino al termine della campagna vaccinale. Non è così scontato.   Le ipotesi sono tre: la prima è la modifica del decreto legislativo del 2008, il numero 1, il Codice della Protezione civile, estendendo il numero massimo di mesi per lo stato di emergenza a 27 mesi o più. la seconda è una proroga dello stato di emergenza in deroga al dlgs 1/2018, senza modificarlo. La terza è la dichiarazione di un nuovo stato di emergenza: se è vero che lo stato di emergenza attuale può essere prorogato soltanto fino al 31 gennaio 2022, è possibile, come sottolineato nei mesi scorsi da alcuni giuristi, che il governo valuti se proclamarne uno nuovo in caso di una crisi "inedita". 

Lo stato di "emergenza" nasce per altri motivi (prima del Covid era stato decretato per intervenire su situazioni territoriali devastate da alluvioni o terremoti o da gravi disastri), non può essere legato a lungo alla campagna vaccinale. Uno stato di emergenza, preso "in prestito" da un decreto nato per altri fini, dopo quasi 2 anni appare a molti una forzatura visto che una emergenza in senso stretto è qualcosa di immediato. Il parlamento ha avuto 20 mesi di pandemia di tempo per pensare ad altri strumenti con cui emanare decreti e leggi, non in emergenza, con l'obiettivo tutelare la salute di tutti.

Regioni in zona gialla e arancione: il problema dei tempi troppo lunghi

Ma torniamo alle zone gialle e arancioni. Il cambio colore dimostra oggi più che mai di essere una strategia poco centrata quando l'epidemia è in fase di rapida evoluzione. Il FVG ha superato le soglie della zona gialla già venerdì 19, ma eventuali misure scatteranno non prima di lunedì 29 novembre. Le regole sono su base nazionale e migliorare il sistema rendendolo più aderente agli effetti reali del contagio appare inevitabile. Sulla zona gialla da lunedì 29 novembre per Friuli-Venezia Giulia e Alto Adige dubbi non ce ne sono. Le altre Regioni che rischiano grosso sono Marche, Liguria e Calabria.  Decisivi come sempre saranno i dati di giovedì, ma è improbabile che il trend si inverta così a stretto giro di posta.

Si va in zona gialla quando l'incidenza è superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti (e oggi solo tre regioni hanno incidenza sotto soglia, Basilicata, Puglia e Sardegna), l'occupazione delle terapie intensive supera il 10% e quella delle aree mediche il 15%. La zona arancione scatta con un'incidenza di oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti e se al contempo la soglia delle terapie intensive oltrepassa il 20% con i reparti ordinari al 30%. Per entrare in zona rossa invece all'incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti devono abbinarsi un tasso di occupazione dei posti letto superiore al 40% in area medica e al 30% in terapia intensiva. In zona gialla cambia pochissimo (mascherine all'aperto e limiti nei posti a sedere al chiuso allo stesso tavolo nei ristoranti) rispetto alla zona bianca. E' la zona arancione in concomitanza con il periodo pre-natalizio che non fa dormire sonni tranquilli ai governatori.

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Grafico Twitter/Vittorio Nicoletta

Super Green Pass dicembre 2021: nulla è ancora deciso

Ma la sensazione è che sul Super Green Pass non è affatto certo che le decisioni arrivino nell’immediato, come evidenzia Repubblica. Devono essere ancora interpellati il Comitato tecnico-scientifico, l’Aifa e il Garante della privacy. Eppure le Regioni spingono affinché le nuove misure debuttino già dal 29 novembre, quando potrebbero arrivare i primi cambi di colore. L’idea è quella di un certificato a due velocità: concesso a tutti per accedere ai luoghi di lavoro, ai mezzi di trasporto a lunga percorrenza e ai servizi essenziali; riservato ai guariti e ai vaccinati per ristoranti, palestre, stadi, cinema, funivie. La stretta non si dovrebbe applicare a bus e metro: per salire a bordo non ci vorrà il Green Pass. I controlli sarebbero impossibili. 

Fabio Ciciliano, uno dei dodici del Comitato tecnico scientifico, non ha dubbi sul Green pass valido 9 mesi anziché gli attuali 12? "Ad agosto il Cts ha deciso di portarne la durata da 12 a 9 mesi sulla base di evidenze epidemiologiche di allora - dice al Corriere della Sera - Con la possibilità di modificare di nuovo la durata della validità se avessimo avuto nuove evidenze. Che adesso ci sono. L’efficacia del vaccino si è ridotta e ciò può suggerire di ridurre la scadenza del green pass".

I contagi sono inevitabilmente destinati a salire

In Italia i contagi sono inevitabilmente destinati a salire: cresce il numero dei pazienti nei reparti ordinari e quello delle persone in rianimazione, con 35 nuovi ingressi in terapia intensiva nelle ultime 24 ore. "Con questo ritmo a Natale arriveremo a 25-30 mila contagi al giorno e alla saturazione delle terapie intensive, ovvero al superamento della soglia del 10%", ha detto il virologo Francesco Menichetti, già primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa. Dopo Natale, prosegue Menichetti, "potremmo superare anche la soglia del 15% delle degenze ordinarie: abbiamo 7 milioni di non vaccinati, di cui si infetta il 5-10%, quindi questo porterà ad avere tra i 350 e i 700 mila infetti, di cui il 2,5% in ospedale. Questo ci porterà a 9-10 mila ricoveri".

Amerigo Cicchetti, direttore di Altems dell'Università Cattolica di Roma, ritiene che bisogna "intervenire subito", ma come, terze dosi a parte? "La decisione è più politica che tecnica - dice alla Stampa -. L'intervento più aggressivo è il lockdown e il rientro nelle fasce di colore. Gli interventi meno impattanti partono, ad esempio, dall'ipotizzare uno sdoppiamento delle limitazioni a seconda della vaccinazione fatta. L'idea del Green Pass alla tedesca, per guariti e vaccinati, potrebbe essere una via di mezzo. L'altra opzione che potrebbe farsi strada è poi la vaccinazione obbligatoria". Ma "rischia di esacerbare molto le posizioni, mentre è preferibile creare degli incentivi per creare una forte spinta volontaria alla vaccinazione".

Zona gialla, arancione e Super green pass: le parole di Zaia e Fedriga

"Dobbiamo evitare che ci sia un aumento importante di richieste di ospedalizzazione. Dobbiamo anche dare certezze al sistema economico e imprenditoriale di questo paese", dice Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle regioni, intervenendo a In mezz'ora in più.

"Proporremo al governo di scegliere il più presto possibile misure che possano favorire le vaccinazioni, garantendo in caso di passaggio di zona la possibilità di superare le restrizioni per le persone vaccinate o per coloro che hanno superato la malattia. Questo potrebbe spingere indecisi a partecipare alla campagna di vaccinazione e dare certezze a imprese, ristoratori, albergatori, negozianti", aggiunge Fedriga.

"E’ una sfida difficile, ma dobbiamo tenere insieme questi due fattori. Se non interveniamo, oggi in una regione in zona arancione o rossa si chiude per tutti. Si chiude per tutti a prescindere, nella fotografia attuale. Parliamo di far fare un po’ più di cose a chi ha meno rischi di ospedalizzazione: non si tratta di chiudere qualcuno, si tratta di aprire un po’ di più per qualcun altro", spiega il governatore.

"Ci incontreremo lunedì o martedì al massimo con il governo: non possiamo chiudere", annuncia Luca Zaia, governatore del Veneto. "Non possiamo chiudere, si punterà su questo green pass rafforzato. Immagino andrà a finire così: i vaccinati potranno accedere ai ristoranti in zona arancione o rossa, chi non è vaccinato avrà limitazioni", è lo scenario che il governatore del Veneto delinea a Che tempo che fa.

"La preoccupazione c'è, i contagi aumentano. Noi in Veneto ne abbiamo 1500-2000 al giorno, abbiamo circa 400 persone ricoverate. Di queste, 71 sono in terapia intensiva e l’80% di queste persone non sono vaccinate. L’anno scorso avevamo circa 2000 persone in ospedale, lo scenario è cambiato: il vaccino ha creato un muro davanti al contagio. Dobbiamo dialogare con i cittadini che non hanno ancora deciso di vaccinarci, rischiamo di perdere la partita", dice.

Zaia non nasconde perplessità quando si ipotizza l'obbligo di vaccinazione. "In generale nessuna campagna vaccinale arriva al 100%. Cosa sarebbe l'obbligo vaccinale? L'accompagnamento coatto alla vaccinazione, l’ammanettamento e l’arresto fino alla vaccinazione? Qualcuno ce lo dica…", dice. Il dialogo tra regioni e governo sta per entrare nel vivo. Arrivare alla zona arancione significa chiudere con una serie di misure confini comunali, ristoranti, teatri e cinema. Per evitare tutto questo, si punterà su questo green pass vaccinato. Immagino andrà a finire così: i vaccinati potranno accedere ai ristoranti in zona arancione o rossa, chi non è vaccinato avrà limitazioni. Questa questione è una grande preoccupazione per i presidenti di regione, dobbiamo tutelare da un lato la salute e dall’altro l’economia", ribadisce.

Ipotesi obbligo vaccinale Covid in Italia

Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia e presidente emerito della Corte Costituzionale, sostiene in un'intrevista alla Stampa che si può rendere il vaccino obbligatorio: "Non esiste alcun limite costituzionale a una legge sull'obbligatorietà del vaccino. Anzi, la Costituzione permette di coniugare, come sancito dall'articolo 2, i diritti inviolabili di ciascuno con i doveri di solidarietà. E non esistono diritti senza doveri, non esiste una vera libertà che non tenga conto della libertà altrui e degli interessi sociali quali la salute collettiva e la sicurezza". Quali altri articoli della Costituzione ci aiutano a comprendere la possibilità di un'eventuale legge sull'obbligatorietà del vaccino? "L'articolo 32 - continua Flick - stabilisce che la salute è un diritto fondamentale dell'individuo e un interesse della collettività. Il diritto di ognuno va esercitato senza ledere quello degli altri. Questa considerazione, quindi, si lega all'articolo 2 sul legame tra i diritti inviolabili e i doveri di solidarietá politica, economica e sociale. Occorre però soffermarsi anche su un altro articolo della Costituzione".

Flick fa riferimento all'articolo 16 inerente la libertà di soggiorno e di circolazione, "che può essere limitata con legge per ragioni di sanità e sicurezza, come nel caso del Green Pass. Mi preme sottolineare la differenza tra quella libertà e la libertà personale (tutelata dall'articolo 13 della Costituzione). La libertà personale può essere anch'essa limitata con legge, ma richiede anche un controllo del giudice sul caso specifico, come ad esempio nel caso della custodia cautelare. Quando sono in gioco questioni di sanità e sicurezza, come la pandemia del Covid, si può invece intervenire in termini generali, come già fatto, con una legge ad hoc che limita la libertà di circolazione per coloro che non hanno il Green Pass. Ma si deve anche intervenire con una legge che prevede l'obbligatorietà di vaccini, da cui derivi una limitazione della libertà di circolazione, sorretta dalla possibilità data allo Stato dall'articolo 32. In nessuno dei casi indicati si lede in alcuna misura la libertà personale", conclude l'ex ministro.

Come sta andando l'epidemia in Italia

In base a quanto emerge dall'analisi dei numeri nei bollettini quotidiani forniti da Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità, nella settimana appena trascorsa, 15-21 novembre 2021, i contagi da Covid-19 in Italia sono saliti del 27,56% rispetto alla settimana precedente 8-14 novembre: in totale 65460 casi contro 51318 (+14142 casi). Nonostante i contagi dell'ultima settimana siano stati il 65,67% di tutti quelli rilevati nel mese di ottobre (65460 vs 99684), la curva della crescita rallenta rispetto alle settimana precedente: la settimana 8-14 novembre aveva infatti visto un aumento del 42,17% rispetto alla settimana precedente 1-7 novembre (51318 casi vs 36095).

Discorso simile per i decessi: nell'ultima settimana sono aumentati del 3,08% (402 vs 390), a fronte di un +34,02% (390 vs 291) nel confronto tra le settimane 8-14/1-7 novembre. I nuovi ingressi in terapia intensiva invece, sempre nel confronto tra 15-21 novembre e 8-14 novembre, sono cresciuti del 9,89% (300 vs 273): la settimana precedente la crescita era stata del 24,09% (273 vs 220). Si va verso settimane complicate, anche se la situazione negli ospedali è nettamente migliore rispetto all'ultima decade del novembre 2020.

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