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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Le Regioni con incidenza già da zona arancione e il rompicapo sullo stato di emergenza nel 2022

Dal 20 dicembre vari territori rischiano la zona gialla, ma è l'eventuale zona arancione a preoccupare di più. Inizia la prima settimana decisiva per la decisione sullo strumento giuridico per gestire la pandemia in Italia

E' la decisione più complicata per il governo Draghi, e quella che più farà discutere nelle prossime due settimane: a capodanno scade lo stato di emergenza e l'esecutivo dovrà decidere se confermarlo o meno (e in che modo farlo, eventualmente). Intanto l'ultimo bollettino riporta 19.215 nuovi casi di coronavirus, con aumenti di ricoveri sia nelle terapie intensive sia negli altri reparti Covid. Da oggi in zona gialla c'è anche la Calabria; dal 20 dicembre altre regioni rischiano e in vari territori saranno i posti letto decisivi per evitare la zona arancione, perché l'incidenza è già oltre la soglia. Ma procediamo con ordine.

Stato di emergenza prorogato nel 2022?

In teoria è possibile rinnovare lo strumento giuridico utilizzato per gestire la pandemia in Italia, che permette di attivare poteri straordinari in deroga alle leggi, per un ulteriore mese, fino al 31 gennaio 2022. Infatti al momento c'è solo una legge di riferimento. È un decreto legislativo del 2008, il numero 1: è il Codice della Protezione civile. Ed è l’unico che parla di come ci si deve comportare con lo stato di emergenza. All’articolo 24, comma 3, si legge: "La durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi". I conti sono prsto fatti: varato da Giuseppe Conte il 31 gennaio del 2020, lo stato d’emergenza può rimanere in vigore per 12 mesi e con una proroga di altri 12. Non potrà essere prorogato oltre il 31 gennaio 2022 senza un passaggio parlamentare.

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"Alla scadenza dello stato di emergenza, le amministrazioni e gli enti ordinariamente competenti, subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi, nei procedimenti giurisdizionali pendenti", recita il decreto. Significa che Regioni e Comuni riprenderebbero appieno i propri poteri "commissariati" dal governo nei territori di spettanza. Ma il governo potrebbe in teoria trovare il modo di prorogare ancora lo stato di emergenza? La risposta è sì. Le ipotesi sono varie: la prima è la modifica del decreto legislativo del 2008, il numero 1, il Codice della Protezione civile, estendendo il numero massimo di mesi per lo stato di emergenza a 27 mesi o più. la seconda è una proroga dello stato di emergenza in deroga al dlgs 1/2018, senza modificarlo. La terza è la dichiarazione di un nuovo stato di emergenza: se è vero che lo stato di emergenza attuale può essere prorogato soltanto fino al 31 gennaio 2022, è possibile, come sottolineato nei mesi scorsi da alcuni giuristi, che il governo valuti se proclamarne uno nuovo in caso di una crisi "inedita". Basterebbe forse, in fondo, dire che ora siamo di fronte a una nuova minaccia, quella costituita dalle varianti del Covid-19.

Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna, ritiene che lo stato di emergenza "vada rinnovato". A Repubblica dice: "La pandemia non è finita e bisogna continuare a contrastarla agendo con rapidità e con tutti i mezzi necessari. Sono sicuro che il governo prenderà la decisione più efficace e più coerente con lo stato di necessità". Servono "rapidità ed efficacia. Dal febbraio del 2020 la situazione è cambiata molte volte e nessuno ha la bussola in mano: però ci siamo mossi in modo coordinato e responsabile, sia le istituzioni che i cittadini. L’Italia è stata spesso considerata un Paese geniale, ma poco organizzato. Nella pandemia abbiamo dimostrato al mondo il contrario, venendo ora indicati come un riferimento per serietà, rigore, efficienza. E infatti l’economia cresce più e meglio che nel resto d’Europa. Sarei cauto ad abbandonare questa impostazione", conclude.

Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all'Università Cattolica e consulente del ministro Speranza, alla Stampa oggi dice che "dal punto di vista sanitario" lo stato di emergenza dovrebbe continuare: "L'inverno sarà durissimo e bisognerà prendere decisioni finalizzate al contenimento del virus. Penso a un'intensificazione del Super Green Pass con maggiori controlli. Non basta fare le norme, bisogna applicarle. Molti ristoranti non controllano gli accessi e a gennaio non ce lo potremo permettere". "Gennaio preoccupa molto", spiega, soprattutto per l'avanzata della variante Omicron che "potrebbe dare meno malattia, ma se fosse più contagiosa peggiorerebbe comunque la situazione. I primi dati sudafricani non sono indicativi. La chiarezza arriverà dalle rilevazioni inglesi, ma le prime notizie non sono confortanti".

Perché Draghi sta pensando di non rinnovare lo stato di emergenza

Secondo i rumors degli ultimi giorni Draghi sta seriamente pensando di non rinnovare lo strumento giuridico che già nella sua definizione è il simbolo di una condizione straordinaria. Alla scadenza dello stato di emergenza, il governo potrebbe varare una legge per spostare la struttura commissariale sotto la Protezione civile. Il commissario Figliuolo in tal modo sarebbe messo a capo del Comando operativo di vertice interforze per gestire le operazioni anti Covid. Di fatto la struttura creata all’inizio della pandemia rimarrebbe in piedi, ma verrebbe "normalizzata". Ci sono però alcuni nodi insoluti. Ad esempio, la Protezione civile può assorbire la struttura commissariale? Ha competenze adeguate e forze sufficienti per svolgere questo nuovo compito? Come integrare il comitato interforze con a capo Figliuolo? Ci sono dubbi di carattere giuridico: senza lo stato di emergenza si può continuare a usare il sistema delle Regioni in zona bianca, gialla, arancione e rossa? E il comitato tecnico scientifico (Cts), la cui esistenza è strettamente legata allo stato di emergenza, che fine farà? Tante domande. Non è stata presa la decisione definitiva, che sarà presa probabilmente entro venerdì. Il capo della Protezione civile Curcio è stato già allertato e si è riservato qualche giorno per studiare a fondo il dossier. Visto che i tempi sono particolarmente stretti, la proroga di un mese dello stato d’emergenza fino alla scadenza naturale del 31 gennaio 2022 è un'ipotesi realistica: una fase di transizione per impostare il superamento dello stato di emergenza.

L'ipotesi, trapelata negli ultimi giorni, di porre l'intera struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo sotto il dipartimento della Protezione Civile guidata da Fabrizio Curcio potrebbe però avere delle farraginosità non coerenti con i tempi di reazione necessari a mettere in campo le misure di contenimento del virus. E secondo i quotidiani oggi in edicola pare che all'interno dello stesso dipartimento della Protezione civile siano molto scettici sulle possibilità di ereditare capacità di intervento di questo tipo.

"Non è necessario" prorogare lo stato di emergenza secondo Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni. "Abbiamo la  possibilità di legiferare anche con decreti d'urgenza su temi specifici e su questo si può lavorare: se servono delle misure ad hoc, personale sanitario aggiuntivo con gli specializzandi o sostegni per le Rsa, possiamo prendere dei provvedimenti mirati svincolati dallo stato di emergenza". 

Draghi vorrebbe attendere prima di vedere dispiegati gli effetti della stretta del 6 dicembre, quando ha esordito il Super Green Pass. Teoricamente, spiegano alla Stampa fonti del ministero della Salute, servirebbero i tradizionali 15 giorni, come è finora avvenuto nel calcolo di virologi ed epidemiologi sulla curva. Dunque, una risposta potrebbe arrivare negli ultimi giorni prima di Natale, in condivisione con il Comitato tecnico scientifico. 

Le regioni in zona gialla il 20 dicembre e dove si rischia la zona arancione

In 8 regioni sale la percentuale di posti nelle terapie intensive occupati da parte di pazienti Covid: nella Provincia autonoma di Trento, dove arriva al 20%, nelle Marche (al 14%), nel Lazio (al 12%), in Piemonte e Umbria (all'8%), in Campania, Sicilia e Toscana (al 6%). E' quanto emerge dal monitoraggio quotidiano dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) che confronta i dati del 12 dicembre con quelli del giorno precedente. Il tasso di occupazione scende invece in Calabria all'11% e Liguria al 12% e Bolzano (19%) e Toscana (all'8%). Restano stabili oltre la soglia del 10% in Friuli (al 15%) e Veneto (13%).

Dopo il Friuli Venezia Giulia e l'Alto Adige, da oggi anche la Calabria abbandona la fascia bianca e ritrova qualche restrizione in più (soprattutto mascherine all'aperto ovunque). La Liguria ha superato di poco da ieri i parametri della zona gialla ma ci finirà realisticamente solo tra sette giorni. Possibile il passaggio in zona gialla il 20 dicembre anche per il Trentino. Rischiano il Veneto, le Marche e la Lombardia: saranno decisivi i dati da oggi a giovedì. 

Ricordiamo che si finisce in zona gialla, arancione o rossa quando si superano a livello regionale contemporaneamente tre parametri. Per la zona gialla incidenza oltre i 50 casi ogni centomila abitanti, 15 per cento di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ordinari, e 10 per cento di posti letto occupati nelle terapie intensive Covid. Per la zona arancione, incidenza superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 30 per cento di posti letto occupati nei reparti ordinari e 20 per cento nelle terapie intensive. Per la zona rossa, incidenza sempre superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 40 per cento di posti letto occupari nei reparti ordinari e 30 per cento nelle terapie intensive.

Il dato dell'incidenza è già a oggi ampiamente da zona arancione o rossa in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio Liguria, Lombardia, Marche, Trentino e Alto Adige, Piemonte, Valle d'Aosta e Veneto. Decisivi i posti letto dunque. Per ora sono tutte ampiamente sotto soglia.

"Il Lazio non passerà in zona gialla nel 2021"

Nessun cambio di colore per il Lazio che resterà bianco secondo l'assessore regionale alla sanità, Alessio D'Amato, che insieme ai tecnici analizza i dati del coronavirus sul territorio e dalle colonne del Corriere della Sera ribadisce: "Da qui a fine mese non ci sarà un cambio di colore: l'incidenza cresce, ma meno di prima. Il valore Rt è al di sotto della media nazionale. E poi il passaggio di fascia comporta solo una modifica a livello cromatico", dunque la Regione resterà in bianco. Del resto, come spiega lui stesso "tra bianco e giallo le differenze sono pochissime: l'uso obbligatorio delle mascherine all'aperto, ma in molti Comuni e nella stessa Roma è già disciplinato; e poi il divieto di essere più di 4 seduti a tavola al ristorante. Ma ad essere sincero già ora non vedo grandi tavolate". Lo ripete da mesi l'assessore "l'unico modo per sbarrare l'ingresso al virus e non farlo entrare è correre a chiudere la porta a 3 mandate, come 3 devono essere le dosi di vaccino a cui sottoporsi". Per D'Amato parlano i numeri e i dati: "siamo dentro una pandemia in cui il virus ha subito almeno sei mutazioni. Ma rispetto a 22 mesi fa, a parità di contagi, la differenza si vede in area medica dove oggi i pazienti sono 2.500 in meno, in terapia intensiva dove a fine 2020 erano 230 in più, e nei decessi: le vittime erano 50 di più. E questo è per effetto dei vaccini".

La zona arancione comporterebbe una distinzione netta tra la vita di chi ha il super green pass e quella di chi invece ha quello base o non lo ha. Per tutti i non vaccinati scatterebbero sostanzialmente le restrizioni della zona arancione, mentre le attività resterebbero tutte aperte per chi ha la certificazione verde rafforzata.

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Immagine da Twitter/Vittorio Nicoletta

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